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American Sniper: un riflettore sul PTSD nei veterani di guerra – Cinema & Psicologia

La pellicola cinematografica mette in luce i sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress, molto frequente nei veterani di guerra - Recensione

Di Redazione

Pubblicato il 28 Gen. 2015

 Silvia Bagnulo

American Sniper (2015)

di Clint Eastwood

 

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Non si tratta soltanto di una trasposizione cinematografica delle sue azioni eroiche, ma viene messo in luce anche un aspetto meno popolare, di cui si parla ancora poco, e che riguarda la fase successiva alla conclusione di un conflitto o di un’esperienza bellica, il Disturbo Post-Traumatico da Stress, molto diffuso nei veterani di guerra.

 

Nei cinema italiani il nuovo anno è iniziato con l’uscita di American Sniper, film diretto da Clint Eastwood basato sull’omonima biografia del cecchino, divenuto leggenda, Chris Kyle, arruolato nei Navy SEAL, corpo speciale della marina militare americana.
Prese parte a quattro turni della guerra in Iraq, durante i quali si contraddistinse per le sue eccellenti prestazioni tali da fargli guadagnare gli appellativi “Leggenda” e “Il diavolo di Ramadi”, città dove trascorse gran parte della sua permanenza in Iraq.
Tuttavia non si tratta soltanto di una trasposizione cinematografica delle sue azioni eroiche, ma viene messo in luce anche un aspetto meno popolare, di cui si parla ancora poco, e che riguarda la fase successiva alla conclusione di un conflitto o di un’esperienza bellica, il Disturbo Post-Traumatico da Stress, molto diffuso nei veterani di guerra.
Nel film si vede come Kyle, tornato a casa, presenta disturbi del sonno e momenti della giornata in cui si isola, si assenta e rivive momenti del conflitto sotto forma di flashbacks. Talvolta intraprende azioni di difesa non necessarie, dovute ad un’interpretazione inadeguata della realtà e condizionata dall’esperienza in Iraq.

Tali sintomi sono caratteristici del Disturbo Post-traumatico da Stress che, come definito dal DSM IV-TR, è l’insieme di segni e di sintomi tipici che seguono l’esposizione ad un evento traumatico estremo. Presenta un’incidenza nella popolazione pari al 6,8%, che sale al 15% fino a toccare punte del 60% quando l’evento all’origine del disturbo è un conflitto bellico e per tale ragione denominato anche “nevrosi da guerra”.
Oltre ai sintomi accennati, Kyle presenta un’altra caratteristica tipica del DPTS nei veterani, ossia il senso di colpa per non essere riuscito a proteggere i compagni deceduti nel corso dei conflitti.
Nonostante le ingenti conseguenze, il protagonista riesce a lasciarsi alle spalle i lasciti di quello che ha vissuto, ritrova la gioia di vivere con la famiglia e i suoi figli e utilizza il suo talento per addestrare al tiro persone con gravi menomazioni fisiche e con gravi forme di DPTS, anche questa esperienza si rivelerà cruciale per il destino di Kyle.

La comunità scientifica ha posto attenzione alla problematica e diversi studi dimostrano la correlazione positiva tra l’aver preso parte ad un conflitto e il successivo manifestarsi della patologia.
È stato appurato che spesso si accompagna a comportamenti compulsivi, quali controllare che porte e finestre siano regolarmente chiuse 20-30 volte al giorno, verificare l’assenza di ordigni esplosivi sotto le auto ad ogni loro utilizzo, temere di essere spiati; frequenti sono anche i disturbi di ansia e l’incidenza del disturbo depressivo è del 37% in più rispetto alla popolazione generale.
Elementi che aggravano un quadro di per sé complesso.
American Sniper punta un riflettore sul tema e lo fa con accorgimenti cauti, ma facilmente rinvenibili agli occhi di un pubblico attento. Lascia intravedere come le conseguenze di un conflitto vanno purtroppo oltre il numero di vittime, le distruzioni del territorio e delle sue risorse, delle ricchezze culturali ed economiche, ma arrivano a dilaniare anche l’esistenza di chi ad una tale catastrofe è sopravvissuto e non riesce a staccarsi da momenti, attimi ed esperienze vissute, dal ricordo e dal senso di colpa e che non riuscendo a riprendere in mano le redini della propria vita, rivive metaforicamente quell’esperienza come il repeat della stessa scena di un film, appunto.

 

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