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Il contenuto spaventoso dei programmi televisivi può facilitare la comparsa di disturbi internalizzanti nei bambini?

L'esposizione dei bambini ai programmi in tv con contenuti paurosi, ha un impatto sulle loro emozioni determinando, anche per mesi, stati di ansia e paura.

Di Alessia Gallucci

Pubblicato il 19 Giu. 2015

Aggiornato il 23 Mar. 2016 13:31

FLASH NEWS

L’esposizione dei bambini a programmi televisivi con contenuti paurosi, cioè contenuti che implicano situazioni in cui è presente una minaccia sociale, psichica o fisica reale o immaginaria, ha un impatto sulle emozioni dei più piccoli e può determinare la persistenza anche per mesi di stati di ansia e paura.

Le ricerche degli ultimi anni hanno messo in evidenza due dati significativi: il primo riguarda il fatto che i bambini trascorrono sempre più tempo di fronte ad uno schermo televisivo, addirittura il tempo stimato per i bambini inglesi dai 4 ai 9 anni è di quasi di 18 ore alla settimana, tempo che praticamente raddoppia per i bambini americani della stessa età; il secondo dato si riferisce all’evidenza che dalla metà del ’900 fino ad oggi i livelli di ansia e paura nei bambini sono decisamente aumentati, tanto che attualmente essi sembrano essere più elevati di quelli che si registravano negli anni ’50 per i pazienti psichiatrici.

Sembra che in parte tale aumento possa essere spiegato proprio dalla maggiore esposizione dei bambini a programmi televisivi con contenuti paurosi, cioè contenuti che implicano situazioni in cui è presente una minaccia sociale, psichica o fisica reale o immaginaria.

In particolare tale esposizione ha un impatto sulle emozioni dei più piccoli e può determinare la persistenza anche per mesi di stati di ansia e paura. Tuttavia questo effetto non è univoco, in quanto un’ampia percentuale di bambini (75%) non manifesta questo tipo di sintomatologia, per cui è possibile ipotizzare l’intervento di variabili individuali e contestuali.

Per quanto riguarda le prime sembra che ad avere un ruolo importante sia il livello di sviluppo delle capacità cognitive, infatti esso determina il modo che i bambini hanno di comprendere i messaggi della tv; ad esempio la ricerca ha evidenziato come nel tempo si riducano le reazioni di paura legate a contenuti fantastici e come invece aumentino quelle dovute a tematiche realistiche come guerre o attacchi terroristici, ciò accade perché i bambini più piccoli tendono ad interpretare ciò che vedono sulla base di aspetti percettivi e non soffermandosi sul significato.

Per quanto concerne le caratteristiche dei media, come in parte anticipato, nella primissima infanzia ad avere un impatto maggiore sono i programmi televisivi con contenuti di finzione, impatto che si riduce con il crescere dell’età per lasciare il posto a quello delle trasmissioni che trattano di fatti reali. Inoltre il miglioramento esponenziale della tecnologia ha fatto si che attualmente i programmi e i giochi per bambini, anche quando presentano contenuti fantastici, appaiono molto più realistici del passato e ciò ha determinato un aumento della violenza che essi trasmettono.

La maggior parte delle ricerche che ha affrontato queste tematiche si è concentrata sull’impatto che i programmi televisivi violenti hanno sullo sviluppo di tratti esternalizzanti come il disturbo della condotta e il comportamento antisociale; pochi studi invece hanno tentato di descrivere l’effetto che i contenuti paurosi della tv hanno nel determinare l’emergere di stati ansiosi e di terrore. Per questo motivo la presente meta-analisi ha cercato di stimare questo impatto con l’obiettivo di mettere in evidenza anche quali sono le variabili in grado di moderarlo e di dare ai genitori e a coloro che si occupano di programmare le trasmissioni televisive delle indicazioni più precise al riguardo.

A questo scopo nella meta-analisi sono state incluse 31 ricerche che hanno verificato l’effetto che i media hanno in particolare sui bambini più piccoli di 10 anni (questa età rappresenta una sorta di soglia per lo sviluppo delle capacità cognitive, infatti i bambini al di sotto dei 10 anni si concentrano maggiormente sulle caratteristiche percettive degli stimoli e per questo rispetto ai bambini più grandi sono più vulnerabili alle trasmissioni televisive con contenuti paurosi); non sono stati considerati gli studi che prendevano in esame giornali e/o internet in quanto le esperienze che quest’ultimi offrono sono del tutto diverse rispetto a quelle che si sperimentano d’avanti alla tv.

I risultati hanno mostrato che l’esposizione a programmi televisivi con contenuti paurosi è associata alla comparsa di disturbi internalizzanti come paura, ansia, depressione, difficoltà del sonno e sintomi caratteristici del disturbo da stress post traumatico e che tale affetto è del tutto paragonabile a quello che i contenuti violenti hanno nello sviluppo di tratti antisociali (tale corrispondenza può essere tuttavia spiegata anche dal fatto che i programmi televisivi paurosi spesso sono anche violenti). Inoltre sembra che la relazione sopradetta sia particolarmente vera per quei bambini caratterizzati da instabilità emotiva, tratti di ansia ed inibizione comportamentale, ma viene sottolineata la necessità di ulteriori ricerche che possano approfondire tali differenze individuali ed il peso che esse hanno nel determinare la risposta ai media.

Infine al contrario di altri studi e delle aspettative teoriche anche della presente meta-analisi, non sono state rilevate differenze tra i contenuti fantastici e quelli realistici negli effetti che i programmi televisivi hanno sui bambini e sui loro stati interni.

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