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Terapia cognitivo-comportamentale con le coppie e le famiglie – RECENSIONE

Terapia cognitivo-comportamentale con le coppie e le famiglie di Frank M. Dattilio è curato dalla dott.ssa Montano, direttrice dell’Istituto Beck.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 24 Lug. 2013

RECENSIONE DEL LIBRO

Terapia cognitivo-comportamentale con le coppie e le famiglie

di Frank M. Dattilio

 

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Terapia cognitivo comportamentale per le coppie e le famiglie - Frank M. D'AttilioTerapia cognitivo-comportamentale con le coppie e le famiglie di Frank M. Dattilio è curato, nell’edizione italiana, dalla dottoressa Montano, direttrice dell’Istituto Beck.

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In questo testo l’autore si propone di fornire agli psicoterapeuti, che si trovano a lavorare con le coppie o a dover gestire all’interno di un percorso di terapia individuale temi legati alla crisi di coppia, una serie di tecniche in origine utilizzate nella terapia cognitivo-comportamentale e adattate al percorso di coppia.

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Il manuale, integrando la CBT con i concetti chiave delle teorie neurobiologiche, sistemicho-relazionali, dell’attaccamento e della regolazione emozionale, guida passo per passo il terapeuta nel percorso con la coppia e la famiglia, facendo uso di molti esempi clinici, a cui è dedicato anche il capitolo finale del libro.

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Per chi abbia una formazione sistemica relazionale e conosca la letteratura sul lavoro con coppie e famiglie la sensazione è quella che il lavoro con la coppia descritto in questo volume sia in parte sovrapponibile a quello di un terapeuta sistemico relazionale. La ricostruzione dei propri modelli di relazione all’interno della famiglia di origine e della storia di attaccamento e di come questi impattino sul problema attuale della coppia è però solo una parte del lavoro, che si concentra poi, con modalità tipiche della CBT, sull’identificazione e la ristrutturazione di schemi, distorsioni cognitive e pensieri automatici che danno vita alle dinamiche relazionali problematiche per la coppia e la famiglia, con l’obiettivo di modificare le aspettative irrealistiche che ciascuno ha nei confronti degli altro/altri, correggere le interpretazioni errate che impediscono una corretta e funzionale comunicazione, diminuire le interazioni distruttive.

Per usare termini cari alla terapia cognitivo-comportamentale gli schemi (Beck et al. 1979), che le persone utilizzano come modelli sui quali elaborare le informazioni relative alle esperienze di vita, hanno anche una componente “familiare”, cioè rivelano come le persone all’interno della famiglia di origine hanno percepito le ripetute interazioni familiari nel corso degli anni.

Gli schemi familiari, credenze condivise sulla maggior parte degli eventi che accadono in famiglia, danno vita a gran parte delle interazioni familiari quotidiane, infatti le componenti cognitive, emotive e comportamentali degli schemi familiari di ciascuno sono in grado di elicitare risposte, spesso prevedibili, negli altri membri della famiglia.

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Gli schemi familiari, insieme a quelli sulla relazione di attaccamento con le figure significative dell’infanzia, fungono da modello di interpretazione e previsione delle realtà relazionali successive, influenzando la vita di coppia e le relazioni coni figli e stanno alla base di molte delle distorsioni nella percezione dell’altro.

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Gli schemi hanno anche una componente intergenerazionale, cioè si tramandano attraverso le generazioni con meccanismi di proiezione familiare boweniani, ben esplorati dal modello sistemico-relazionale. Gli schemi individuali e quelli familiari, centrali nei conflitto/disagio di coppia e familiare devono essere affrontati nelle fasi iniziali del trattamento, già nella fase di assestment. L’autore indica anche uno strumento ad hoc che guida il terapeuta in questa indagine, il Family of Origin Inventory di Richard Stuart.

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Il piano generale di trattamento prevede di aiutare la coppia a prendere consapevolezza di come il passato relazionale di ciascuno influenzi il presente – con l’assunzione di ruoli e lo strutturarsi di credenze e schemi cognitivi disfunzionali – distorcendo la percezione che si ha dell’altro e influenzando la comunicazione disfunzionale in coppia.

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Il passo successivo è aiutare i membri della coppia a prendere distanza dalle proprie credenze e ristrutturare i propri schemi; favorendo al contempo una ricontrattazione della relazione che comprenda una certa dose di accettazione dell’altro.

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Un capitolo è dedicato all’assessment in cui sono elencati, oltre all’uso del genogramma familiare, molti questionari utili a raccogliere informazioni sul funzionamento generale della coppia e della famiglia e che possono servire da traccia per l’approfondimento, nei colloqui successivi, di alcuni temi e dinamiche interpersonali salienti.

