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Curare le Ossessioni: Estasi di un Delitto (1955) – Recensione

"Estasi di un delitto" (1955) di Luis Bunuel è un intrigante viaggio nel mondo delle ossessioni e della fantasia, la fantasia di commettere omicidi.

Di Gianluca Frazzoni

Pubblicato il 08 Mag. 2013

Aggiornato il 15 Mag. 2013 10:44

 

– Recensione –

ESTASI DI UN DELITTO

di Luis Bunuel (1955)

Curare le Ossessioni: un Suggerimento dal Cinema

 

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Estasi di un Delitto - RecensioneIl film “Estasi di un delitto” (1955) del messicano Luis Bunuel è un intrigante viaggio nel mondo delle ossessioni e della fantasia, anzi di una fantasia in particolare, quella di commettere omicidi.

Il protagonista, prima bambino poi adulto all’interno della trama, è convinto di avere una vocazione omicida e si attribuisce la responsabilità della morte di numerose donne conosciute nel corso della vita, al punto da presentarsi davanti ad un commissario confessando i delitti.

Il corpo dell’opera è costituito dal flashback con cui Alessandro ripercorre la propria storia, le relazioni vissute e gli accadimenti che hanno condotto chi ha incrociato la sua strada ad incontrare una sorte tragica. La prima vittima è la sua balia, che dopo aver inventato una storia in cui attribuisce poteri malefici ad un carillon con cui Alessandro è impegnato a giocare, muore accidentalmente nel corso di una rivolta popolare.

Da quel momento il protagonista si persuade che il carillon determini una spirale di istinti violenti incontrollabili; le fantasie aggressive sembrano sistematicamente realizzarsi poiché le donne cui sono rivolte trovano la morte nei modi più diversi, mentre cercano di fuggire da Alessandro o poco dopo essersene separate. La deposizione si conclude con un nulla di fatto, Alessandro non è ovviamente incriminabile per gli omicidi che ha solo immaginato di compiere.

Estasi di un delitto” tratta con vena estrema e surreale il tema di come affrontare fantasie apparentemente inaccettabili, e per questa ragione rappresenta un interessante spunto di riflessione nell’approccio con le più comuni problematiche ossessive.

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Abbiamo davvero il potere di provocare ciò che immaginiamo oppure, più semplicemente, le cose accadono e dobbiamo gestirne le conseguenze? Un soggetto perseguitato dal dubbio di poter fare del male agli altri si troverebbe in grave difficoltà se le sue fantasie si traducessero in eventi reali a causa di trame accidentali, come avviene in “Estasi di un delitto“. Avrebbe la conferma di ciò che temeva.

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Tuttavia la nostra esperienza concreta è molto diversa; da un lato le probabilità che una situazione catastrofica si verifichi sono estremamente basse, dall’altro il tentativo della nostra mente di prevedere gli eventi per potersi meglio adattare ad essi si scontra con l’impossibilità di eliminare l’incertezza, l’imprevedibilità.

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Su questo punto i pensieri ossessivi si trovano davanti alla scelta più importante: posso rinunciare al controllo e ai rituali accettando che esista una remota possibilità che l’evento temuto si verifichi, e dicendomi che quella possibilità non è comunque legata alle mie azioni?

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Il contenuto delle paure più grandi – la malattia di una persona cara, un incidente in cui possiamo rimanere coinvolti – può tradursi in realtà ma non perché lo abbiamo immaginato, può prendere forma ma non come esito della nostra negligenza nel prevenirlo.

Il sentimento di responsabilità, così presente nelle credenze dei pazienti ossessivi, può ridursi attraverso il contatto con le proprie fantasie e allenandosi a immaginare qualunque genere di scenario, per poi verificare e percepire che quell’attività mentale non ha alcun potere deterministico.

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 Ispirandoci all’idea narrativa di “Estasi di un delitto“, la fantasia più catastrofica rimane nulla più di una fantasia, al pari di ogni altro esercizio di immaginazione che venga invece vissuto come più accettabile. Siamo tutti capaci di fare del male quando lasciamo scorrere liberamente i nostri pensieri angosciati, ma solo passando all’azione diventiamo colpevoli. Tra il pensiero e l’azione esiste la volontà, confine solido e strutturato che ci permette di orientare la nostra esperienza.

 

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