Report del Congresso:
Quale musicoterapia nella salute mentale?
23 novembre 2012, Padova
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di Gaspare Palmieri e Cristian Grassilli
Abbiamo avuto il privilegio di essere stati invitati come relatori e musicanti a questo bel congresso che si è tenuto nella suggestiva Sala delle Edicole di Padova. Il congresso è stato organizzato dallo psichiatra Mario degli Stefani e dalla consulente in musicoterapia Manuela Guadagnini, entrambi del 2° Servizio di Psichiatria dell’USSL 16 di Padova e dal Prof. Biasutti dell’Università di Padova.
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Già la domanda espressa nel titolo nel convegno è indubbiamente stimolante, in quanto forse più che di musicoterapia si potrebbe parlare di musicoterapie che vengono proposte nelle varie realtà cliniche. Anche il fatto che la figura del musicoterapeuta non sia ancora riconosciuta a livello istituzionale pone non pochi problemi per quanto riguarda la validità dei trattamenti musicoterapici e soprattutto le indicazioni precise per gli stessi, a seconda dei disturbi e della tipologia di utenti.
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Ha aperto il convegno lo psicanalista Dr. Shön, presentando una relazione dal titolo veramente intrigante e con sapore aforistico “A tempo giusto. A tempo, giusto?” , che purtroppo abbiamo mancato per un soffio a causa della nostra sindrome da ritardo cronico (da musicanti). In compenso abbiamo avuto occasione di apprezzare l’eloquenza psicodinamica del Dr. Shön durante il dibattito.
Successivamente è stato il turno della voce accademica del Prof. Biasutti, Associato al dipartimento FISPPA dell’Università di Padova e autore di alcune pubblicazioni interessantissime sulla psicologia della musica (Seddon e Biasutti, 2009; Biasutti e Frezza, 2009; Biasutti, 2012), che ha illustrato le strategie per la ricerca in musicoterapia. Il tema della ricerca e delle prove di evidenza in musicoterapia è assolutamente cruciale e, come per le altre artiterapie, gli studi in questo ambito sono spesso difficili da realizzare, ma sarebbero utilissimi per definire calibrare al meglio questi tipi di trattamento.
In passato l’attenzione si era soffermata maggiormente su elementi quali rendere noti gli effetti della musica sugli esseri umani e lo studio dei principi percettivi e discriminativi della musica e dei suoni, e più recentemente è emersa la necessità di ampliare lo studio verso elementi più marcatamente di verifica delle metodologie e delle tecniche impiegate.
Biasutti ha illustrato alcuni articoli usciti sulle principali riviste del settore, come ad esempio il Journal of Music Therapy, mostrando come negli studi di musicoterapia si faccia riferimento più a orientamenti psicologici che a teorie musicali. Gli orientamenti teorici influenzano gli obiettivi, le procedure di accertamento, le dinamiche di intervento, il processo del trattamento e la valutazione.
La musica è perlopiù considerata come un tramite per lo sviluppo di abilità esterne alla musica stessa, per attivare processi o capacità quali: competenze sociali, relazionali, sblocco di dinamiche interiori.
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Le ipotesi terapeutiche coinvolgono la riduzione dello stress, della paura, dell’ansia, del dolore cronico, l’aumento dell’umore positivo, lo sviluppo di funzioni cognitive, abilità comunicative, abilità relazionali.
E’ stato evidenziato come il 65.95% degli studi pubblicati siano statisticamente significativi a favore dell’utilizzo della MT.
Oggi il momento pare maturo per lo sviluppo di ricerche di verifica dell’efficacia della musicoterapia e per il confronto per affinamento delle diverse tecniche per stabilire quelle più funzionali.
Il Dr. Verlato, Assessore alle politiche sociali di Padova, dopo aver fatto riferimento all’esperienza neozelandese di Christchurch dove la filodiffusione per la città della musica di Mozart ha ridotto di molto i tassi di criminalità, ha mostrato il Progetto Meeteen. L’iniziativa consiste nella promozione di attività extrascolastiche strutturate, tra cui la musica e il volontariato, per prevenire il disagio giovanile.
L’intervento della musicoterapista Laura Gamba, che lavora presso l’Azienda Ospedaliera di Cremona (Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Psichiatria, Cure palliative e Hospice) ha portato l’attenzione della platea su una serie interessanti dati di fatto e riflessioni: innanzitutto sottolineando che in Italia non esiste un profilo professionale definito per il musicoterapista e nemmeno linee guida e protocolli codificati per l’intervento, come strumenti di valutazione standardizzati; ha ricordato, inoltre, l’importanza per il musicoterapista di costruire e verificare giorno per giorno strumenti operativi a partire dalla pratica clinica e dal confronto e dalla collaborazione con altre figure presenti all’interno del servizio (medico, psicologo, logopedista, fisioterapista, neuropsicomotricista, educatore, tecnico della riabilitazione psichiatrica, assistente sociale, assistente sanitario, infermiere) entrando così a pieno titolo all’interno dell’equipe multiprofessionale in funzione della costruzione e della verifica del progetto riabilitativo e terapeutico individuale.
