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Dalla Famiglia di Origine alla Scelta del Partner

La scelta del partner è il risultato di una mescolanza tra il mito e ricerca di soddisfacimento di bisogni più personali.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 14 Nov. 2012

Aggiornato il 29 Nov. 2018 10:29

 

Psicoterapia Sistemico-Relazionale: l’Approccio Trigenerazionale: Leggi la Monografia

Dalla Famiglia d'origine alla scelta del partner. - Immagine: © preto_perola - Fotolia.com

Dalla famiglia di origine alla scelta del partner: sistemi rigidi e potenziale evolutivo della coppia

Giorno per giorno, dalla nascita, i contesti in cui siamo inseriti, sia come attori che come spettatori, i contenuti delle interazioni, le modalità relazionali usate all’interno della famiglia modellano costantemente la nostra attività percettiva, imprimendo una direzione alla nostra attenzione selettiva.

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Mito e mandato familiare sono due concetti chiave di questo processo: il mito è un immagine idealizzata che funge da modello di interpretazione della realtà e ha una funzione prescrittiva in merito a i ruoli da ricoprire, i valori da perseguire, modalità di comportamento relazionale e le scelte da fare (tra cui la scelta del partner), definisce cioè il mandato familiare che ogni individuo è implicitamente chiamato a portare avanti (M Andolfi, 1987).

La scelta del partner è il risultato di una mescolanza tra il mito (con il suo relativo mandato) e ricerca di soddisfacimento di bisogni più personali; il prevalere dell’uno o dell’altro dipenderà dalla forza di ciascuno di questi elementi e dalla relazione che una persona ha con la sua famiglia di origine (C Angelo, 1999).

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Il mito serve quindi anche a connotare, a volte mistificandola, la qualità del legame con le persone importanti, crea cioè delle aspettative rispetto a come una relazione dovrà, o potrà, evolvere e prescrive i comportamenti possibili in accordo con queste aspettative.

L’attenzione selettiva indotta dalla storia familiare all’ambiente esterno, diretta a cogliere specifici elementi di interesse nell’aspetto o nel comportamento dell’altro, si accompagna a una disattenzione, altrettanto selettiva, per tutti quegli aspetti dell’altro che potrebbero rendere problematica la relazione o contrastare con il mandato familiare.
Quanto più il mito è articolato e ricco tanto più saranno le possibilità di sviluppo e scelta per i membri della famiglia; quando invece una componente tende a prevalere sulle altre questa avrà un peso nell’indirizzare la scelta in un’unica o in poche direzioni; questo elemento è in rapporto al grado di differenziazione raggiunto dall’individuo e alla sua capacità di elaborazione del mito stesso, cioè con il suo grado di autonomia e individuazione.

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Come già detto la costruzione di una nuovo legame inizia nel luogo e nel tempo della separazione dalla relazione precedente, per questo ricerchiamo, nel nuovo rapporto, sia qualcosa che ce la ricordi sia qualcosa che la differenzi; la ricerca di somiglianze e di differenze non è mai casuale ma dipende dalla forma dei legami passati, è vincolata ad essi. Infatti accanto a caratteristiche ripetitive (e rassicuranti) è importante che il rapporto si dimostri adattabile ad accogliere fantasie compensatorie idealizzate, o che faccia sperare di riprendere le fila di una storia interrotta prematuramente o che non ha dato le risposte di sicurezza desiderate. È proprio la presenza di questi elementi di somiglianza con il passato che permette l’elaborazione delle aree di dipendenza relative ai rapporti originari: tanto più la relazione è condizionata da questi elementi tanto più costringerà al confronto  con il problema originario, nel tentativo di risolverlo o trasformarlo.

 Per Weiss e Sampson (Weiss, 1993) la coazione a ripetere non rappresenta un arresto dello sviluppo, ma il tentativo, ripetuto e strategicamente inefficace, di trovare una via di uscita alle difficoltà relazionali incontrate: l‘altro viene testato (dalle aree più sicure fino a quelle più insicure e pericolose) per verificare la correttezza delle proprie aspettative negative e soprattutto per trovare una via di uscita all’impasse; la disconferma delle aspettative da parte dell’altro permette il superamento del test e, nel migliore dei casi, un passaggio evolutivo verso una forma di legame diversa dalle precedenti.

