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Dipendenza affettiva: capire quando l’amore diventa bisogno e perdita di sé

La dipendenza affettiva è una condizione psicologica disfunzionale che trasforma l’amore in bisogno, alimentando la paura dell’abbandono e la perdita di sé

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 07 Nov. 2025

Che cosa è la dipendenza affettiva?

Anche se attualmente la dipendenza affettiva non è riconosciuta come una vera e propria diagnosi, ovvero non fa parte dei manuali diagnostico-statistici come disturbo vero e proprio, ciò non significa che non sia una condizione patologica e disfunzionale che causa sofferenza e difficoltà nella vita della persona. 

Alcuni autori definiscono la dipendenza affettiva (in inglese, “Love Addiction”) come “un pattern comportamentale maladattivo, caratterizzato da un eccessivo interesse verso il proprio partner, che può causare una perdita di controllo da parte dell’individuo e, nonostante la consapevolezza dei problemi all’interno della relazione, continuare a farne parte” (Antonelli, 2022). Nella dipendenza affettiva, gli sforzi sono tutti volti a mantenere vivo il legame seppure sia patologico e vi siano conseguenze negative a vari livelli. La persona dipendente affettiva sperimenta angoscia all’idea di perdere la persona amata e il bisogno di continuare ad aggrapparsi ad essa, nonostante la consapevolezza degli effetti negativi.

Per la persona che soffre di dipendenza affettiva, l’assenza del partner causa sofferenza, senso di vuoto, ansia, depressione, rabbia, craving, bisogno di cercare e vedere l’altro. Più o meno gradualmente si assiste a un pericoloso abbandono dei propri spazi e tempi personali, in termini di hobby, attività sociali e persino lavorative nella persona che ne è vittima, con conseguenti isolamento e dedizione verso il partner pressoché totale. 

La paura di non essere abbastanza, di perdere l’approvazione (bassa autostima) e di essere abbandonati è alla base della dipendenza affettiva, che espone dunque all’altissimo rischio di rimanere intrappolati in relazioni tossiche e abusanti (Reynaud et al., 2010). La persona diviene dunque ipersensibile e ipervigilante per il timore della rottura della relazione: i comportamenti della persona con dipendenza affettiva oscillano tra atteggiamenti e comportamenti controllanti (es. geolocalizzare dove si trova l’altro, controllo del telefono, etc) e azioni sacrificali o atteggiamenti estremamente disponibili, volti a stabilire e mantenere la certezza della vicinanza stabile del partner. Questo allo scopo di allontanare la possibilità di un abbandono e della rottura della relazione (Antonelli, 2022; Gori et al., 2023). Possono emergere anche vissuti di rabbia e frustrazione verso l’altro, che anche se espressi esplicitamente sono spesso seguiti da ansia abbandonica, innescando nel dipendente affettivo atteggiamenti di riavvicinamento all’altro con l’obiettivo di prevenire o riparare la rottura della relazione. 

Incastri problematici nella dipendenza affettiva

La letteratura sulle caratteristiche delle relazioni nei casi di dipendenza affettiva evidenziano l’esistenza di molteplici e diverse tipologie di legami di coppia altamente disfunzionali (Antonelli, 2022). 

Il primo esempio può essere l’incastro problematico tra la persona con dipendenza affettiva e il/la partner con tratti (o diagnosi vera e propria) di narcisismo patologico. In questo caso, il dipendente affettivo ricerca una figura apparentemente forte, protettiva e sicura: precisiamo che nel caso del narcisismo questo aspetto di sicurezza e padronanza risulta solo apparente e gestito in modo maladattivo. Il dipendente affettivo si illude di poter ottenere protezione e di compensare il senso di vuoto, si aggrappa strenuamente all’altro per timore abbandonico di rimanere solo, a volte persino accettando condizioni fisicamente e psicologicamente abusanti, manipolatorie e umilianti. Il narcisista, in costante necessità di ammirazione e attenzione per nutrire (in modo disfunzionale) la propria autostima, realizza le proprie condizioni ideali nell’incastro con il dipendente affettivo che va a soddisfare tali bisogni a qualunque costo. 

Un altro incastro problematico è rappresentato dai cosiddetti “amori briciola”, ove si assiste a un pesante sbilanciamento nella relazione e uno dei due partner accetta per lungo tempo di permanere in una relazione trascurante, fatta di briciole di tempo e di affetto, ad esempio ritagli di tempo rubati nell’ambito di una relazione extraconiugale. Infine, un altro esempio può essere quello di una relazione tra “co-dipendenti”: in questa situazione la persona con dipendenza affettiva decide di legarsi e mantenere la relazione con un partner affetto da una dipendenza patologica, come ad esempio alcolismo, dipendenza da sostanze, gioco d’azzardo. Nella co-dipendenza, una persona che si percepisce come indispensabile, sacrifica i propri bisogni per occuparsi di un’altra, spesso vista come bisognosa di aiuto; nel ruolo primario di soccorritore e accudente, colui che si sacrifica e si rende iperdisponibile, trascura i propri bisogni pur di mantenere la relazione (Wegscheider-Cruse & Cruse, 2012). 

Bias e scorciatoie mentali maladattive nella dipendenza affettiva

Molto spesso, chi soffre di dipendenza affettiva mette in atto in modo inconsapevole alcune strategie di coping (cioè modi di pensare e di agire) che risultano disadattive, poiché mantengono la relazione problematica oltre che la sofferenza della persona. 

Ad esempio, la minimizzazione consiste nel ridimensionare l’impatto dei comportamenti abusivi/umilianti del partner e delle conseguenze sul sé, sino ad arrivare alla vera a propria negazione del problema nella sua gravità. In tal senso, può innescarsi il pericoloso meccanismo della giustificazione del partner e dell’ autocolpevolizzazione. Ad esempio, la scarsa disponibilità dell’altro diviene una conferma della propria inadeguatezza: “non mi rispetta perché sono io che non vado bene”; segue a ruota l’autosacrificalità come strategia di garanzia anti-abbandonica (“Solo se io soddisferò a pieno i suoi bisogni e i suoi desideri, posso sperare che non mi abbandonerà”). Il fulcro è la percezione di uno scarso valore di sé, con bassi livelli di autostima che portano la persona con dipendenza affettiva anche a divenire controllante in relazione alla possibilità di allontanamento e infedeltà del partner. La rottura della relazione è inimmaginabile, un dramma da evitare a qualunque costo.  

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