La tecnica musicoterapica si va così declinando all’interno dei diversi ambiti di intervento e si diversifica e si specializza con riferimento alle diverse curvature del profilo diagnostico;l’invio da parte del medico può essere finalizzato sia al trattamento – una volta definito l’obiettivo dell’intervento all’interno del progetto riabilitativo e terapeutico – sia alla valutazione in vista di una definizione o ridefinizione del profilo diagnostico.
La sua relazione è stata esplicativa, chiara e utile: ha condiviso con la platea la griglia di osservazione che utilizza in seduta che si articola in comportamenti che rientrano in 8 macrocategorie: motricità, relazione, consapevolezza delle proprie emozioni, funzioni cognitive, linguaggio, pensiero simbolico, l’utilizzo degli strumenti e l’ascolto. Per ognuno di questi temi ha costruito diversi item (ad esempiio per l’utilizzo degli strumenti “predilige strumenti piccoli“) e una scala da 0 a 4 da compilare a fine seduta. Il libro Musicoterapia per crescere (Carocci, 2012), del quale è autrice, offre un interessante spunto per l’utilizzo di strumenti di osservazione in seduta.
Infine ha raccontato dell’utilizzo del “letto sonoro” con bimbi che soffrono di paralisi cerebrale infantile: il letto sonoro che utilizza è costituito da un piano di legno sul quale si pone il soggetto e strumento è munito di un’arpa sottostante con due corde: un do # e un sol #. Il suono fondamentale agisce a livello acustico, quindi percepito dall’orecchio ed elaborato dalla psiche, mentre gli armonici (vibrazioni secondarie) agiscono su tutto il corpo; ciò avviene per la legge della risonanza, che consiste nella possibilità di porsi in vibrazione solo grazie all’investimento delle onde sonore, prodotte da un’altra fonte, che fa vibrare il corpo umano, della stessa frequenza naturale del corpo vibrante. Serve per creare stimolazioni sensoriali e a indurre, verificare uno stato di rilassamento nel soggetto, osservando una diminuzione della rigidità del tono muscolare.
Gli interventi sono stati inframmezzati da esperienze musicali proposte dalla Dr.ssa Guadagnini, che hanno coinvolto tutti i partecipanti al congresso (guarda il video qui sotto).
Il pomeriggio è stato scandito da brevi ma interessantissime testimonianze di diversi operatori che utilizzano la musica nei propri contesti clinici.
Lo psichiatra padovano dr. Da Re ha presentato un’esperienza di un gruppo di ascolto a orientamento psicodinamico nell’ambito di un Day Hospital per pazienti subacuti.
L’educatrice professionale e musicoterapista Simonetta Benetton ha presentato l’utilizzo della musicoterapia come strumento di comunicazione, integrazione e riabilitazione per i pazienti psichiatrici nell’ambito del Centro Diurno di Campodarsego (PD).
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La psicologa e musicista Cristina Roveran ha illustrato l’esperienza del gruppo Collincanto, nato sempre nell’ambito della riabilitazione psichiatrica padovana, che è composto da una sezione corale e una strumentale per un totale di circa 25 elementi. Collincanto non è un coro ma un gruppo musicale-laboratoriale; sceglie in maniera “corale” i brani da mettere a repertorio facendosi guidare esclusivamente delle emozioni suscitate e dai ricordi e vissuti che ogni singola canzone muove dentro ciascun componente del gruppo.
La psicologa Dr.ssa Crivellin ha invece presentato l’esperienza di canto corale con il gruppo Armonicamente, che si è esibito in diversi contesti e rassegne, soprattutto legate al mondo del sociale.
Molto interessante anche l’esperienza presentata dalla psicologa Dr.ssa Costantini, che ha mostrato un videoclip musicale interamente girato da utenti di un centro diurno veneziano, con protagonisti gli stessi utenti che cantano una canzone da loro composta.
Last but not least, noi psicantrici abbiamo suonato quattro canzoni della Psicantria in un silenzio irreale e congressuale e abbiamo presentato l’esperienza della psichiatric band Solarium della Residenza psichiatrica Il Borgo e il gruppo di ascolto di canzoni d’autore presso un reparto dell’Ospedale Privato Villa Igea.
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BIBLIOGRAFIA:
- Biasutti M. (2012). Group music composing strategies: A case study within a rock band, British Journal of Music Education, 29 (3), 1-15.
- Biasutti M., Frezza L. (2009). The dimensions of music improvisation. Creativity Research Journal, 21 (2/3), 232-242
- Gamba L. Musicoterapia per crescere. Percorsi riabilitativi dall’infanzia all’adolescenza. Carocci, 2012
- Seddon, F.A. & Biasutti, M. (2009). Participant approaches to and reflections on learning to play a 12-bar blues in an asynchronous e-learning environment, International Journal of Music Education. 27 (3), 189-203.