Quanto più un legame significativo sopravvive sulla base di bisogni in parte o del tutto insoddisfatti, tanto più tenderà a ripetersi immodificato nei confronti delle nuove figure di riferimento, diventando un elemento di forte unione tra i partner; questo conferisce rigidità al legame, in quanto l’altro acquista valore e importanza per il ruolo e la funzione che assolve rispetto a bisogni e aspettative da soddisfare.Infatti quanto più una relazione deve garantire quella protezione e sicurezza di base che è mancata all’interno delle relazioni originarie, tanto più forte è il legame di dipendenza che si sviluppa tra i partner, tanto maggiore è la minaccia percepita rispetto a qualunque situazione lo metta in discussione.

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La confusione dei confini generazionali all’interno della coppia stessa è un problema comune a molte coppie che arrivano in terapia; in questi casi la relazione di coppia somiglia più a una relazione genitore-figlio che a una relazione tra adulti alla pari. In questi casi la (presunta) immaturità di uno dei partner è compensata dall’assunzione del ruolo genitoriale da parte dell’altro partner (comunemente un figlio già genitorializzato all’interno della sua famiglia di origine). Una relazione così strutturata su ruoli e funzioni complementari e rigide può andare avanti a lungo senza che insorgano motivi di crisi. La nascita di un figlio però può far esplodere il problema, perchè richiede una ristrutturazione dei ruoli che sia funzionale all’accudimento del bambino e questo è in conflitto con la relazione di accudimento che già esiste tra i due partner.

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In altri casi la relazione di accudimento tra i partner è reciproca: ciascun partner cerca nell’altro ciò che pensa di non avere, dando vita a una relazione di mutuo soccorso e assistenza. L’unione è spesso molto salda, ma due metà incomplete non fanno una persona intera e il rapporto è chiaramente molto penalizzante sia per la crescita di coppia che per quella individuale. Alla nascita di un figlio può succedere che la ricerca di sicurezza, rimasta chiaramente inappagata a livello di coppia, venga proiettata sul figlio assegnandogli un ruolo genitoriale nei confronti della coppia.

 Il reciproco di questo tipo di relazione simmetrica è rappresentato dalla coppia in cui entrambi i partner sono figli genitorializzati: in questi casi la relazione e la vita di coppia si regge sull’imponente sistema di doverizzazioni che entrambi hanno eletto a sistema di valori, come conseguenza della posizione di funzionamento assunta all’interno delle rispettive famiglie di origine. Il sistema può andare in crisi nel confronto con le problematiche evolutive dei figli, in particolare nel periodo dello svincolo: l’eccessiva rigidità e l’adesione a modelli astratti di comportamento impedisce una funzionale sintonizzazione affettiva con i loro bisogni. (Berrini e Cambiaso, 2001)

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Altre coppie ancora arrivano al deterioramento del rapporto perchè non hanno saputo difendere lo spazio di coppia dalle invasioni delle rispettive famiglie di origine; a tal proposito è bene sottolineare che è sempre una dipendenza eccessiva dell’adulto e la sua incapacità a separarsi dalla famiglia di origine che ne facilita e permette l’”intrusione” nella vita della coppia. Spesso sono proprio i bambiniad essere usati come compenso affettivo nella relazione tra gli adulti e i loro genitori: piuttosto che assumere una posizione di confronto maturo con i genitori, i figli vengono dati in “ostaggio” ai nonni, mantenendo inalterata la dipendenza affettiva dei genitori alla famiglia di origine (Andolfi, 2006).

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In altri casi la dipendenza affettiva dell’adulto dalla sua famiglia di origine ha l’effetto di permettere “l’adozione” della coppia da parte di una delle due famiglia di origine dei partner: a monte c’è l’idea, da tutti condivisa, che la coppia si troppo immatura per farcela da sola; i motivi possono attribuiti alle difficoltà economiche o ai bisogni della terza generazione, in ogni caso il mancato svincolo degli adulti non permette alla coppia di costruire un confine funzionale alla strutturazione dell’alleanza di coppia.

A volte l’intensità del legame è data proprio dai contenuti problematici provenienti dalle precedenti relazioni e separarsi dal passato, facendo qualcosa di nuovo e diverso, può voler dire veder svuotare di significato il legame attuale. Questo elemento è spesso causa di drop-out delle terapie di coppia, ma anche di quelle individuali che vanno a lavorare i problemi relazionali del paziente. È però solo accettando questo rischio la relazione può evolvere, senza che nessuno debba rinunciare a parti vitali di sé per assolvere a ruoli e funzioni rigidi.

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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