Che cosa è la codipendenza
La codipendenza è un concetto psicologico che descrive una modalità di relazione disfunzionale caratterizzata da preoccupazione ed estrema dipendenza emotiva, sociale e talvolta fisica da un’altra persona (Wegscheider-Cruse & Cruse, 2012).
Una persona codipendente dà priorità a pensieri, sentimenti e bisogni dell’altro individuo “ricevente”, stabilendo relazioni di dipendenza affettiva in cui il suo ruolo primario è di soccorritore, primo sostenitore o confidente dell’altro. A sua volta, il ricevente trae vantaggio da queste cure, vedendo validati e legittimati i propri comportamenti autodistruttivi o di auto-sabotaggio. Nelle relazioni di codipendenza, infatti, un individuo supporta o consente la dipendenza, i problemi di salute mentale, l’immaturità, l’irresponsabilità o il sotto-rendimento di un altro individuo.
Si innesca così un circolo vizioso in cui un individuo continua “a dare” e l’altro continua “a ricevere”, una dinamica unilaterale in cui un solo membro, il codipendente appunto, sacrifica i propri bisogni emotivi in favore dell’altro pur di mantenere in piedi la relazione (Wegscheider-Cruse & Cruse, 2012).
Codipendenza e dipendenza affettiva
La codipendenza può verificarsi in relazioni sentimentali, familiari e amicali. Essa non rappresenta un disturbo codificato all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013), ma costituisce un concetto complesso e controverso dal punto di vista teorico, utilizzato dai professionisti della salute mentale nel corso degli anni e nella letteratura di auto-aiuto psicologico (Bacon et al., 2020).
Secondo l’autrice P. Mellody, tutti i dipendenti dall’amore sono codipendenti (2003). Codipendenza e dipendenza affettiva (love addiction) condividono infatti alcuni modelli di comportamento:
- dedicare una quantità sproporzionata di tempo e attenzione alla persona da cui sono dipendenti
- sviluppare aspettative irrealistiche di considerazione positiva incondizionata da parte dell’altra persona nella relazione
- trascurare la cura di sé e la valorizzazione dei propri bisogni nella relazione.
Nascita del concetto di codipendenza
Il concetto di codipendenza è apparso negli anni ‘40 negli Stati Uniti, associato ai comportamenti manifestati dalle mogli di pazienti con dipendenza da alcol (MacDonald, 1956; Price, 1945).
Durante gli anni ’60-’70, lo studio della codipendenza ha risentito dell’influenza delle comunità statunitensi degli Alcolisti Anonimi, che guardavano a essa come a una malattia tipica dei partner di persone alcoliste: i codipendenti erano infatti visti come facilitatori e coalcolisti (Cotton, 1979). Soltanto a partire dagli anni ‘80 la letteratura ha iniziato a offrire punti di vista diversi sulla codipendenza, indagando i fattori coinvolti nello sviluppo e mantenimento delle relazioni codipendenti (Wright & Wright, 1991). Sebbene un filone di ricerca evidenzi una certa sovrapposizione tra codipendenza e sintomi del disturbo dipendente di personalità e del disturbo borderline di personalità, ulteriori prove sembrano suggerire che la codipendenza costituisca un costrutto psicologico distinto (Knapek et al., 2017).
Come si manifesta la codipendenza
I codipendenti cercano di prendersi cura di una persona in difficoltà, ma la cura diventa per loro compulsiva e “necessaria”. Una moglie, ad esempio, può coprire il marito con dipendenza da alcol; una madre può imbastire scuse per un figlio che marina la scuola; un padre può “muovere le fila” per evitare che il figlio paghi le conseguenze di un comportamento delinquenziale.
Questi ripetuti tentativi di salvataggio permettono all’individuo bisognoso di continuare a seguire un percorso distruttivo e diventare ancora più dipendente dalla cura del suo benefattore. Man mano che questa dipendenza aumenta, il codipendente sviluppa un senso di soddisfazione per “l’essere necessario”.
Una relazione basata sulla codipendenza risulta sbilanciata e disfunzionale, in quanto non tiene conto dei bisogni di entrambi gli individui coinvolti e non consente ad entrambi di sviluppare la propria identità e i propri obiettivi di vita. Nella codipendenza, infatti, uno dei due partner può sacrificare bisogni e desideri per compiacere il partner (Lampis et al., 2017). In una relazione sana, al contrario, entrambi gli individui hanno un senso di autonomia e indipendenza e sono in grado di preservare la propria identità pur mantenendo un legame affettivo reciproco.
Sebbene – come si è detto – la ricerca non abbia delineato una chiara concettualizzazione teorica della codipendenza, generando controversie e dibattiti ancora aperti nella comunità scientifica internazionale, una revisione sistematica ha individuato alcune manifestazioni tipiche della codipendenza (Dear et al., 2004):
- Focalizzazione esterna: il focus dei codipendenti è rivolto alle altre persone, ai loro bisogni e sentimenti, e alle attività esterne piuttosto che ai propri sentimenti e bisogni. Gli autori ipotizzano che, concentrandosi su stimoli esterni, i codipendenti evitino emozioni vissute soggettivamente come “scomode” e conflitti interiori.
