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I pericoli del multitasking e la virtù della solitudine

Il multitasking impatta negativamente sulle nostre vite, ritagliarsi del tempo da soli aiuta a fermarsi e rifocalizzare gli obiettivi

Di Micol Agradi

Pubblicato il 28 Ago. 2023

L’accelerazione tecnologica

La tecnologia ha indubbiamente inaugurato il progresso in una miriade di modi, ma non senza costi da pagare. La costante accelerazione a cui ha portato ha alterato in modo radicale il nostro rapporto con il tempo, con lo spazio e i ritmi di lavoro (Benzoni, 2017). La nostra quotidianità, sia lavorativa che privata, è sempre più segnata dalla velocità, tant’è che non di rado lamentiamo la mancanza di tempo nelle nostre vite. Negli ambienti di lavoro le persone sono inondate da un flusso incessante di e-mail, riunioni e distrazioni che sembrano non lasciare scampo, in una continua modalità multitasking. A questo proposito, Eric Schmidt, ex CEO di Google, ha condiviso una preoccupazione con il mondo: “Ogni due giorni, creiamo tante informazioni quante ne abbiamo create dagli albori della civiltà fino al 2003. Passo la maggior parte del mio tempo supponendo che il mondo non sia pronto per la rivoluzione tecnologica che avverrà presto”.

Sulla scia di questa considerazione, siamo davvero in grado di elaborare il volume di informazioni, stimoli e distrazioni che ci arrivano ogni giorno?

I pericoli del multitasking sul benessere psicologico

Un volume significativo di ricerche ha cercato di indagare l’impatto dell’assalto di informazioni sul nostro funzionamento cognitivo ed emotivo e, dunque, sul nostro benessere psicologico.

Nel libro “Your Brain at Work”, David Rock (2009) spiega che le prestazioni possono diminuire fino al 50% quando una persona si concentra su due attività mentali contemporaneamente e che le distrazioni ridurrebbero la capacità del cervello di filtrare le informazioni irrilevanti nella memoria di lavoro. Di fatto, il bombardamento di informazioni consumerebbe la nostra attenzione in un vero e proprio circolo vizioso: una certa ricchezza di input creerebbe contemporaneamente povertà di attenzione e necessità di allocare quella rimanente in modo efficiente tra la stessa sovrabbondanza di informazioni che potrebbero consumarla. Come nota Nicholas Carr (2010), l’esposizione ripetuta ai media online richiede un cambiamento cognitivo da un’elaborazione intellettuale più profonda, come il pensiero focalizzato e critico gestito dall’ippocampo, a processi veloci di pilota automatico, come la scrematura e la scansione della corteccia prefrontale. In altre parole, stiamo scambiando la velocità per l’accuratezza e diamo priorità al processo decisionale impulsivo rispetto al giudizio deliberato.

La realtà, però, è che ci illudiamo di poter lavorare in modalità multitasking. Il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali, perché il tipo di spostamento rapido e continuo che operiamo con esso fa sì che il cervello bruci il combustibile così rapidamente da sentirci esausti e disorientati anche dopo breve tempo. Di fatto, il multitasking compromette non solo il nostro funzionamento cognitivo, ma anche il nostro benessere emotivo. Lo stress ci accompagna in ogni momento delle nostre giornate con stati di ansia più o meno forti e difficoltà nel sonno. La presenza nella nostra quotidianità dei dispositivi digitali ha notevolmente contribuito ad accentuare questa condizione. Di fatto, la biologia del nostro cervello non consente una vita settata in multitaksing e, quando proviamo a vivere in questa modalità, il conto da pagare è piuttosto salato.

La virtù della solitudine e i benefici sulla concentrazione

Non esiste una soluzione miracolosa per risolvere i complessi problemi introdotti dall’era dell’informazione, ma ci sono alcuni buoni punti di partenza. Uno di questi è la solitudine: fare un passo indietro dal rumore del mondo è essenziale per rimanere concentrati e focalizzare i propri pensieri, soprattutto perché ciò costituisce un vantaggio competitivo nel mondo di oggi. Ecco alcuni pensieri su come rimanere concentrati sul lavoro.

Crearsi dei momenti di solitudine nella propria giornata

Programmare periodi di 15 minuti di solitudine durante le proprie giornate di lavoro, esattamente come si farebbe per una riunione o un appuntamento, è utile a ritagliarsi dei momenti in cui non siamo impegnati o distratti da altro. Se trascorriamo l’intera giornata lavorativa rispondendo alle e-mail, nella nostra mente rimarrà poco spazio per riflettere intensamente, compromettendo i nostri processi decisionali.

Analizzare dove è meglio spendere il proprio tempo

Spesso la maggior parte di noi non sfrutta al meglio la propria energia perché non ha dedicato sufficiente tempo per focalizzare e perseguire le proprie priorità.

Non assecondare le distrazioni

I social media e le possibilità illimitate di Internet ci inducono a cliccare su collegamenti che ci portano a un altro video o articolo. Per non seguire il flusso continuo di tali distrazioni, è bene riconoscere i modi in cui Internet ci attira, intervenendo attraverso la disconnessione dei propri account sui social media e bloccando determinati siti Web durante l’orario di lavoro.

Non essere troppo impegnati per imparare a essere meno impegnati

Uno dei motivi principali per cui facciamo fatica a concentrarci è perché riempiamo le nostre giornate con troppi impegni, dando costantemente priorità alle attività urgenti rispetto a quelle importanti. Al contrario, sarebbe importante non lasciare che il ritmo del lavoro ostacoli le buone opportunità di sviluppo personale.

Crea un elenco di “smetti di fare”

La solitudine ci dà lo spazio per riflettere su dove è meglio spendere il nostro tempo chiarendoci, ove possibile, a quali riunioni dovremmo smettere di partecipare e quali inviti dovremmo educatamente rifiutare. Per alcuni di noi potrebbe essere utile stilare una lista degli impegni e delle cattive abitudini a cui iniziare a sottrarsi.

Conclusione

Nonostante la quantità di informazioni a cui siamo esposti abbia reso più difficile che mai concentrarsi, le opportunità per concentrarsi intorno a noi sono ancora molte. L’importante è allora concedersi la possibilità di riconoscerle e credere che il beneficio della concentrazione valga la pena essere una priorità nelle nostre vite.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Benzoni, S. (2017). Figli fragili, Bari-Roma, Laterza.
  • David, R. (2009). Your brain at work. Strategie for overcoming distraction, regaining focus and working smarter all day long. Harper Business.
  • Erwin, M. (2017). In a Distracted World, Solitude Is a Competitive Advantage. Harvard Business Review.
  • Nicholas, C. (2010). Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Pannozzo, D. (2021). La mindfulness come antidoto al multitasking. State of Mind.
  • Russo, F. (2023). Non siamo fatti per essere multitasking: ecco il costo dell’economia dell’attenzione. Agenda Digitale.
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