Si è svolta sabato 7 maggio 2016 l’ottava giornata cognitiva varesina, convegno annuale organizzato da Silvia Rinaldi e Adriana Pelliccia, dedicato ad argomenti clinici sempre stimolanti e intrigante.
Perché a Varese si incontrano psicoterapisti che, pur all’interno del paradigma cognitivo, portano diverse prospettive e orientamenti, a cominciare dal confronto tra anima costruttivista e razionalista del cognitivismo italiano.
Le giornate varesine seguono una loro vena d’imprevedibilità nella scelta del tema da dibattere, con trovate che risvegliano la curiosità dei partecipanti. Quest’anno il tema era il segreto, o meglio il fantasma del segreto. Il segreto in psicopatologia, sia cognitiva che non, una riflessione sugli episodi, gli eventi, ma anche gli affetti e i pensieri, insomma tutte le cose che sono tenute nascoste, che non sono condivise e non sono confidate.
E sono molte queste cose, in psicopatologia. In tutte le sofferenze legate ai traumi sessuali, per cominciare, il segreto la fa da padrone. Il segreto su episodi ambigui, non facili da decifrare, sia per l’età delle vittime che per la condotta subdola del perpetratore. Ma anche in late patologie emotive vi sono segreti. Nei disturbi alimentari, in cui il cibo non mangiato o vomitato viene nascosto. Nell’abuso di sostanze, in cui la dipendenza dalle droghe, dall’alcol o da altro è continuamente dissimulata. E così via. È un tema da psicologia familiare, sociale e sistemica, ma ha anche i suoi rivolti cognitivi.
La rosa dei relatori era molto ricca. Il primo ad affrontare il tema del segreto è stato Giorgio Rezzonico, che ha parlato via skype superando coraggiosamente alcuni ostacoli di salute che lo tormentano. Rezzonico, provocatorio all’interno di un programma che già voleva essere poco ortodosso, nella relazione ‘Il segreto dei segreti‘ ha finito per accennare anche agli aspetti positivi del segreto, della sua natura di segale che protegge lo spazio privato del sé, per usare una vecchia espressione di Masud Khan.
A Rezzonico ha risposto Christine Meier, che nella relazione ‘L’omaggio avvelenato‘ ha delineato una psicopatologia del segreto nelle relazioni, campo in cui la collega è molto preparata.
Dopo la Meier, Silvia Nanni ha parlato delle applicazioni in criminologia del tema del segreto. La sua relazione si chiamava ‘Il segreto e le immagini‘.
Patrizia Todisco ha portato la sua lunga esperienza nei disturbi alimentari per parlare dei segreti delle anoressiche e delle bulimiche, mentre Mario Redo ha esplorato il tema del segreto nell’adolescenza, altra età ricca di detti di non detti, altrettanto propizi per il segreto.
Una relazione istruttiva è stata quella di Pellai, che ha parlato del tema attuale della distruzione della privacy favorita dalle tecnologie social online. La casistica di Pellai è molto ricca e illuminante su come nei social ci si esponga a una patologia rovesciata del segreto, in cui tutto è confessato pubblicamente e ingenuamente. E al tempo stesso Pellai ha esplorato la faccia nascosta, in cui soprattutto i giovani si fanno adescare da individui che percorrono il web alla ricerca di vittime da affascinare, contando sul segreto per compiere i propri misfatti.
Il convegno è proseguito nel pomeriggio con una serie di plenarie brevi, aperta da Silvia Rinaldi, e poi con le presentazioni sul segreto nella terapia sensomotoria (Patti e Bazzana), il segreto nelle donne (Pulatti), nei bambini (Tomba), nella coppia (Dodet) e nelle corsie di ospedale (Trotti).