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Comprendere le Teorie del Complotto: psicologia e tratti personologici

Cosa sono le teorie del complotto e da cosa dipendono? Quali sono le motivazioni che spingono una persona al complottismo?

Di Fiamma Fenili

Pubblicato il 02 Gen. 2024

Cosa sono le teorie del complotto?

Le teorie del complotto rappresentano narrazioni fondate su informazioni false, che suggeriscono la collaborazione di più attori con intenti malevoli. Queste teorie costituiscono tentativi di spiegare le ragioni profonde di eventi rilevanti nel contesto sociale e politico, tramite l’affermazione di complotti segreti che coinvolgono due o più entità di potere (Agradi, 2023). 

Le teorie del complotto subiscono l’influenza della disinformazione, infatti bisogna considerare che tutti i giorni assistiamo alla divulgazione di contenuti che rapidamente acquisiscono notorietà, e che quindi diventano popolari e altamente contagiosi. Riguardo a questo fenomeno assume un ruolo importante il concetto di immunità mentale, ovvero una difesa cognitiva che fa sì che le persone siano più abili nel riconoscere e respingere la disinformazione. Persone con una buona immunità mentale saranno in grado velocemente di identificare le informazioni errate, e quindi di resistere a ciò che è inesatto e nocivo, riducendo così il rischio di investire tempo, energia e risorse finanziarie in idee che sono dannose e fuorvianti, promuovendo il pensiero critico e le decisioni informate (Naldi, 2023). 

Cosa spinge le persone a credere alle teorie del complotto?

Coloro che facilmente credono alle teorie del complotto tendono ad avere esigenze di significato e controllo. 

Queste persone trovano in queste teorie una rassicurazione al loro stato di confusione in riferimento a determinati eventi, che per loro sono difficili da comprendere o che sono mal spiegati dalle informazioni disponibili. In questo contesto, quindi, le teorie del complotto forniscono un senso di chiusura, controllo e sicurezza. 

Un altro fenomeno che porta al complottismo è il senso di appartenenza e superiorità. L’aspirazione a considerare la propria comunità come superiore alle altre è un bisogno cruciale per coloro che sono inclini alle teorie del complotto. Queste teorie attraggono principalmente coloro che si percepiscono emarginati dalla società, privati di relazioni soddisfacenti e insoddisfatti della propria vita.

Un ulteriore fattore che spinge le persone a credere alle teorie del complotto sono le relazioni sociali. Le motivazioni legate all’identità sociale possono far aderire al contenuto di una teoria del complotto specifica, mentre il desiderio di sentirsi unici spingerebbe gli individui a credere maggiormente a teorie del complotto più generali su come funziona il mondo (Agradi, 2023).

Le persone che credono nelle teorie del complotto tendono ad avere un maggiore bisogno di unicità, che riflette il loro desiderio di distinguersi da altri individui e gruppi, e ad avere poca fiducia generale nelle istituzioni e nelle autorità (Pummerer, 2022). 

Cosa pensano i complottisti?

Le persone che credono nelle teorie del complotto sostengono che le spiegazioni dei veri eventi siano diverse da quelle comunicate dalle fonti ufficiali. Per questo motivo, a volte mettono in discussione anche le norme ingiuntive (ovvero quelle che ci dicono cosa dovremmo fare, ciò che la maggior parte delle persone approva o disapprova) legate a questa spiegazione.

Ad esempio, sostenendo che il COVID-19 è una bufala, le persone che credono in queste teorie complottiste hanno messo in discussione la norma ingiuntiva secondo la quale si dovrebbe cercare di ridurre il contatto e indossare mascherine nei luoghi pubblici, con conseguente riduzione dei comportamenti da adottare per evitare il contagio.

Le teorie del complotto mettono in dubbio anche le istituzioni e le autorità. Ciò può avvenire in modo diretto, accusando scienziati e istituzioni ufficiali di negligenza, come nel caso delle teorie complottiste secondo cui il COVID-19 è una finzione, oppure in modo molto sottile, offrendo una spiegazione alternativa degli eventi e sostenendo che tutte le altre spiegazioni sono sbagliate. 

Il comportamento non normativo dei complottisti ha due aspetti: uno è la diminuzione dei comportamenti che riflettono la norma sociale esistente, e l’altro è l’aumento dei comportamenti ignorati dalla maggioranza. Tra le persone che credono nelle teorie del complotto emergono nuove norme che diventano parte della loro realtà sociale. Queste nuove norme si sviluppano spesso attorno a figure popolari (Pummerer, 2022). 

Tratti personologici dei complottisti

Un ulteriore fattore che influenza le persone a credere a queste teorie riguarda la loro personalità. Uno studio (Bowes et al., 2023) ha individuato alcuni tratti personologici correlati a una maggiore tendenza cospiratrice. 

Il primo è il senso di antagonismo verso gli altri e la tendenza manipolatoria, il secondo invece riguarda gli alti livelli di paranoia e sospettosità, talvolta legati a pensieri insoliti e convinzioni magiche. Abbiamo poi l’insicurezza, l’instabilità emotiva e l’introversione, in particolare nei soggetti evitanti e timorosi di instaurare relazioni sociali, e infine l’impulsività, l’egocentrismo e l’eccentricità, che sono spesso legati ad un bisogno narcisistico di far vedere di essere in possesso di “conoscenze segrete” che nemmeno gli esperti hanno (Agradi, 2023).

Cosa comporta il complottismo?

Le teorie del complotto non consistono solo nella credenza in una diversa realtà fattuale, ma si accompagnano e si traducono in una diversa realtà sociale. Questa realtà sociale è caratterizzata da una tendenza al bisogno di distinguersi e alla sfiducia nelle società, da una diversa percezione delle norme descrittive, dalla messa in discussione delle norme ingiuntive relative a specifici comportamenti presi di mira dalle teorie del complotto, da una minore fiducia nelle istituzioni e nelle autorità tradizionali e da nuove norme tra le persone (Pummerer, 2022).

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