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“ Un segno invisibile e mio ” di Aimee Bender – Recensione

“ Un segno invisibile e mio ”, offre la possibilità di viaggiare accanto alla sua protagonista, attraverso il groviglio interiore

Di Camilla Marzocchi

Pubblicato il 11 Gen. 2013

Recensione

“ Un segno invisibile e mio ”

Aimee Bender, 2011

 

Un-Segno-Invisibile-e-Mio-Beat, 2011
Un-Segno-Invisibile-e-Mio-Beat, 2011

 

Pubblicato nel 2001, questo romanzo di Aimee Bender offre la possibilità di viaggiare accanto alla sua protagonista, attraverso il groviglio interiore e personalissimo che la affanna e che lentamente riesce a sciogliersi quando finalmente incontra …la vita!

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Mona Gray è una bambina silenziosa, tenera, ottimista, fiduciosa nel mondo, grande osservatrice e molto molto responsabile! L’improvvisa e sconosciuta malattia che ‘ingrigisce’ il papà, la renderà tuttavia immobile e spenta, in cerca di una soluzione per salvare gli altri, il papà, se stessa.

Inizia a vivere in un mondo fatto di pensieri catastrofici che ci fanno da subito appassionare al suo bisogno di attenzioni, cure e spiegazioni sulle cose del mondo. Si affida così ai numeri, creando un sistema di credenze perfetto per risolvere ogni suo dubbio: numeri per strada, sui libri, sulle case..diventano la bussola che le permette di prevedere tutto.

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Pubblicato nel 2001, questo romanzo di Aimee Bender offre la possibilità di viaggiare accanto alla sua protagonista, attraverso il groviglio interiore e personalissimo che la affanna e che lentamente riesce a sciogliersi quando finalmente incontra …la vita!

Il disputing delle idee ossessive e delle compulsioni. - Immagine: © fotocomo - Fotolia.com
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Durante tutto il racconto, ci muoviamo con Mona attraverso un mondo grigio e in cui l’atmosfera si fa a tratti tetra e carica di angoscia. Vien quasi voglia di “ticchettare” le dita sul libro, proprio come fa lei per annullare le paure che la assalgono!

Tra le molte letture possibili di questo romanzo, risulta interessante ovviamente quella psicologica.

Il quadro familiare freddo e anaffettivo, sembra aver creato nella piccola Mona una crescente paura verso tutto ciò che è emotivo, caldo, colorato. Le emozioni somigliano a mostri, terribili e fuori controllo. Manca nella protagonista un vero e proprio vocabolario delle emozioni, la capacità cioè di descriverle, esprimerle e raccontarle. La personalità di Mona è naif, bizzarra, a tratti crudele, ma è immediatamente facile leggere tra le righe le buone intenzioni celate dietro i suoi impiegabili (e a tratti inquietanti!) gesti quotidiani.

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Il modo in cui esplora il mondo è caratterizzato da paura e diffidenza, premonizioni catastrofiche e tentativi di contrastarle. La distanza dagli altri è necessaria e salvifica, ma estremamente dolorosa. Un senso di esclusione e di non appartenenza dominano nelle relazioni.

Ecco che si evidenzia in modo chiaro la parte più “sofferente” di Mona e contemporaneamente più “disturbante” per gli altri attori del romanzo: i pensieri catastrofici sul mondo (ossessioni e pensieri intrusivi di colpa) vengono annullati da rituali magici fatti di numeri e gesti ripetuti (compulsioni) e i suoi strani comportamenti allontanano e spaventano le persone che ha intorno.  

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Sebbene strani, questi comportamenti le permettono tuttavia di mettersi al sicuro, di sollevarsi dalla responsabilità che la insegue instancabile….Almeno finché il desiderio di una vita più colorata non inizia farsi pressante.

Il romanzo fa sperimentare molto da vicino questa parte sofferente e dolorosa di Mona con incredibile delicatezza e dettaglio. Può davvero insegnare, a chi vive vicino a qualcuno che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, ad andare oltre i faticosi comportamenti quotidiani per assumere un punto di vista più interno, più vicino alla sofferenza che li provoca.

Ad Aimee Bender il merito di essere riuscita a descrivere in modo così sottile e dinamico i pensieri di una mente apparentemente “congelata”, attraverso uno stile di scrittura efficace, rapido e sorprendentemente acuto.

Buona lettura!

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