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Aspetti psicologici e psicopatologici correlati all’endometriosi

L' endometriosi è una malattia infiammatoria che colpisce le donne e che può avere dei risvolti negativi sull'identità, sull'umore e sulla vita relazionale.

Di Guest, Alessia Zoppi

Pubblicato il 20 Apr. 2017

Aggiornato il 11 Mar. 2018 10:20

La complessità clinica-terapeutica dell’endometriosi non riguarda solo il trattamento dei suoi effetti sul sistema organico-corporeo, ma anche si riflette sulla componente psichica-soggettiva (Kennedy, 2005): l’endometriosi non è infatti solo una malattia che sovverte l’anatomia degli organi, ma si tratta soprattutto di qualcosa che colpisce l’identità femminile, in tutte le sue dimensioni: individuale, relazionale, sessuale e sociale.

Valentina Olivi, Alessia Zoppi 

 

Endometriosi: il quadro clinico

L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le donne prevalentemente in età riproduttiva, ed è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale fuori dall’utero, che creando infiammazione, può arrivare a compromettere il funzionamento degli organi coinvolti. Il quadro sintomatico si presenta come estremamente variabile ed eterogeneo, generalmente caratterizzato dalla presenza di: dismenorrea, dolori pelvici cronici, forti crampi durante il ciclo e/o l’ovulazione, rapporti sessuali dolorosi (dispareunia), disturbi a livello della vescica e dell’intestino e ipofertilità (Bulletti C., Coccia M.E., Battistoni S., Borini A., 2010).

Sintomi questi, che variano a seconda della localizzazione delle ghiandole endometriali. Nonostante la maggior parte delle donne affette presenti dismenorrea e dolore pelvico, si riscontrano casi in cui la malattia è quasi del tutto asintomatica, motivo per cui Valle e Sciarra (2003) parlano di “malattia enigmatica”, sostenendo una scarsa correlazione tra la fase della malattia e la qualità/gravità del dolore.

Quindi, sebbene l’endometriosi rientri tra le patologie benigne, possiede carattere progressivo ed è responsabile di una sintomatologia in molti casi dolorosa e invalidante (Pope C.J., Sharma V., Sharma S., Mazmanian D., 2015).

Nonostante la sua scoperta da quasi un centennio e la sua incidenza superiore al 10% della popolazione femminile in età fertile, si rivela essere una malattia poco conosciuta dal punto di vista eziopatogenetico, della ricorrenza dei sintomi, delle recidive (Ardenti R., 2014): aspetti questi che incidono negativamente sulle modalità diagnostiche e terapeutiche efficaci; l’approccio prevalente ad oggi utilizzato di trattamento della patologia è di tipo “contenitivo”, nella misura in cui ha lo scopo di rallentare e alleviare la patologia, in assenza di una cura definitiva (Bulletti C., Coccia M.E., Battistoni S., Borini A., 2010).

Gli aspetti psicologici associati all’ endometriosi

La complessità clinica-terapeutica dell’endometriosi non riguarda solo il trattamento dei suoi effetti sul sistema organico-corporeo, ma anche si riflette sulla componente psichica-soggettiva (Kennedy, 2005): l’endometriosi non è infatti solo una malattia che sovverte l’anatomia degli organi, ma si tratta soprattutto di qualcosa che colpisce l’identità femminile, in tutte le sue dimensioni: individuale, relazionale, sessuale e sociale (Geremia L., Ippolito R., Belluomo G., Cariola M., Vitale S.G., Cianci A., 2012).

Nonostante la limitatezza della ricerca in merito, gli studi esaminati sino ad ora dimostrano che la patologia incide negativamente sul funzionamento psicologico, in termini di benessere soggettivo, salute mentale e qualità di vita, poiché intacca diversi domini dell’equilibrio della donna: quello sessuale, quello di coppia, quello dell’identità di genere e quello della maternità (Ferrero S. et al., 2005 ; Caruso S. & Giuliani M., 2015 ; Geremia L. et al., 2012 ; Ferraro F., 1992 ; Righetti P.L. & Luisi S., 2007 ; Bulletti C. et al., 2010).

Questo ci porta a pensare che le donne affette da endometriosi siano maggiormente a rischio di sviluppare disturbi psicosociali e di natura psichiatrica, in prevalenza del tipo disturbi dell’umore (depressione maggiore e bipolarità), ansia, disturbi di adattamento, elevati livelli di stress cronico (Pope C.J. et al., 2015 ; Sepulcri R.D. et al., 2009).

Sembra infatti che le donne affette da endometriosi si presentino come più introverse e ansiose rispetto a coloro che sono affette da altre patologie ginecologiche (Low W.Y., Edelmann R.J., Sutton C., 1993),

A giocare un ruolo determinante in questo senso è il fenomeno del dolore cronico e ciclico che colpisce le pazienti sintomatiche: ricerche recenti mostrano come ad esempio la prevalenza della depressione è maggiore nelle donne affette da endometriosi con dolore pelvico cronico, rispetto alle donne che pur soffrendo di tale patologia, non presentano nessun sintomo doloroso (Pope C.J., Sharma V., Sharma S., Mazmanian D., 2015). Barnack e Chrisler (2007), confermando in merito a ciò che ad avere implicazioni specifiche per la salute mentale delle donne sono proprio i fattori legati al dolore provocato dall’endometriosi.