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Inoltre molte sottoscale forniscono un profilo nelle aree di forza e in quelle di debolezza all’interno delle relazioni. Nonostante la parte più consistente della valutazione avvenga all’inizio, la concettualizzazione del caso procede per il corso dell’intero trattamento. Nella parte del volume dedicata all’assesment vengono anche date indicazioni su alcune situazioni e alcuni elementi del sistema cui è necessario, fin dalla fase di valutazione iniziale, porre particolare attenzione: la richiesta di mantenere informazioni riservate, la presenza di segreti familiari, l’analisi dei confini, i meccanismi di triangolazione, l’assunzione di ruoli rigidi, la distribuzione del potere e del controllo all’interno della coppia o della famiglia.

L’osservazione diretta delle interazioni di coppia e familiari da parte del terapeuta è un elemento molto importante, perchè permette al terapeuta di cogliere il non verbale della comunicazione e di identificare i pattern di comunicazione più significativi che contribuiscono a mantenere il problema relazionale. Particolare attenzione viene data alle azioni costruttive e collaborative e a quelle distruttive, oppositive e manipolative. Una tecnica usata per osservare un interazione familiare strutturata è quella del problem solving familiare, che permette al terapeuta di osservare direttamente, ed eventualmente di intervenire, sulle difficoltà di comunicazione della coppia o della famiglia.
La motivazione al cambiamento è un altro degli elementi che deve essere testato fin dall’inizio del percorso, a questo scopo vengono assegnati dei compiti da svolgere a casa (homework): lo svolgimento di questi compiti è un buon indicatore della volontà dei pazienti di impegnarsi; inoltre il come questi compiti vengono svolti fornisce ulteriori informazioni sulle dinamiche di coppia e familiari.
Molta attenzione viene data alla comprensione di come i propri schemi, le distorsioni cognitive, le attribuzioni e le doverizzazioni influenzino i pensieri automatici.

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L’identificazione dei pensieri automatici e delle risposte emozionali e comportamentali, che fanno da sfondo ai temi relazionali problematici che la coppia porta in terapia, è uno dei passaggi fondamentali del protocollo di coppia del manuale; uno strumento ad hoc per usato per familiarizzare con questa pratica è il Dysfunctional Tought Record, una scheda di registrazione dei pensieri disfunzionali.

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Questo lavoro, che viene svolto sia in seduta che a casa, ha lo scopo di aumentare la consapevolezza di come le reciproche risposte emotive e comportamentali negative possano essere controllate, grazie all’identificazione dei pattern di pensieri che le elicitano. Ciascuno, insomma, dovrà assumersi maggiore responsabilità in merito alle proprie reazioni emotive e comportamenali nei confronti del partner. Segue il processo di disputing e ristrutturazione dei pensieri automatici grazie al quale la coppia inizia a mettere a fuoco le distorsioni nel proprio ragionamento e viene incoraggiata a considerare gli eventi relazionali da una prospettiva differente.

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Un ampia parte del volume è dedicata alle tecniche cognitivo comportamentali: oltre agli immancabili homework – che vanno dall’identificazione dei pensieri automatici, all’automonitoraggio degli stati interni tra una seduta e l’altra, alla programmazione di attività congiunte, alla lettura di testi specifici, fino videoregistrazione delle interazioni casalinghe – vale la pena citare il training di comunicazione, in cui i partners imparano ad esprimere pensieri ed emozioni e ad ascoltarsi reciprocamente, empatizzando e validando ciò che l’altro sente; questa tecnica aiuta a ridurre le distorsioni cognitive e a modulare l’espressione delle emozioni, migliorando le interazioni comportamentali problematiche; il problem solving congiunto; i contratti di scambio dei comportamenti
desiderati, in cui ciascuno viene incoraggiato a farsi avanti nei confronti degli altri; il training di assertività, in cui la coppia impara a riconoscere la differenza tra risposte assertive, passive e aggressive e come l’assertività favorisca interazioni più sane; gli interventi paradossali, generalmente efficaci nei casi di stallo e maggiore gravità e da usare solo dopo che il paziente ha appreso e utilizzato con successo le abilità di comunicazione e problem solving; l’inversione di ruolo, in cui, per facilitare il decentramento di ciascun membro della famiglia, ciascuno è incoraggiato, in un role playng, ad assumere la prospettiva dell’altro.
La parte finale del volume è dedicata a come affrontare i più comuni ostacoli terapeutici e situazioni particolari come il divorzio, la coppia omosessuale, le violenze domestiche, l’uso di sostanze, le relazioni extraconiugali.

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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