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The lobster (2015) di Yorgos Lanthimos – Recensione del film

Nel futuro essere single, oltre una certa età, non sarà più consentito. E se non si trova un partner? Si viene trasformati in un animale a propria scelta.

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 13 Nov. 2015

Aggiornato il 15 Nov. 2015 12:31

Annalisa Bertuzzi

Nel prossimo futuro, essere single non sarà più consentito, non oltre una certa età. Un single è di peso alla società. E se non si trova un partner in 45 giorni? Si viene trasformati in un animale a propria scelta.

Il matrimonio di David è giunto al capolinea: la moglie decide di lasciarlo perché non lo ama più. Si prospetta, quindi, una vita da single. O forse no.

Perché, nel prossimo futuro, essere single non sarà più consentito, non oltre una certa età. Un single è di peso alla società. E se il partner non c’è? Bisogna trovarlo. Come? Si viene deportati, pardon, condotti in un albergo, sottoposti a questionari, schedati e caldamente invitati ad individuare una metà compatibile in 45 giorni di tempo. Altrimenti? Altrimenti si viene trasformati in un animale a propria scelta: così si potrà essere nuovamente utili e si avrà anche, almeno in forma animale, un’altra chance di trovare un partner.

David, in caso di insuccesso, decide di diventare un’aragosta, la ‘Lobster‘ del titolo, perché ama il mare e perché l’aragosta ha sangue blu, dice a chi gli somministra il questionario.

Inizia la fase di ricerca. Ogni mattina la sveglia ricorda il tempo che è rimasto a disposizione. L’albergo propone ai propri forzati ospiti amene attività ricreative da compiere insieme per conoscersi meglio. Sicuramente feste, cene e balli di coppia, ma anche la caccia ai solitari. Per caccia si intende, letteralmente, lo sparare proiettili anestetizzanti a coloro i quali vivono da fuorilegge, cioè da single, nascondendosi nel bosco che circonda l’albergo. Ogni solitario catturato da diritto ad un giorno in più, un giorno in aggiunta ai 45 per trovare l’anima gemella.

La quale anima gemella, si badi bene, deve essere affine, a garanzia del successo della coppia: uno che zoppica sta bene in coppia con una che ha la stessa caratteristica, lo stesso si dica per chi è miope. Vale anche per i pregi, dei bei capelli, ad esempio. Tutto ciò vi sembra assurdo, insensato e grottesco? Del resto è un film.

Tornando a David, meglio, forse, unirsi alla resistenza, al gruppo dei solitari. Si vive nascosti, certo. Ma la libertà, si sa, ha un prezzo. Finalmente liberi dai vincoli imposti dalla società? Anche questa opzione potrebbe riservare più di una sorpresa, non esattamente positiva.

Di fatto, ciò che conta è l’apparenza. Stare in coppia per convenienza e comodità, essere single per ribellione (in tal caso non è affatto consigliabile tornare sui propri passi, e il protagonista lo imparerà a sue spese). Dove è finita la libertà di scelta? L’imprevedibilità? Voglio dire, lo stare insieme perché ci si innamora, lo stare da soli semplicemente perché non si è innamorati. La società queste derive individualistiche non se le può permettere, troppo dispendiose perché impossibili da prevedere, gestire e organizzare adeguatamente.

In fin dei conti, lo dicevamo, non è che un film un po’ contorto ambientato in un futuro distopico, una semplice divagazione. O no?

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Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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