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La mindfulness coi pazienti affetti da fibromialgia – Mindfulness per fibromialgia

La mindfulness per fibromialgia ha effetti benefici coi pazienti affetti da fibromialgia in riducendo la ruminazione e le strategie di evitamento

Di Elena Cristina

Pubblicato il 15 Gen. 2016

Aggiornato il 24 Set. 2019 15:38

Mindfulness per fibromialgia: Il trattamento basato sulla mindfulness si rivela particolarmente utile in coloro che soffrono di fibromialgia, poiché consente di separare la risposta affettiva al dolore dalle ruminazioni sul dolore stesso e dal conseguente sviluppo di sintomi depressivi.

Elena Cristina, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MILANO

 

La fibromialgia è un disturbo da dolore cronico diffuso che colpisce sia i muscoli e le articolazioni sia il tessuto molle o fibroso, caratterizzato da fragilità, stanchezza e sonno non ristoratore. I criteri diagnostici dell’American College of Rheumatology includono dolore alla palpazione in particolari punti del corpo (tender points), disturbi del sonno, rigidità e tensione muscolare, disturbi cognitivi; sono comuni difficoltà di apprendimento e di memoria. E’ presente altresì una disregolazione del sistema neuroendocrino e la sua compromissione funzionale può talvolta essere assai profonda (Wolfe, 1990).
L’eziologia è tuttora sconosciuta sebbene molteplici fattori sono coinvolti nella sua insorgenza e sviluppo: fattori biologici, genetici e ambientali (Geoffroy et al., 2012).

Si stima che la fibromialgia abbia una prevalenza compresa tra l’1% e il 3% all’interno della popolazione americana, principalmente nel genere femminile, con un rapporto di 9:1 rispetto alla popolazione maschile. Sebbene non sempre evidente in tutti i pazienti, sono molto comuni anche sintomi depressivi, esacerbati dalla sintomatologia fisica. In circa il 18% delle persone con fibromialgia si rileva la presenza di depressione maggiore, con un tasso di prevalenza nel corso della vita tra il 58% e il 69%.

Il trattamento della fibromialgia è realizzato con antidepressivi, farmaci per il sonno e/o anti-infiammatori e analgesici.
Dal momento che molti dei trattamenti medico-farmacologici risultano inefficaci, i pazienti affetti da fibromialgia sperimentano spesso sentimenti di disperazione ed impotenza, aggravando ulteriormente la sintomatologia depressiva (Bennett,1996).

Le persone con fibromialgia soffrono alti livelli di distress e durante i loro episodi di crisi utilizzano in maniera massiccia i servizi sanitari, con notevole dispendio di risorse economiche (Penrod et al., 2004; Dobkin et al.,2003).
I sintomi psichiatrici possono esacerbare il dolore fisico e la compromissione del loro funzionamento generale, rappresentando gli aspetti più difficili da trattare della sindrome, ancor più dei meri disturbi fisici.
I risultati di differenti meta-analisi suggeriscono che l’optimum terapeutico prevede la combinazione di interventi medico-farmacologici, esercizio fisico ed interventi psicosociali; inoltre attestano che i più ampi miglioramenti si sono riscontrati in quei piani di trattamento che includono interventi di tipo non farmacologico (Rossy et al.,1999;Wigers et al. 1996; Redondo et al., 2004). Uno di questi è il programma MBSR, sviluppato originariamente da Jon Kabat-Zinn presso la Facoltà di Medicina dell’Università del Massachusetts.

Mindfulness

L’intervento Mindfulness-Based Stress Reduction o MBSR è stato sviluppato allo scopo di ridurre la sofferenza tra quei pazienti che soffrono di dolore cronico. Il programma MBSR utilizza delle tecniche e delle abilità di riduzione dello stress, tra le quali varie pratiche di meditazione formale, come la meditazione seduta, lo hatha yoga e una serie di altre tecniche con una focalizzazione sulla dimensione corporea, ad esempio il body scan. I partecipanti sono invitati a dirigere e a mantenere l’attenzione all’esperienza immediata, nel presente, assumendo un’attitudine interiore di apertura, accettazione, curiosità e compassione. Basato sulla tradizione di pratica meditativa buddista vipassana, il training MBSR incoraggia l’assunzione di una consapevolezza non giudicante nei confronti delle proprie esperienze, siano esse cognitive, emotive e somatiche, momento per momento. La posizione decentrata è considerata la chiave per scollegarsi dai propri schemi mentali, cognitivi e affettivi, per giungere ad un miglior adattamento e ridurre l’impatto negativo di pensieri ed emozioni, sensazioni associati al dolore cronico.

Gli effetti della partecipazione ad un programma MBSR sono stati esaminati in un’eterogeneità di condizioni cliniche, ad esempio, disturbi del comportamento alimentare, malattie cardiovascolari, dolore cronico, malattie oncologiche, dipendenze patologiche, depressione e prevenzione delle ricadute (Segal, 2002).
Sephton, Salmon e coll. (2007) hanno condotto uno studio RCT allo scopo di esaminare l’efficacia dell’intervento MBSR in un campione di 91 pazienti donne che soffrono di fibromialgia.
I due ricercatori hanno riscontrato che le loro partecipanti al trattamento MBSR hanno riportato una riduzione significativa della sintomatologia depressiva rispetto al trattamento tradizionale farmacologico sia relativamente ai sintomi cognitivi sia per i sintomi somatici.

