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Disortografia

Aggiornato il 16 nov. 2023

Disortografia: introduzione

La disortografia si manifesta attraverso la presenza di errori insoliti a livello ortografico in relazione al livello di scolarità, all’età e al quoziente intellettivo del bambino.

Disortografia: di cosa si tratta

La disortografia è una disabilità di apprendimento caratterizzata da un importante e durevole difetto di assimilare le regole grammaticali in assenza di un deficit neurologico.

Le caratteristiche più comuni della disortografia sono:

  • Confusione di fonemi e di grafemi;
  • Errori di ortografia;
  • Problemi di scrittura simili ai dislessici;
  • Problemi legati alla codifica di alcune parole scritte;
  • Errori nel copiare le parole;
  • Inversione di sillabe;
  • Tagli arbitrari di parole;
  • Omissione di lettere necessarie in una parola;
  • Coniugazioni di verbi errate;
  • Errori di analisi del testo;
  • Lentezza, esitazione e povertà nella scrittura.

Si tratta, in soldoni, di un problema che insorge, il più delle volte come conseguenza della dislessia, ma in alcuni casi può manifestarsi anche in maniera isolata.

Disortografia: come si manifesta

I segni distinguibili della disortografia possono essere:

  • Le omissioni di lettere o parti di parola, per esempio fole per folle;
  • Sostituzioni o inversioni di grafemi;
  • Errori relativi alle regole ortografiche;
  • Errori di separazione o fusione di parole.

La grammatica è importante nella produzione di un testo fluente. Gli studenti con disortografia spesso presentano evidenti problemi nella gestione delle regole grammaticali al punto da rendere difficile la comprensione di quanto scritto.

Molti disortografici, inoltre, dimostrano estrema lentezza nella scrittura ed evidenti problemi nel copiato e in tutti i compiti scritti. Tutto questo, ha come esito il rimanere indietro nell’apprendimento rispetto ai compagni di classe. Le conseguenze, chiaramente, sono marcate sia da un punto di vista psicologico, rispetto al gruppo dei pari, sia sociali, in casi estremi si mettono in atto forme di evitamento.

Disortografia: errori tipici

Di seguito sono riportati gli errori più tipici presentati dai disortografici:

  • Sostituzione di lettere simili graficamente, m/n – v/f – b/d – p/q;
  • Sostituzione di lettere omofone, b/p – t/d – f/v – s/z;
  • Inversioni di lettere, da/ad – per/per – da/pa;
  • Difficoltà di riconoscere gruppi sillabici complessi; gn – ch – gl;
  • Difficoltà di lettura delle non parole;
  • Difficoltà di mantenere il rigo di lettura;
  • Confondere i rapporti spaziali e temporali, dx/sx – ieri/oggi giorni/mesi);
  • Difficoltà di espressione verbale;
  • Difficoltà nella ricopiatura dalla lavagna;
  • Difficoltà a prendere appunti;
  • Lentezza nella lettura;
  • Difficoltà nella lettura ad alta voce;
  • Nella lettura/scrittura ripete sillabe/parole/frasi;
  • Lettura e scrittura invertita;
  • Saltare le parole;
  • Mancata comprensione del testo.

Disortografia: cosa è compromesso

Nel bambino disortografico esiste una grave compromissione del linguaggio, con scarse capacità di percezione e discriminazione visiva e uditiva. Inoltre, il disortografico non riesce ad avere una adeguata rappresentazione grafica di quanto si scrive. Queste persone mostrano una non differenziazione dei due emisferi per le diverse abilità di scrittura, e una mancanza di integrazione spazio-tempo che non gli permette di avere una opportuna conseguenza temporale degli eventi.

Disortografia: cause

In ambito neuropsicologico è stata definita come un meccanismo di non adeguato funzionamento a opera dei diversi processi che generano la scrittura (DeThorne et al., 2008).

Questi meccanismi complessi riguardano numerose funzioni cerebrali, e si esprimono come una carenza di integrazione tra le specifiche reti imputate alla lettura e alla comprensione. L’adeguata acquisizione dei processi che portano al corretto uso della lingua sono mediate dall’attenzione, dalla memoria, dallo spazio e dal tempo, dalla capacità sequenziale, dal ragionamento e dall’astrazione di concetti. Tutto questo non è integrato nel disortografico.

Solitamente, questi problemi insorgono durante la seconda elementare e si protraggono nel tempo. Il più delle volte passano inosservati e confusi con i normali problemi riscontrati durante l’apprendimento, ma se perdurano nel tempo e si intensificano sono indicatori di un estremo disagio a carico della scrittura.

