Sara Palmieri – OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI
Durante il XIV Congresso Europeo di Psicologia (ECP), tenutosi a Milano dal 7 al 10 luglio scorso, sono stati presentati dei contributi relativi al concetto di timidezza.
Il primo contributo, del Prof. Bernardo Carducci, ha illustrato i tratti caratteristici della timidezza e le barriere personali, sociali, professionali che la timidezza può creare, insieme ad un’analisi qualitativa e ad una valutazione delle strategie che gli individui timidi usano per affrontare la loro timidezza.
La timidezza è definita come l’incapacità di rispondere in modo adeguato alle situazioni sociali; le persone timide hanno difficoltà ad incontrare altre persone ed avviare una conversazione con loro, a creare amicizie ed innamorarsi (Henderson, Zimbardo, Carducci, 2010).
Il primo passo, secondo il Prof. Carducci, è capire come si comporta una persona timida, quali strategie usa per affrontare la timidezza e quanto queste siano efficaci.
Ciò è utile in quanto molte delle strategie utilizzate sono disfunzionali e agiscono contro la timidezza stessa. Le principali strategie utilizzate sono: estroversione forzata, estroversione mentale (parlare della timidezza), estroversione educativa (ricercare informazioni sulla timidezza), estroversione liquida (bere per rilassarsi ed eliminare l’ansia), estroversione assistita (ricercare un aiuto professionale di uno psicologo o psicoterapeuta) (Carducci, 1999). Tutte le strategie citate, ad eccezione dell’ultima si rivelano disfunzionali.
Carducci afferma che la strategia migliore è quelle dell’intelligenza colloquiale, ossia la capacità di coinvolgere gli altri in una conversazione al fine di sviluppare una relazione sociale. Ciò è utile in quanto ogni tipo di relazione inizia con una conversazione e quindi è importante imparare come connettersi con gli altri, capacità che è deficitaria nelle persone timide.
Durante la presentazione sono state elencate le linee guida per i professionisti della salute mentale utili per affrontare la componente cognitiva, affettiva e le carenze comportamentali delle persone timide.
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Infatti, sulla scia della strategia dell’intelligenza colloquiale e del deficit nell’iniziare una conversazione, è stato presentato un approccio step-by-step utile ad iniziare e proseguire una conversazione e a connettersi con le altre persone (Carducci, 1999). Innanzitutto viene insegnato come iniziare una conversazione, come mantenerla, come coinvolgere altre persone in una conversazione avviata e infine come terminare con successo una conversazione creando opportunità future di contatto.
Il secondo contributo, frutto di una collaborazione tra il Prof. Bernardo Carducci e il team di ricerca di Studi Cognitivi guidato dal Dott. Ruggiero (Fiore F., Mansueto G, Palmieri S., Aceto N., Cattani R.), ha riguardato la valutazione delle differenze tra timidezza e ansia sociale, le componenti cognitive della timidezza e il ruolo della depressione e ruminazione nel rapporto tra timidezza e ansia sociale.
I dati mostrano come la timidezza e la fobia sociale siano costrutti diversi e che il rapporto tra la timidezza e la fobia sociale sarebbe mediato dalla depressione ma non dalla ruminazione.
Ciò avrebbe implicazioni in ambito clinico in termini di screening per la depressione nelle persone timide e la gestione della depressione, attraverso la CBT, al fine di poter eventualmente prevenire l’insorgenza di fobia sociale.
ARTICOLO CONSIGLIATO:
Cosa significa essere timidi? – Report dalla lezione con il Prof. Carducci
BIBLIOGRAFIA:
- Carducci, B.J. (1999). Pocket Guide to Making Successful Small Talk: How to Talk to Anyone Anytime Anywhere About Anything. Pocket Guide Pub.
- Henderson, L., Zimbardo, P., Carducci, B. (2010). Shyness. Corsini Encyclopedia of Psychology, 1-3.