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La diagnosi di disortografia evolutiva: in cosa consiste e gli strumenti diagnostici

La disortografia è un disturbo specifico dell'apprendimento della scrittura, in cui il bambino ha difficoltà a tradurre i suoni in simboli grafici.

Di Patrizia Bagatti

Pubblicato il 10 Lug. 2017

Aggiornato il 05 Set. 2019 15:35

La disortografia evolutiva è un disturbo specifico dell’apprendimento della scrittura, in cui il bambino ha difficoltà nel tradurre i suoni in simboli grafici, pur essendo intatti i vari sistemi (cognitivo, sensoriale, neurologico, ecc.) e avendo avuto normali opportunità educative e scolastiche. La disortografia va distinta dalla disgrafia, dove invece sono presenti problemi grafo-motori e dalla disprassia, in cui si evidenziano problemi motori e il soggetto fatica a compiere correttamente gesti coordinati e diretti a un determinato fine.

Patrizia Bagatti, OPEN SCHOOL PTCR MILANO

 

Dysorthography – Abstract

Dysorthography is a specific scholastic learning disability whose etiology is recognized to be neurodevelopmental. However, the disorder do not derive from patent deficits at sensory, motor or mental level. The disorders also do not derive from injury or a pervasive developmental disorder. Even though the definition of the disorders in the classifications excludes a cultural, social, economic, pedagogic or psychological etiology, this is not to say that such factors do not play a role.

Genetic factors, cognitive functions, psychological structuring and the familial and social systems contribute together to the development of skills in the child. The complementarity of those approaches should enable overall management of the child in cognitive terms and in terms of the child’s relationship with his/her environment.

Diagnosis frequently calls for the skills of various professionals working as a pluri-disciplinary team given the complex nature of the disorders and the frequent existence of associated disorders. The open-care professional networks frequently offer that pluri-disciplinary approach coordinated by a referring physician.

Screening for scholastic learning disabilities can only begin when the children have begun to learn, in other words after the start of primary school class CP (6–7 years). Screening during the obligatory examination at age 6 years is thus most frequently a screening for risk factors for specific learning disabilities. Screening for risk factors (such as spoken language disorders) may also be conducted by the maternal teachers or developmental Psycologists during the examination of infants in nursery school classes PS (3–4 years) or MS (4–5 years). Physicians with training in the field may be requested. During schooling, the network for specialized assistance to children in difficulty (consisting of a psychologist and specialist teachers) contributes to individual identification and screening.

La diagnosi della disortografia

In italiano la computazione di una parola comporta la traduzione della stessa dalla stringa orale a quella scritta, o viceversa. In linea generale, essendo una lingua trasparente, vi è un elevato grado di corrispondenza tra la sequenza di fonemi che compongono una parola e la stringa di lettere che ne caratterizza l’ortografia.

Nonostante ciò la nostra lingua, anche se in misura inferiore ad altre, presenta un discreto numero di stringhe fonologiche potenzialmente ambigue nell’ortografia, cosicché la traduzione fonema- grafema non sempre risulta automatica. Tali eccezioni riguardano le parole omofone non omografe come quelle che iniziano con l’h (es. hanno e anno) o le parole accentate (es. sì e si), o ancora parole precedute dall’articolo apostrofato (es. l’ago, lago).

In questi e altri casi, riferibili ad esempio alla pronuncia di alcune aree linguistiche, la soluzione ortografica corretta è rintracciabile solo analizzando il contesto semantico o sintattico.

Il protocollo generale di valutazione della disortografia è costituito da:
• Colloquio e anamnesi;
• Valutazione psicometrica del livello intellettivo;
• Valutazione psicometrica delle abilità di lettura, scrittura e calcolo, da essa interessate;
• Valutazione delle condizioni scolastiche di insegnamento/apprendimento.

