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La vulvodinia: dolore invisibile e impatto psicologico

La vulvodinia è una condizione che incide profondamente sulla qualità della vita, sulla sfera sessuale e sul benessere psicologico

Di Redazione

Pubblicato il 20 Nov. 2025

Che cosa è la vulvodinia?

La vulvodinia è un disturbo caratterizzato da “bruciore e/o dolore persistente all’ingresso della vagina e nella zona che la circonda, la vulva, senza che sia presente alcun segno o lesione visibile che lo giustifichi”. Di fatto è una sindrome cronica (con sintomi che perdurano almeno tre mesi) dolorosa, complessa e debilitante che impatta in maniera significativa sulla qualità della vita della persona. 

Il sintomo del disturbo è un dolore persistente, che viene descritto come fitte, scosse e/o intenso bruciore nella zona vulvare ma che può irradiarsi anche ai glutei, all’ano e all’interno delle cosce.

Nel caso della vulvodinia, il dolore può insorgere spontaneamente o a seguito di uno stimolo, come ad esempio durante un rapporto sessuale, o in seguito all’utilizzo di tamponi vaginali. Nello specifico, è possibile differenziare diverse condizioni di vulvodinia a seconda della localizzazione del dolore nella vulva (generalizzato o circoscritto), alla modalità con cui si presenta (in concomitanza di uno stimolo, spontaneo o misto), al mantenimento della sensazione di dolore nel tempo (intermittente, persistente, ritardato).

Spesso la condizione di vulvodinia viene sottovalutata e/o non riconosciuta, nonostante  secondo gli studi può colpire dal 7 al 15% delle donne. Le stesse persone che ne soffrono rischiano di non averne adeguata consapevolezza, vittime dello stigma e di una scarsa informazione riguardo questa problematica. Frequentemente le donne che vedono non diagnosticato adeguatamente il loro disturbo, possono sentirsi poco comprese di fronte alla minimizzazione dei loro sintomi; di conseguenza emerge anche il timore di non essere credute dai medici nell’esprimere le proprie difficoltà somatiche. Oppure si possono trovare di fronte a un lungo processo diagnostico e terapeutico, sottoposte a svariati test e approfondimenti prima di poter dare un nome al disturbo. Di conseguenza può emergere frustrazione e sfiducia verso il personale medico, con il rischio di abbandono delle cure specialistiche.

Vulvodinia e qualità della vita

Convivere con una condizione patologica caratterizzata da dolore cronico, come la vulvodinia, significa far fronte a difficoltà su molteplici livelli. In primis, la gestione del dolore cronico, che può impattare in semplici situazioni quali il rimanere sedute per troppo tempo e percepire ulteriori limitazioni e sofferenza fisica nelle attività quotidiane. A livello psicosessuale le donne con vulvodinia, possono sentirsi inadeguate e autocolpevolizzarsi per la presenza stessa del sintomo doloroso che inibisce il desiderio, l’eccitazione e la soddisfazione sessuale.  Le difficoltà nella sfera sessuale possono poi riflettersi nella sfera relazionale, e viceversa, con evidenti problematiche nel momento in cui il partner si manifesta come iperprottettivo o negativo/ostile rispetto alla difficoltà della donna (Pukall et al., 2016). In tal caso, è più probabile che si manifestino sintomi depressivi, insoddisfazione sessuale e un peggioramento del benessere mentale. Inoltre spesso le donne affette da vulvodinia sperimentano una solitudine anche a livello assistenziale, poichè le cure non sono coperte dal sistema sanitario nazionale, con spese spesso poco sostenibili dalle pazienti. 

Aspetti psicologici della vulvodinia

Alla luce dei cambiamenti psicofisici che la vulvodinia induce nella vita della persona, quest’ultima si ritrova a vivere un momento maggiore vulnerabilità psicologica. Fra le complicazioni psichiche vi sono ansia, depressione, difficoltà nel rapporto di coppia e peggioramento della qualità della vita. I vissuti emotivi delle pazienti sono molteplici, e tra i più frequenti si riscontra ansia, rabbia, paura, depressione. L’ansia è spesso presente nelle donne affette da vulvodinia, e i sintomi ansiosi possono essere caratterizzati dalla catastrofizzazione e timore di perdita di controllo di fronte all’incertezza di quando e come si potrebbe manifestare il dolore. Di conseguenza si osserva un’ipervigilanza ai  segnali corporei e al dolore, così come l’evitamento di specifiche situazioni e/o ipercontrollo nel programmare impegni quotidiani nel tentativo di contrastare l’imprevedibilità dell’insorgenza e dell’evoluzione del dolore. D’altro canto, possono altresì insorgere sindromi depressive, caratterizzate da umore deflesso, perdita di speranza, pessimismo e visione negativa del futuro, diminuzione dell’autostima e del proprio valore personale e autocolpevolizzazione; in questo caso il disturbo condiziona in modo peggiorativo l’immagine di sè. La rabbia e la frustrazione possono predisporre all’abbandono delle cure, con scarsa fiducia nel personale sanitario. Inoltre, come già evidenziato la vulvodinia può impattare anche sulla relazione di coppia e sulla vita psicosessuale della persona: provare dolore durante i rapporti sessuali può portare all’evitamento dell’intimità fisica e a un aumento della distanza emotiva, frustrazione, colpevolizzazioni e calo dell’autostima, anche a seconda delle modalità di risposta e di supporto emotivo del partner. Affrontare la vulvodinia significa anzitutto ricevere una corretta diagnosi a seguito di specifici approfondimenti medico-specialistici; d’altro canto il trattamento deve inevitabilmente implicare un approccio mutidisciplinare (medico, psicologico individuale e di coppia, fisioterapico-riabilitativo) al fine di dare risposta a una condizione di dolore cronico che va riconosciuta e trattata nella sua complessità.  

La vulvodinia: una ferita invisibile – Evento online  

Riferimenti Bibliografici
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