A differenza di altre tecniche che promuovono il rilassamento, il training MBSR promuove l’auto-osservazione, l’accettazione, la compassione e la saggezza in risposta al dolore.
E’ stato osservato come l’accettazione è una variabile cognitiva che risulta particolarmente benefica in quei pazienti che soffrono di una malattia cronica e possiede una funzione adattativa a lungo termine per il benessere psicofisico. Una maggior accettazione del dolore è associata con una minor intensità percepita del dolore stesso, minori livelli di ansia e depressione, un’aumentata attività quotidiana e un ridotto utilizzo di medicinali.

Il trattamento Mindfulness per fibromialgia

Il trattamento basato sulla mindfulness si rivela particolarmente utile in coloro che soffrono di fibromialgia, poiché consente di separare la risposta affettiva al dolore dalle ruminazioni sul dolore stesso e dal conseguente sviluppo di sintomi depressivi.
La mindfulness rappresenterebbe dunque un moderatore che interviene sulla relazione tra l’intensità del dolore e la catastrofizzazione del dolore stesso, con importantissime implicazioni clinico-operative (Schütze et al., 2010).

Anche Delgado e Postigo (2013) hanno riscontrato l’efficacia di un intervento Mindfulness-Based Cognitive Therapy nel miglioramento della salute fisica, nel mantenimento a lungo termine del benessere psicofisico, nella riduzione della sintomatologia depressiva, nella riduzione del livello di disabilità e nell’incremento del livello di attività quotidiana. Diversamente dallo studio di Sephton e Salmon, non hanno rilevato differenze tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo nella variabile “intensità del dolore” prima e dopo il trattamento. Tuttavia i due autori suggeriscono che nella valutazione del dolore è importante non solo quantificare la variabile intensità ma anche il grado con cui i pazienti percepiscono lo stimolo doloroso come disagevole e avverso e in che misura sentono di poter fare buono uso di valide strategie di coping.
Già in un precedente studio è stata dimostrata l’esistenza di connessioni tra sintomi depressivi e l’attivazione di particolari aree cerebrali coinvolte nel processamento del dolore di tipo affettivo (dimensione valutativa-motivazionale) ma non in quello di tipo sensoriale (dimensione sensoriale-discriminativa) (Giesecke, Gracely, et al., 2005).

Coloro che partecipano ad un programma di mindfulness riportano altresì cambiamenti nella loro visione del mondo e della vita stessa, come più comprensibili, affrontabili e pieni di significato. La partecipazione al programma ha il potere di alterare la cornice entro la quale vengono letti gli eventi che accadono, specialmente quelli spiacevoli e difficili, giungendo ad una valutazione più neutra del dolore fisico e meno suscettibile di generare una risposta affettiva al dolore stesso.
Questi cambiamenti trovano espressione in un’alterazione della stessa funzionalità cerebrale nei soggetti meditanti. Così come dimostrato in un precedente studio di Davidson e Kabat-Zinn (2003), la partecipazione ad un programma MBSR correla con un incremento dell’attivazione dell’emisfero sinistro, un pattern che sta ad indicare una riduzione dell’impatto di affetti negativi, con conseguente aumento di affetti positivi. I risultati maggiori sono stati riscontrati in quei soggetti che hanno coltivato la pratica meditativa regolarmente, sia durante le 8 settimane di training, praticando ogni giorno per almeno 30-40 minuti, sia anche a seguito della conclusione del programma MBSR, con l’ausilio di materiale fornito dai conduttori (manuali e audio registrazioni). Ciò suggerisce l’importanza di considerare ulteriori variabili individuali, quali il grado di motivazione e determinazione nella gestione della propria malattia.

Mindfulness per fibromialgia: Conclusioni

In sostanza, il ricorso alle abilità di mindfulness per fibromialgia correla positivamente con la riduzione nell’utilizzo della ruminazione e di altre strategie di evitamento, tipiche delle persone che soffrono di fibromialgia e dolore cronico; una pratica continuativa di meditazione indebolisce la relazione tra l’intensità del dolore percepito e la sua catastrofizzazione, aumenta il sentimento di accettazione del dolore ed il senso di auto-efficacia nella sua gestione.

Sebbene si rendano necessari ulteriori studi che analizzino più dettagliatamente le differenti variabili in gioco (ad esempio il ruolo dell’attenzione, del supporto sociale, del contatto con i conduttori e con gli altri partecipanti) oltre che le specifiche componenti della mindfulness, sia l’intervento MBSR sia quello MBCT costituirebbero entrambi un promettente trattamento complementare, specialmente alla luce degli ancora attuali gap nella gestione medica di tale disturbo.
Un intervento di natura comportamentale orientato alla mindfulness, che ha come obiettivo la riduzione della sintomatologia depressiva, può indirettamente apportare benefici su molteplici aspetti, non solo fisici ma anche personali, familiari, sociali, lavorativi, migliorando notevolmente la qualità di vita di questi pazienti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bennet, R.M. (1996). Multidisciplinary group programs to treat fibromyalgia patients. Rheumatic Disease Clinics of North America, 22: 351-367.
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