Le valutazioni sopra accennate della disortografia si compongono di parametri costruttivi ed esecutivi; dove i primi includono il tipo di segno usato dal bambino e la relativa quantità, nonché verificare il valore sonoro convenzionale delle lettere che il bambino scrive; mentre per parametri esecutivi si intendono la direzionalità della scrittura, l’organizzazione dello spazio sul foglio e l’orientamento delle lettere nello spazio, oltre all’adeguatezza nell’utilizzo nel corsivo, del maiuscolo, minuscolo, ecc.).

Le prove utilizzate si differenziano in base all’età di valutazione e sono incluse in batterie come la Batteria per la valutazione della scrittura e dell’ortografia in età scolare (1 ^ elem-3^ Media) (Tressoldi e Cornoldi,2000), la Batteria per la valutazione della dislessia e disortografia evolutiva (2^ elem-3^ Media) (Sartori, Job e Tressoldi,1995) e la Batteria per la valutazione della scrittura (1 ^ elem-5^ elem) (Rossi e Malaguti,1998), composte di dettati ortografici, di parole, di non-parole, di parole omofone non omografe, dettati di frasi e autodettato.

La diagnosi di disortografia viene fatta per quei bambini che presentano una scrittura lenta o eccessivamente scorretta, che però non è imputabile a una scarsa velocità del gesto motorio, sempre tenendo presente che l’errore non va considerato in merito a fattori esterni, ambientali o psicologici, che, se presenti, possono essere un fattore accentuante.

La Consensus Conference prescrive di valutare componenti diverse in base alle fasi evolutive: all’inizio dell’alfabetizzazione è necessario valutare i processi di conversione fonema-grafema, mentre durante la scuola primaria le parole intere fino alla presenza di errori di conversione grafema-fonema. Questi in particolare, se riscontrati alla fine della scuola primaria, rappresentano un elemento diagnostico di gravità del disturbo.

Materiale diagnostico e osservativo per la valutazione della disortografia

Per valutare la scrittura si utilizzano prove di dettato (brano e frasi con difficoltà ortografiche), prove di scrittura spontanea (immagini da descrivere o sequenze narrative) e prove di velocità di scrittura. E’ importante rilevare la tipologia di errore, la cui definizione orienta l’intervento successivo.

In classe si potrà intervenire prestando attenzione agli aspetti meta-cognitivi (osservazione con i bambini delle caratteristiche del corsivo, considerazione sulla sua utilità, ricerca settimanale della pagina più bella e perché, caratteristiche di “eleganza”ecc.) e leggibilità di ogni lettera. Altri aspetti da considerare sono quelli ergonomici (disposizione del banco, postura, prensioni delle dita..), analizzabili anche attraverso esercizi grafici preparatori.

Si consiglia di presentare le lettere per famiglie e compiere esercizi per ogni famiglia, sottolineando i collegamenti tra lettere, soprattutto il passaggio dalle lettere con collegamento alto (b -v – o) e i collegamenti tra gruppi di lettere più frequenti (sc, gl, gn). Inoltre verranno presentate le lettere straniere ed eseguito un ripasso finale.

Eventualmente si consiglia l’uso di strumenti specialistici (righe quaderni speciali, penne..).

Una prova velocemente realizzabile per testare la collocazione individuale della competenza grafo-motoria è quella della velocità. Consiste di tre consegne. Nella prima si chiede al bambino di scrivere in modulo continuo (senza staccare la penna dal foglio) e in corsivo, la sillaba le: CeCeCeCeCe… per un minuto. Nella valutazione poi si conta il numero di coppie corrette (in cui siano riconoscibili entrambi i grafemi) e si moltiplica per 2. Nella seconda consegna si chiede al bambino di scrivere la parola uno, in corsivo, per un minuto: uno uno uno… Nella valutazione si conta il numero dei grafemi riconoscibili. Nell’ultima consegna, infine, il bambino viene invitato a scrivere i numeri in ordine, partendo da uno, per un minuto. Si tratta di un compito complesso per la pianificazione richiesta. Nella valutazione poi si conta il numero dei grafemi riconoscibili.