- Auto-sacrificio: i codipendenti si prendono cura dei bisogni altrui a scapito dei propri. La loro autostima si basa sull’approvazione e la convalida degli altri, il che li porta spesso a trascurare i propri bisogni.
- Controllo: l’autocontrollo (ad esempio, il controllo delle proprie emozioni) e il controllo delle altre persone consente ai codipendenti di sentirsi più sicuri. Essi tendono a credere che gli altri siano incapaci di prendersi cura di se stessi e che, quindi, debbano assumersi la responsabilità per loro.
- Vincolo emotivo: i codipendenti reprimono i propri bisogni e sentimenti per evitare di turbare gli altri. Hanno la tendenza a compiacere gli altri e trovano difficile dire “no”.
D’altro canto, i partner destinatari di cure e attenzioni dei codipendenti possono sentirsi accettati così come sono, ad esempio con la loro dipendenza e le loro malattie fisiche o mentali. Il supporto ricevuto dal partner codipendente riduce lo stress e le pressioni percepite dall’esterno e consente di sperimentare una relazione così intensa da soddisfare bisogni normalmente soddisfatti da più relazioni strette (Wegscheider-Cruse & Cruse, 2012).
Questa dipendenza reciproca può rendere la relazione codipendente resistente al cambiamento e difficile da interrompere, sebbene potenzialmente dolorosa e violenta. Non è insolito, infatti, che uno o entrambi i partner possano sentirsi intrappolati.
La codipendenza può assumere diverse forme, configurandosi, ad esempio, in un carico eccessivo di responsabilità domestiche, finanziarie, in abusi fisici o psicologici (Bacon et al., 2020).
Cause della codipendenza
La codipendenza è un pattern di atteggiamenti e comportamenti appresi che può derivare da modelli comportamentali passati codipendenti e difficoltà emotive (Mellody, 2003). Se ricerche iniziali associavano la codipendenza alla convivenza con una persona con disturbo da uso di alcol (Bacon et al., 2020), gli esperti suggeriscono attualmente che la codipendenza può essere associata ai seguenti fattori di rischio:
- relazioni genitoriali disfunzionali, con figure genitoriali emotivamente o fisicamente inaccessibili, egocentriche o, di converso, iperprotettive che non consentono lo sviluppo di un attaccamento sicuro adulto/bambino;
- figure genitoriali abusanti o trascuranti;
- genitori con problemi di dipendenza, patologie mentali o fisiche croniche rispetto alle quali il futuro codipendente ha assunto da bambino un ruolo precoce di caregiver.
Come curare la codipendenza
La codipendenza può danneggiare il benessere emotivo e le relazioni di chi la sperimenta, creando schemi di pensiero e comportamento in cui i propri bisogni emotivi vengono sistematicamente trascurati. Sebbene la codipendenza non sia considerata un disturbo mentale, può avere un impatto sulla salute mentale delle persone.
Riconoscere che le relazioni che si stanno vivendo sono disfunzionali e cercare aiuto professionale può aiutare a individuare quegli schemi maladattivi sottostanti alle nostre relazioni e modificarli. La psicoterapia cognitivo comportamentale costituisce un valido supporto per interrompere il circolo vizioso della codipendenza, stabilendo limiti nella ricerca di approvazione, lavorando sull’autostima, sulla propria identità e sul proprio senso di sicurezza.
- American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.).
- Bacon, I., McKay, E., Reynolds, F. et al. (2020). The Lived Experience of Codependency: an Interpretative Phenomenological Analysis. Int J Ment Health Addiction 18, 754–771 . https://doi.org/10.1007/s11469-018-9983-8
- Cotton, N. S. (1979). The familial incidence of alcoholism: a review. Journal of Studies on Alcohol, 40(1), 89–116.
- Dear, G.E., Roberts, C., & Lange, L. (2004). Defining codependency: A thematic analysis of published definitions. In S. Shohov (Ed.) Advances in Psychology, Volume 34 (189 – 205). New York, United States of America: Nova Science Publishers.
- Knapek, E., Balazs, K., & Szabo, I. K. (2017). The substance abuser’s partner: Do codependent individuals have borderline and dependent personality disorder? Heroin Addiction and Related Clinical Problems, 19(5), 55-62
- Lampis, J., Cataudella, S., Busonera, A., & Skowron, E. A. (2017). The role of differentiation of self and dyadic adjustment in predicting codependency. Contemporary Family Therapy, 39(1), 62-72.
- MacDonald, D. E. (1956). Mental disorders in wives of alcoholics. Quarterly Journal of Studies on Alcohol, 17(2), 282
- Mellody, P. (2003). Facing Codependence: What It Is, Where It Comes from, How It Sabotages Our Lives. Harper & Row
- Price, G. M. (1945). A study of the wives of 20 alcoholics. Quarterly Journal of Studies on Alcohol, 5(4), 620–627
- Wegscheider-Cruse, S. & Cruse, J. (2012). Understanding Codependency, Updated and Expanded: The Science Behind It and How to Break the Cycle. Simon and Schuster
- Wright, P. H., & Wright, K. D. (1991). Codependency: addictive love, adjustive relating, or both? Contemporary Family Therapy, 13(5), 435–454.