Il dolore pelvico cronico si dimostra quindi essere associato a conseguenze negative non solo fisiche, ma anche psicologiche e di conseguenza socio-relazionali, nella misura in cui la donna affetta da tale sintomo non può lavorare, non gode dei rapporti sessuali, delle situazioni sociali e anzi esperisce sbalzi d’umore e livelli moderati/gravi di depressione e ansia. Tali problematiche sono inoltre associate al lasso di tempo eccessivamente lungo che intercorre tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi. Per cui sintomi difficili da gestire e lunghe attese prima di ricevere una diagnosi portano le pazienti a sperimentare una condizione di dolore e sofferenza prolungata, che si rivela poi essere in parte responsabile dell’aumento dei livelli di stress, insoddisfazione sessuale e diminuita autostima: fattori questi che possono aumentare il rischio di complicazioni psichiatriche (Pope C.J., Sharma V., Sharma S., Mazmanian D., 2015).

In una direzione diversa, altri studi hanno cercato di dimostrare come queste pazienti presentino una maggiore sensibilità al dolore per l’instaurarsi di meccanismi di ipersensibilità centrale, riduzione della soglia del dolore e disturbi psicologici associati (Geremia L., Ippolito R., Belluomo G., Cariola M., Vitale S.G., Cianci A., 2012).

Alla luce degli studi presenti è possibile ipotizzare che la sofferenza corporea e i deficit organici associati alla patologia, cui fa seguito la problematica psicologica e socio-relazionale, determinino una rappresentazione psichica di sé carente e deficitaria. In queste patologie il deficit della rappresentazione di sè e del proprio corpo è consequenziale all’emersione della patologia, che in modo così assoluto va a incidere negativamente sulla vita della donna. Infatti i fattori che accentuano il disagio psicologico sono: l’iter diagnostico, la diagnosi di sterilità e l’iter terapeutico (Ardenti R., 2011 ; Sepulcri R.P. & Amaral V.F., 2009 ; Huntington & Gilmour, 2005 ; Denny E. & H.Mann C., 2007 ; Fourquet J. et al., 2010).

L’attuale conoscenza circa la correlazione tra endometriosi e disturbi psichici è limitata; appare però piuttosto chiaro che la rappresentazione deficitaria del sé che si rileva in queste pazienti è una conseguenza dei sintomi organici: il modo di percepire il proprio corpo, quindi se stesse, cambia in seguito alla sintomatologia, diversamente da come ad esempio accade in altri tipi di disturbi (DCA, dismorfismo corporeo, etc.), nei quali è possibile individuare una rappresentazione deficitaria di sé precedente allo sviluppo del sintomo psichico. I meccanismi difensivi messi in atto dalle pazienti affette da endometriosi sono finalizzati all’elaborazione dei vissuti di perdita e accettazione luttuosa e delle emozioni suscitate dalla malattia (vergogna, colpa, rabbia) (Ardenti R., 2014 ; Geremia L. et al., 2012 ; Denny E. & H.Mann C., 2008).

Per le sue importanti implicazioni e per la sua pervasività è possibile affermare che l’endometriosi è l’artefice di una ferita narcisistica che fa sentire la donna incompleta, inadeguata e colpevole, schiacciata da un profondo senso d’inferiorità (Ardenti R., 2011). Avendo a che fare in questi casi con un Io svuotato, impoverito, è comprensibile come tali vissuti conducano a reazioni di natura prevalentemente ansiosa e depressiva.

Non a caso in merito all’ampia costellazione di emozioni riscontrate in queste pazienti, emerge un senso di vuoto improvviso che si estende a macchia d’olio, coinvolgendo i punti nevralgici di un’esistenza sana ed equilibrata (Lorencatto et al., 2006).

Il forte impatto sulla qualità della vita viene messo in rilievo dalle stesse donne che ne sono affette, le quali dichiarano di soffrire di disturbi del sonno, di forti dolori che rendono i rapporti sessuali difficili o impossibili, con ripercussioni negative sul rapporto di coppia, esse inoltre riferiscono problemi sul lavoro e nella vita sociale, sperimentando vissuti di rabbia, depressione, frustrazione, ansia, nervosismo, affaticamento e sensazione di non essere aiutate (Alio L. & Maiorana A., 2006).

La sofferenza fisica e quella psichica finiscono per alimentarsi a vicenda, fino a fondersi, suggerendo una lettura circolare di questo meccanismo (Solano L., 2015); tale considerazione si rivela particolarmente appropriata in merito al ruolo del dolore pelvico cronico nell’aumentare il rischio di sviluppare sintomi di natura depressiva: se è vero infatti, che stati psicologici negativi possono aggravare la percezione di dolore cronico, è importante tenere in considerazione che la disfunzione psicologica può essere una conseguenza di esso (Blackburn-Munro G. & Blackburn-Munro R.E., 2001).

A fronte delle ricerche condotte dunque, per ora ansia e depressione costituiscono comuni condizioni di comorbilità nei casi di endometriosi (specie nelle donne infertili e con dolore pelvico cronico). Vi è tuttavia da considerare il fatto che a influenzare il benessere emotivo di tali donne siano anche altri fattori, che potrebbero mediare la relazione tra endometriosi e disturbi psichiatrici: in particolare ci si riferisce all’infertilità, all’isolamento sociale e alle difficoltà di relazione (Pope C.J., Sharma V., Sharma S., Mazmanian D., 2015).

Alla luce di quanto emerso dalle ricerche è evidente l’importanza di un lavoro di sostegno psicologico, nell’immediato, successivo alla diagnosi e a lungo termine, che possa prendere in carico il tema della accettazione della malattia, del dolore, della terapia farmacologica, della gestione relazionale e personale dei sintomi al fine di rendere possibile un processo di accettazione e revisione funzionale della vita dopo la malattia.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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