Umiltà intellettuale: la forza di riconoscere i propri errori
Ammettere di avere torto può essere difficile ed emotivamente stressante. Nessuno di noi, in fondo, è portato a pensare che le proprie idee e opinioni siano errate (se la pensassimo così, non le avremmo!). Tuttavia, nonostante la diffusa certezza di avere sempre ragione, accettare e ammettere che a volte le nostre opinioni possono essere sbagliate, può rivelarsi un toccasana per il nostro benessere psicologico. È questa una capacità chiamata, in psicologia, “umiltà intellettuale”.
Che cos’è l’umiltà intellettuale?
Secondo la concettualizzazione fornita da Mark Leary, professore emerito di Psicologia e Neuroscienze presso la Duke University, che all’argomento ha dedicato gran parte delle sua ricerca accademica, l’umiltà intellettuale indica la capacità di riconoscere che una convinzione personale può essere errata.
L’umiltà intellettuale può essere distinta dall’incertezza o dalla scarsa autostima per il grado in cui le persone mantengono le proprie convinzioni in modo provvisorio, in particolare perché sono consapevoli che le prove su cui si basano tali convinzioni potrebbero essere limitate o imperfette, che potrebbero non disporre di informazioni sufficienti o che potrebbero non avere le competenze o la capacità di comprendere e valutare le evidenze fattuali (Church & Barrett, 2017).
In altri termini, la capacità di valutare criticamente le informazioni in modo imparziale richiede umiltà intellettuale, ovvero la comprensione dei propri limiti e dei possibili pregiudizi nel prendere decisioni basate sull’evidenza dei fatti. L’umiltà intellettuale ci permette di evitare la tendenza a ricorrere a strategie di economia cognitiva come i bias cognitivi e le euristiche, vere e proprie scorciatoie mentali comode e rapide, fondate su ideologie e pregiudizi, che possono tuttavia indurci in errori di valutazione.
I benefici dell’umiltà intellettuale
L’umiltà intellettuale è, fondamentalmente, una virtù caratteriale (Zmigrod et al., 2019), ma la ricerca suggerisce che può tradursi in decisioni, comportamenti, prestazioni e relazioni migliori in vari ambiti della vita quotidiana.
Più aperti e flessibili
Sul piano cognitivo, le persone con più elevata umiltà intellettuale sono, in genere, più propense a riconsiderare le proprie opinioni nel caso vengano presentate nuove prove alternative e sono più disposte ad ammettere di non conoscere qualcosa (Leary et al., 2017). Inoltre, sono più abili a distinguere le prove forti da quelle più deboli e preferiscono argomentazioni moderate e posizioni meno polarizzate, presumibilmente poiché riconoscono che la maggior parte delle questioni controverse non sono nette (Bowes et al., 2022; Koetke et al., 2022; Porter et al., 2022).
Non solo, le persone intellettualmente umili tendono a essere anche più curiose, flessibili dal punto di vista cognitivo (maggiore capacità di cambiare prospettiva rispetto a una particolare questione), più performanti nei test intellettivi (Zmigrod et al., 2019), maggiormente tolleranti verso le convinzioni altrui e verso le persone che le sostengono. L’umiltà intellettuale correla anche con la tendenza generale ad essere aperti a nuove idee ed esperienze (Krumrei-Mancuso & Rouse, 2016).
La domanda sorge spontanea: chi è intellettualmente umile ha effettivamente ragione? Le sue convinzioni sono più valide e giustificate rispetto a chi possiede minori livelli di umiltà intellettuale?
In fondo, essere più attenti all’accuratezza delle proprie opinioni e più aperti a nuove informazioni e punti di vista alternativi dovrebbe aumentare la probabilità che le convinzioni delle persone siano basate su prove più solide, più equilibrate e anche più sfumate. Gli individui intellettualmente umili dovrebbero anche essere più aperti alle nuove prove man mano che si presentano, eliminando così le proprie convinzioni errate. In realtà, suggerisce Leary, i dati su questo argomento sono al momento sia scarsi che contrastanti (2018).
Migliore gestione dei conflitti
Non sorprende che la ricerca suggerisca che le persone con un livello più alto di umiltà intellettuale gestiscono meglio i disaccordi rispetto a quelle con un livello più basso. Le prime sembrano essere più aperte a considerare le opinioni altrui, si impegnano di più a capire perché gli altri non siano d’accordo con loro e sono più propense a provare empatia per gli altri (Jongman-Sereno et al., 2025). Le persone più intellettualmente umili in genere si arrabbiano meno quando gli altri non sono d’accordo con loro (Leary et al., 2017), il che permetterebbe loro di regolare il proprio comportamento durante i conflitti, evitando escalation come urla e abbandono del “terreno di gioco”.
In effetti, un più alto livello di umiltà intellettuale è correlato a comportamenti conflittuali più positivi, come ricerca di dialogo, considerazione di prospettive alternative e a un minor numero di comportamenti conflittuali negativi, come mancanza di rispetto e ostruzionismo con amici, familiari e colleghi di lavoro (Koetke et al., 2024).
Gli individui con più basso livello di umiltà intellettuale sarebbero più propensi a denigrare l’avversario in un conflitto, giudicandolo meno competente e intelligente di loro e rischiando di far sentire “stupido” o “sbagliato” il partner nel corso di una discussione (Jongman-Sereno et al., 2025). In generale, le persone intellettualmente umili sanno “litigare meglio”, comportandosi in modo più amichevole e meno antagonista durante i disaccordi, chiedendo più facilmente scusa ed evitando di sminuire l’intelligenza e le motivazioni del partner (Leary et al., 2017).
Ammetti di avere torto
Riprendendo le parole del professor Leary (2021), la maggior parte di noi sopravvaluta l’accuratezza delle proprie convinzioni e opinioni, spesso in modo eccessivo, con scarsa considerazione della possibilità di sbagliarsi. Fortunatamente, ammettere di avere torto è possibile e, come abbiamo osservato, può rivelarsi anche vantaggioso. L’umiltà intellettuale è una capacità cognitiva e, come tale, può essere potenziata mediante interventi che aiutino le persone ad affrontare la propria eccessiva sicurezza intellettuale. Essere maggiormente consapevoli della fallibilità delle proprie opinioni, ponendosi in una posizione sia di ascolto di quelle altrui sia di ricerca delle fonti e delle evidenze che confermino le nostre posizioni (Koetke et al., 2022; Lehmann et al., 2021), può contribuire a farci accettare che, talvolta, abbiamo torto.
Quindi, la prossima volta che vi sentite sicuri di qualcosa, potreste fermarvi e chiedervi: potrei sbagliarmi? (Leary, 2021