Molti studi, ancora, propendono per l’ipotesi genetica, infatti la probabilità di essere disortografico è otto volte maggiore nei bambini i cui genitori hanno un disturbo inerente alla sfera dell’apprendimento (Bishop et al., 2005). La probabilità è ancora più elevata tra i gemelli identici, il cui tasso di verificabilità del disturbo si aggira intorno all’80% (Owen et al., 2002).

In ultima analisi alcuni studi di genetica confermano si possa trattare di un problema imputabile ai geni presenti sui cromosomi 1, 2, 3, 4, 6, 15, 17 e 18 (Petrill et al., 2006; Plomin et al., 2005).

Disortografia: conseguenze e comorbidità

La disortografia, porta a un evidente dispendio di energie nei compiti scritti, affaticando lo studente che appare al cospetto degli altri svogliato o disattento. È frequente l’associazione con altre problematiche relative alla sfera dell’apprendimento come la dislessia o la discalculia.

I bambini con disortografia possono mostrare disagio psicologico più o meno marcato di fronte ai compagni di classe. Il timore è che gli altri potrebbero avere una scarsa percezione del loro valore con conseguente manifestazione di ansia, bassa autostima e in casi estremi depressione. Di conseguenza possono esitare nel fare domande in classe e ad ammettere che non hanno capito qualcosa, oltre ad assumere sempre una posizione di sudditanza psicologica nei confronti degli amici.

Disortografia: come curarla

Esistono per i disortografici, come per tutti coloro che mostrano disturbi dell’apprendimento programmi personalizzati da utilizzare a seconda del deficit manifestato dal bambino. Inoltre, possono essere usate delle strategie per gestire tale problematica:

  • Utilizzare un computer;
  • Utilizzare un dizionario per gli esami con domande saggio;
  • Usare compiti in cui si prediligono risposte brevi;
  • Dare più tempo nell’eseguire un compito.

In ultima analisi, è necessario incoraggiare e supportare gli studenti ogni volta che raggiungono un traguardo. In questo modo si riesce a tenere alta l’autostima.

Disortografia: diagnosi

La diagnosi di disortografia può essere effettuata solo alla fine del secondo anno della scuola primaria da uno psicologo e/o da un neuropsichiatra che spesso è affiancato da altre figure professionali, come ad esempio il logopedista.

Inizialmente, il bambino si sottopone a una adeguata valutazione testistica approfondita; questo perché, essendo ogni disortografico diverso dagli altri, è necessario avere una visione globale e dettagliata del problema presentato allo scopo di poter individuare il tipo di intervento idoneo da poter applicare.

Disortografia e DSA: la situazione italiana

I numeri del problema in Italia, secondo l’ultimo aggiornamento del Miur relativo all’anno scolastico 2014-2015, parlano di 47.000 alunni con Disortografia evolutiva frequentanti le scuole, sia statali che non statali, di ogni ordine e grado (contro circa 109.000 dislessici). Nel complesso si è assistito a un forte incremento di tutti i disturbi specifici dell’apprendimento nell’anno scolastico 2014/2015, con una percentuale di alunni con disturbi specifici dell’apprendimento sul totale pari al 2,1%, mentre nell’anno scolastico 2010/2011 tale percentuale era di appena lo 0,7%.

Disortografia: terapia

Al termine del percorso diagnostico è possibile attuare specifici trattamenti mirati a integrare e compensare i problemi presentati. Inoltre, sono previsti interventi regolati dalla legge 170/10, come ad esempio la possibilità di usare programmi di videoscrittura al computer, ottenere tempi più lunghi per lo svolgimento dei compiti scritti, e così via.

Possono essere coinvolti nell’iter terapeutico la famiglia e il contesto sociale extrascolastico, importanti per creare una rete di supporto al disortografico.

La collaborazione tra tutti questi soggetti è indispensabile per concertare al meglio un intervento integrato volto al miglioramento repentino della condizione del bambino.

Posta la diagnosi dunque, l’obiettivo generale di un trattamento per la disortografia evolutiva consiste nel raggiungere una corretta e rapida corrispondenza tra rappresentazione fonologica e ortografica delle parole, stabilendo come criterio di efficacia il miglioramento del processo di scrittura, in maniera tale da osservare dei progressi maggiori di quelli attesi da un’evoluzione naturale del problema stesso.

Attualmente gli interventi che si sono dimostrati efficaci nel migliorare l’apprendimento dell’ortografia, condotti durante la scuola d’infanzia o il primo anno di scuola primaria, da insegnanti opportunamente preparati, presentano le seguenti caratteristiche (Tressoldi, 2013):

  1. Attività per favorire le abilita meta-fonologiche, come la segmentazione fonetica, che interviene nel passaggio dalla parola orale a quella scritta, e l’associazione tra grafemi e fonemi.
  2. Esplicitazione delle abilità da insegnare;
  3. Sessioni di circa 15-30 minuti l’una, con una frequenza non inferiore a due volte alla settimana, individuali o in piccoli gruppi, per un totale di 1-2 mesi

La validità di tali interventi risiede anche nell’individuazione di quei soggetti resistenti al trattamento stesso, che potranno perciò essere indirizzati verso Servizi a carattere specialistico.