Per l’analisi generale dei comportamenti e della prestazione di scrittura può essere utilizzata la seguente Check-list:
Alunno ……………………….Data…………………..Classe ………………
• 1 – Scrive lettere in dimensioni troppo grandi.
• 2 – Scrive lettere in dimensioni troppo piccole.
• 3 – Scrive lettere in dimensioni diverse e irregolari.
• 4 – La sua scrittura non si tiene entro i margini della riga.
• 5 – Non rispetta i margini del foglio.
• 6 – Quando scrive a stampatello lascia spazi irregolari fra le lettere.
• 7 – Lascia spazi insufficienti e irregolari fra parola e parola.
• 8 – Il tratto della matita/penna è troppo forte.
• 9 – Il tratto della matita/penna è troppo tenue.
• 10 – Il tratto della matita/penna è a strappi.
• 11 -Il tratto della matita/penna è con altre forme di irregolarità.
• 12 – Scrive senza scorrevolezza
• 13 – La presa della penna/matita non è corretta.
• 14 – Non tiene la mano allineata col foglio e con la spalla.
• 15 – Non guarda ciò che scrive.
• 16 – Non tiene una posizione eretta del corpo e normale della testa.
• 17 – Scrive con le lettere fortemente inclinate a destra.
• 18 – Scrive con le lettere fortemente inclinate a sinistra.
• 19 – Scrive con le lettere irregolarmente inclinate.
• 20 – Non scrive, nel corsivo, le maiuscole più grandi delle maiuscole.
• 21 – Non unisce fluidamente, nel corsivo, le varie lettere di una parola.
• 22 – La forma delle lettere presenta angolature eccessive.
• 23 – La forma delle lettere presenta forme troppo ricurve.
• 24 – La forma delle lettere presenta i tratti iniziali poco leggibili.
• 25 – La forma delle lettere presenta i tratti finali mal segnati.
• 26 – Presenta difficoltà a chiudere le lettere (“a”, “b” , “f ” , ecc.).
• 27 – Presenta cattiva chiusura delle punte superiori (la “l” fatta come una “t”, la “e” fatta come una “i”).
• 28 – Presenta la chiusura non richiesta di tratti (la “i” fatta come una “e”).
• 29 – Rende dritti tratti verso l’alto che dovrebbero essere incurvati (la “n” fatta come la “u”; la “c” come la “i”).
• 30 – Presenta difficoltà nel tratto finale (non portato in su oppure in giù, non reso orizzontale a sinistra).
• 31 – Presenta la parte alta troppo breve (nelle lettere b, d, h, k).
• 32 – Presenta difficoltà nell’incrociare la “t”.
• 33 – Presenta lettere troppo piccole.
• 34 – Presenta chiusura di lettere a curva aperta come c, h, u, w
• 35 – Presenta omissione di parte di una lettera.

Disortografia vs disgrafia e disprassia

Nel diagnosticare una disortografia è importante differenziarla dalla disgrafia, e dalla disprassia.

La disgrafia è un deficit esclusivamente grafico, di riproduzione di segni alfabetici e numerici. Essa può talvolta essere legata ad un disturbo della coordinazione motoria o secondaria ad una lateralizzazione incompleta.

La disgrafia si manifesta all’incirca a partire dalla terza elementare, quando il bambino inizia ad aver automatizzato i gesti di scrittura, che viene personalizzata.

I bambini affetti da disgrafia hanno spesso un’impugnatura scorretta della penna e faticano a organizzare lo spazio sul foglio, lasciando spazi irregolari tra i simboli grafici, le parole, scrivendo in salita o in discesa e non riuscendo a regolare la pressione della mano sul foglio e, frequentemente, invertendo la direzione del gesto.

Altre difficoltà sono presenti:
– nella copia e produzione autonoma di figure geometriche e riproduzione di oggetti o copia di immagini, che risulta carente di particolari;
– nella copia di parole e di frasi;
– inversioni nella scrittura dei grafemi;
– errori attribuibili a una scarsa coordinazione oculo-manuale;
– il ritmo di scrittura è alterato (eccessivamente lento o veloce) e il gesto non è armonico e frequentemente interrotto con una perdita della naturale curvilineità.

