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Dolore Cronico: Come lo Possiamo Affrontare e Gestire?

Vedere il dolore non più come incompatibile con una buona qualità di vita aiuterà il paziente a ridurre l’angoscia e la negatività.

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 24 Ott. 2012

Aggiornato il 23 Mag. 2016 11:38

 

Dolore Cronico: Come lo Possiamo Affrontare e Gestire?. - Immagine:© olly - Fotolia.comSi può arrivare a vedere il dolore non più come incompatibile con una buona qualità di vita. Questo aiuterà il paziente a ridurre l’angoscia del dolore e la negatività ad esso associata.

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Non è semplice definire il dolore poiché si tratta di qualcosa che non possiamo né toccare né vedere. Si tratta di un’esperienza soggettiva che costituisce la base della nostra sopravvivenza. Il dolore non è semplicemente una risposta ben definita ad uno stimolo fisico registrato dal sistema nervoso centrale che ha come conseguenza una sensazione spiacevole. Lo stimolo nocicettivo si trasmette nel midollo spinale e nel cervello, ma il segnale non arriva ad un unico e specifico centro del dolore. Le informazioni infatti, si diramano a varie aree del cervello preposte a interpretazione, valutazione ed emozioni. Le cose perciò sono complesse poiché le passate esperienze di dolore, le paure a esso attribuite, la percezione di riuscire a farvi fronte, il sostegno sociale e molti altri fattori, determinano in maniera sconcertante il modo in cui il dolore viene vissuto e la nostra reazione. 

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Il dolore cronico è una condizione che persiste per 3 mesi o più, oltre il tempo necessario alla normale guarigione. Le principali patologie che possono comportare dolore cronico comprendono: nevriti periferiche (nervo trigemino, nervo pudendo ecc), lombosciatalgie, amputazioni degli arti, emicrania e patologie oncologiche.  Non più utile, tale dolore non fa altro che interferire con le attività quotidiane e con la vita in generale (Turk e Winter, 2006). Il dolore cronico è di norma costante, tuttavia può anche essere episodico o ricorrente, come nel mal di testa. La sua intensità può variare notevolmente ed essere influenzata da fattori fisici, ambientali, sociali e psicologici.

Schiena dritta! Come la Postura (nostra e degli altri) influenza la soglia del dolore. - Immagine: © Nelli Shuyskaya - Fotolia.com
Schiena dritta! Come la Postura (nostra e degli altri) influenza la soglia del dolore

Cercare di risolvere il problema del dolore cronico qualche volta non rappresenta una soluzione, bensì un problema in sé. Al contrario, recentemente gli esperti suggeriscono che insegnare a convivere con il dolore e a migliorare la qualità di vita nonostante il dolore, rappresenti il miglior approccio per aiutare le persone a vivere una vita felice. L’obiettivo, quindi, è quello di trasmettere ai pazienti migliori strategie adattive per la gestione del dolore. L’esito dei trattamenti di doloro cronico dipende dal grado di impegno profuso.

Ecco alcuni dei motivi di successo:

– Disponibilità ad accantonare rabbia e diffidenza

– Coinvolgimento attivo nel programma di trattamento

– Non affidarsi esclusivamente alla scomparsa del dolore come indice di successo terapeutico

– Disponibilità a prendere in considerazione una gestione comportamentale e psicologica del dolore

– Attivazione di passi per ridurre la paura del dolore e le sue conseguenze, affrontando convinzioni non produttive.

Associato al concetto di dolore traviamo quello di disabilità, essa indica il grado in cui non siamo più capaci di svolgere quello che prima facevamo. La disabilità è in parte collegata alla causa fisica del dolore, tuttavia ciò che possiamo o non possiamo fare è anche legato al nostro timore di ferirci nuovamente o di essere resi inabili dal dolore.

Ecco infatti alcuni dei fattori più frequentemente associati al livello di disabilità:paura del dolore o di farsi male nuovamente, stanchezza, causa fisica del dolore, effetti avversi dei farmaci, influenza degli altri e indisponibilità del posto di lavoro a venire incontro alle limitazioni fisiche.

Dal momento però che disabilità e sofferenza sono solo parzialmente collegate agli aspetti fisici del dolore, possono essere modificate anche se quest’ultimo persiste.

La sofferenza diminuisce cambiando il punto di vista sulle minacce associate al dolore. Strettamente legata al senso di minaccia è la sensazione di vulnerabilità: quando crediamo di non poter combattere il nostro dolore soffriamo di più, perché non riusciamo ad immaginare una positiva convivenza. Al contrario, quando abbiamo fiducia e sappiamo di poter contrastare i vari problemi che possono insorgere, il senso di minaccia diminuisce, e ciò riduce la vulnerabilità e la sofferenza. La depressione può essere una conseguenza del dolore cronico ed aggrava la sofferenza poiché acuisce il senso di vulnerabilità e alimenta la convinzione che le cose andranno inevitabilmente male. 

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Chi soffre di dolore cronico riferisce problemi di ansia e tende ad essere più timoroso rispetto alla popolazione generale (Craig 1994). La maggior parte degli studi mette in evidenza che quando le persone sono in preda al dolore evitano qualsiasi cosa che, a loro parere, le metterà in pericolo. Nel dolore acuto un certo evitamento è utile perché favorisce la guarigione, tuttavia nel dolore cronico esso rischia di rafforzare l’idea di possibile danno, andando ad alimentare un circolo vizioso. 

Diversi studi hanno evidenziato come la paura del dolore possa effettivamente contribuire ad alimentare il dolore nel tempo (Asmundson 1999) perciò è molto importante che la persona con dolore cronico venga guidata nel ridurre il senso di minaccia associato al dolore, affrontando gradualmente ciò che la mette a disagio. Questo non significa ignorare il dolore come se esso non esistesse, ma affrontare le attività che possono aumentare il dolore, facendolo però in modo che non vi siano riacutizzazioni. In questo modo si acquisisce un maggior senso di controllo personale, evitando di rafforzare la paura del dolore e le sue conseguenze. Si può in tal modo arrivare a vedere il dolore non più come incompatibile con una buona qualità di vita. Questo aiuterà il paziente a ridurre l’angoscia del dolore e la negatività ad esso associata.

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