Accanto a trattamenti di tipo riabilitativo, è consigliato l’uso degli strumenti compensativi in presenza di un carico di lavoro che limita fortemente l’autonomia, come nelle verifiche che richiedono molta lettura e scrittura, e solo se tale utilizzo non venga percepito come stigma dall’utente. Esistono differenti strumenti, da quelli ad alta tecnologia (correttore ortografico, riconoscimento vocale) a quelli a bassa tecnologia (dizionario) (Lo Presti e Franceschi, 2013).

Riguardo invece alle misure dispensative esse sono suggerite quando le misure compensative non sono di per sé sufficienti a garantire una sufficiente autonomia, in tal caso preferendo sostituire le verifiche scritte con quelle orali e la valutazione del contenuto e non della correttezza ortografica nelle produzioni scritte (Tressoldi, 2013).

La collaborazione tra il clinico che si occupa di diagnosi e scuola è fondamentale e deve basarsi su un’idea chiara della disortografia evolutiva, insieme realista e ottimista, che il clinico può agevolare negli insegnanti. A tal fine è importante che le famiglie e la scuola comprendano il carattere cronico della disortografia evolutiva, abbandonando l’idea della ‘guarigione’, e nel contempo l’idea erronea della semplice mancanza di impegno quale spiegazione del disturbo, puntando invece su un concreto sostegno lungo tutto il percorso formativo, attraverso la personalizzazione dell’apprendimento, capace di rafforzare l’autoefficacia e l’autostima del bambino (Vio, Tressoldi e Lo Presti, 2012).

Bibliografia:

  •  Istituto Superiore di Sanità (2011). Consensus Conference sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento in http://www.snlg-iss.it/cms/files/Cc_Disturbi_Apprendimento_sito.pdf.
  • Berninger, V., O’Donnell, L., & Holdnack, J. (2008). La diagnosi di ricerca supportato differenziale dei disturbi specifici dell’apprendimento e le implicazioni per l’istruzione e la risposta all’istruzione (RTI). In A. Prifitera, D.Saklofske, & L. Weiss (Eds.),
  • WISC-IV valutazione clinica e di intervento, Second Edition (pp. 69-108). San Diego, CA: Academic Press (Elsevier).
  • Horacek, H. J. (2000 ). Brainstorms: understanding and treating the emotional storms of attention deficit hyperactivity disorder from childhood through adulthood. Jason Aronson Inc. Publishers, United States
  • Troia, G. (2008). Istruzione e di valutazione per gli scrittori che lottano: pratiche evidence-based. New York: Guilford.
  • DeThorne, L. S., Petrill, S. A., Hart, S. A., Channell, R. W., Campbell, R. J., Deater-Deckard, K., Thompson, L.A., and Vandenbergh, D.J. (2008). Genetic Effects on Children’s Conversational Language Use. Journal of Speech Language Hear Res, 51, 423–435. Doi:  10.1044/1092-4388(2008/031)
  • Bishop, D.V.M., Laws, G., Adams, C., Norbury, C.F. (2006). High heritability of speech and language impairments in 6-year-old twins demonstrated using parent and teacher report. Behavior Genetics, 36,173–184.
  • Owen, A.J., Leonard, L.B. (2002). Lexical diversity in the spontaneous speech of children with specific language impairment: Application of D. Journal of Speech, Language, and Hearing Research, 45, 927–937.
  • Petrill, S.A., Deater-Deckard, K., Thompson, L.A., DeThorne, L.S., Schatschneider, C. (2006). Reading skills in early readers: Genetic and shared environmental effects. Journal of Learning Disabilities, 39:48–55.
  • Plomin, R., Kovas, Y. (2005). Generalist genes and learning disabilities. Psychological Bulletin, 31,592–617.
  • Lo Presti, G. e Franceschi, S. (Novembre 2013). Diagnosi e trattamento dei DSA. Comunicazione presentata al 9 convegno La Qualità dell’integrazione scolastica e sociali, Rimini
  • Tressoldi, P. (Aprile 2013). Raccomandazioni per il trattamento della disortografia. Comunicazione presentata al Seminario di formazione L.I.RI.P.A.C. La valutazione e il trattamento della disortografia, Padova
  • Vio, C., Tressoldi, P.E., e Lo Presti, G. (2012). Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. Trento: Erickson.
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