La disgrafia è il disturbo specifico dell’apprendimento più difficile da valutare con parametri oggettivi.

L’equipe di Ajuriaguerra ha messo a punto un metodo oggettivo di rilevazione della disgrafia attraverso due scale: la scala D e la scala E. La prima non tiene in considerazione l’età anagrafica del ragazzo perché la disgrafia ha specificità che non sono in relazione con l’evoluzione della scrittura; è composta da 25 items divisi in tre gruppi:
• cattiva distribuzione nello spazio ( 7 items)
• maldestrezza (14 items)
• errori nella forma e nelle proporzioni (5 items).

La gravità del problema viene valutata attraverso un conteggio matematico degli item.
La scala D può essere utilizzata a partire dall’ottavo anno di età del bambino, periodo in cui è possibile fare una diagnosi certa di disgrafia. E’ tuttavia possibile fare una valutazione delle abilità grafomotorie in fase precalligrafica; se si rivelano anomalie è consigliabile intervenire il prima possibile per rieducare la scrittura.
La scala E rileva l’età grafomotoria del bambino, ossia la sua consapevolezza nell’acquisizione di una propria grafia.

La disprassia consiste invece in un deficit nella coordinazione dei gesti automatici e volontari, che può influenzare anche il modo di apprendere di un bambino a scuola.

Secondo il DSM IV la disprassia solitamente rientra nella classificazione dei Disturbi della Coordinazione Motoria, che colpiscono il 6% della popolazione infantile tra i 5 e gli 11 anni, comportando goffaggine, problemi nell’organizzare il lavoro e nel seguire delle istruzioni.

La disprassia è caratterizzata dalla non corretta esecuzione di una sequenza motoria che risulta alterata nei requisiti spaziali e temporali, risultando in un’attività motoria che può essere del tutto inefficace e scorretta, nonostante siano integre le funzioni volitive, la forza muscolare e la coordinazione.

Le ricerche finora condotte suggeriscono che la disprassia sia imputabile a un’ immaturità dello sviluppo neuronale del sistema nervoso centrale. Oltre alla corteccia cerebrale, la parte più diffusa del cervello, sarebbe coinvolto il sistema limbico, in particolare l’ippocampo, responsabile dei processi di memorizzazione ed apprendimento. Un’immaturità del sistema limbico causa reazioni sovra o sotto dimensionate degli stimoli sensoriali, intaccando i livelli di attività di controllo fisico ed emozionale, con conseguenti reazioni quali iperattività e perdita di attenzione.

Essendo un disturbo motorio, la disprassia viene valutata per mezzo di un esame neurologico della struttura anatomica che sostiene l’azione e la sua modalità di esecuzione e di un esame psicomotorio, che valuta il comportamento motorio nei suoi vari aspetti e l’espressione globale della sua personalità in rapporto all’età e ai parametri dello sviluppo psicomotorio. I parametri presi in considerazione sono:
– il rapporto che il bambino ha con sé stesso, con gli oggetti, con lo spazio e con gli altri;
– gli aspetti legati alla motricità;
– il livello di autonomia;
– le competenze relazionali;
– le competenze logico-cognitive.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • AA. VV., La rete della didattica, Pensa Multimedia, Lecce 2001.
  • Noto G. (a cura di), La formazione che cambia, Franco Angeli, Milano 2001.
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  • La vita scolastica e La scuola dell’infanzia Giunti Scuola del 2010, 2011, 2012, 2013-09-09.
  • La disprassia in età evolutiva L. Sabbadini, Springler 2013.
  • ALLEGATO al D.M. 5669/2011 – Linee Guida per alunni con DSA.
  • RECUPERO IN... Difficoltà ortografiche (DOWNLOAD). Percorsi e attività per la scuola secondaria di primo grado, Anna Rita Vizzari, Elena Tamborrino.
  • WHO. International classification of diseases. Chapter V (F): Mental and behavioral disorders. Diagnostic criteria. Masson, 1994.
  • AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION. Learning disorders. DSM-IV-TR. Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders. Masson, 2004.
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