expand_lessAPRI WIDGET

Sindrome dell’Impostore

TAG sindrome dell'impostore

La sindrome dell’impostore definisce un preciso stato mentale: quello di chi si sente un imbroglione, un truffatore, indegno del proprio successo nonostante le molte evidenti prove che ne dimostrano i meriti e talenti (Ponzio, 2013).

Cos’è la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore consiste in uno specifico modello di cognizioni e comportamenti, caratterizzato dalla convinzione errata di non essere intelligenti e di aver, anzi, “ingannato” gli altri, facendoglielo credere. Queste convinzioni sono amplificate dalla paura di essere “scoperti” e dalla tendenza ad attribuire il proprio successo a cause esterne come la fortuna, lo sforzo, il fascino o il trovarsi nel posto giusto al momento giusto (Paponetti, 2022).

I soggetti colpiti da questa sindrome credono che i loro successi formativi e lavorativi siano dovuti più a fattori esterni (nonostante le prove a supporto siano contrarie) che a fattori interni. Spesso chi si crede un impostore giustifica i propri successi minimizzando gli standard raggiunti (“E’ stato un esame facile, per questo ho preso la lode!”), chiamando in causa il lavoro di rete o il proprio aspetto fisico (“Se ho avuto il posto sarà perché altri miei amici lavorano lì” oppure “perché hanno visto il mio aspetto da bravo ragazzo!”) (Morgese, 2019).

Caratteristiche cliniche associate alla sindrome dell’impostore

La sindrome dell’impostore è un mix di senso di colpa per i traguardi raggiunti, mancata introiezione del successo, paura della valutazione e sentimenti di indegnità e inefficienza professionale e formativa (Morgese, 2019).

L’individuo non si sente meritevole dei riconoscimenti professionali e, cercando di non farsi smascherare, aumenterà il suo controllo e il suo perfezionismo sul lavoro, alzando di gran lunga gli standard da raggiungere e ponendosi obiettivi irrealistici che di fatto sono irraggiungibili; il lungo sforzo per raggiungerli porterà l’individuo a sentirsi in ansia, stressato e frustrato aumentando il rischio di burnout (Morgese, 2019).

Come è facilmente comprensibile, la sindrome dell’impostore risulta negativamente correlata ai livelli di autostima e positivamente correlata a livelli più elevati di disagio psicologico (come ansia e depressione, anche subcliniche). Inoltre spesso queste persone sembrano mostrare due tipi di funzionamento personologico, quello evitante e quello dipendente (Morgese, 2019; Paponetti, 2022).

Oltre al disagio psicologico che scaturisce dalla sindrome dell’impostore, si può osservare come l’individuo, spinto dal timore di essere scoperto nel suo inganno, vada incontro a perfezionismo ed eccessivo controllo, concentrandosi sugli errori e le relative conseguenze (Morgese, 2019). Spesso il perfezionismo porta a sua volta alla procrastinazione, dovuta a standard imposti irraggiungibili che generano ansia o preoccupazione e, di conseguenza, evitamento.

Chi sperimenta la sindrome dell’impostore rischia quindi di rimanere bloccato a un livello di base nel proprio settore a causa della paura del successo e del fallimento, evitando di esporsi e di assumere posizioni di leadership o di responsabilità, non essendo consapevole del proprio effettivo valore (Paponetti, 2022).

Come trattare la sindrome dell’impostore?

I risultati presenti e futuri in letteratura possono essere utili per progettare strategie di intervento efficaci, intervenendo sul perfezionismo e sulla conseguente procrastinazione individuando le credenze sottostanti e intervenendo con interventi come il disputing e la ristrutturazione cognitiva proposti dalla psicoterapia cognitivo comportamentale. Tuttavia, la ricerca deve ancora svolgere molti passi in avanti per comprenderne le cause, prevenire e intervenire tempestivamente in relazione a questa particolare sindrome.

Bibliografia:

cancel