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Benessere psicologico: pensare al futuro, tra guerra e pandemia

Da diversi studi è emerso che lo stile di vita conta molto più della genetica nel determinare lo stato di salute complessivo e il benessere psicologico

Di Claudia Iraso, Maria Chiara Trovato, Paolo Soraci, Carla Di Bernardo, Luca Orati, Eleonora Guaitoli

Pubblicato il 10 Ott. 2022

Aggiornato il 14 Ott. 2022 12:48

La teoria del benessere psicologico propone che esso dipenda dall’esperienza precoce e dalla personalità sottostante, ma le esperienze quotidiane, se sono positive possono aiutare a mantenere un buon livello di benessere psicologico, se sono negative, invece, ne riducono i livelli, portando a scarsi risultati di salute.

 

 Sono numerosi gli studi condotti sul “benessere psicologico (PWB)”, da poter affermare che a garantire una vita equilibrata non sono solo le condizioni di salute, il reddito e lo status sociale, ma soprattutto gli indicatori soggettivi del benessere, ovvero valutazioni che gli individui stessi esprimono sulla percezione del proprio stato di salute, sul grado di soddisfazione espresso per quanto riguarda i risultati conseguiti e le prospettive future (Biswas-Diener et al., 2001).

Le componenti edonica ed eudaimonica del benessere psicologico

A tal proposito si possono distinguere due aspetti importanti del benessere psicologico.

Il primo, è il “benessere edonico”, basato sul concetto che la felicità scaturisca dalla soddisfazione personale e dalla massimizzazione del piacere. Questo aspetto del benessere psicologico viene definito come benessere soggettivo (Diener, 2000) e viene considerato il principale indice di valutazione per la felicità umana, attraverso la valutazione di tre fattori fondamentali: presenza di emozioni positive, assenza di emozioni negative e massima soddisfazione nella vita (De Vivo & Lumera, 2020). Il benessere edonico è costituito da due componenti: una affettiva (alto= affetto positivo e basso= affetto negativo) e l’altra cognitiva (soddisfazione per la vita). Ne deriva, che elevati livelli di affetto positivo e soddisfazione per la vita provochino felicità (Carruthers & Hood, 2004).

Oltre al benessere edonico, esiste anche il “benessere eudaimonico” che intende la felicità come realizzazione del proprio autentico potenziale come essere umano (De Vivo & Lumera, 2020).

Il filone della felicità eudaimonica si è affermata grazie agli studi di Ryff e Singer (1998, 2000, 2004) che hanno introdotto un approccio multidimensionale costituito da sei tipi di benessere psicologico: auto-accettazione (che riflette l’atteggiamento positivo dell’intervistato nei confronti di sé stesso), padronanza ambientale (che indica che la persona fa un uso efficace delle opportunità e ha un senso di padronanza nella gestione dei fattori e delle attività ambientali, inclusa la gestione degli affari quotidiani e creare situazioni a beneficio dei bisogni personali), relazioni positive con gli altri (che riflette l’impegno della persona in relazioni significative con gli altri che includono empatia reciproca, intimità e affetto), crescita personale (che indica che la persona accoglie nuove esperienze e riconosce il miglioramento del comportamento e di sé nel tempo), scopo nella vita (che riflette il forte orientamento all’obiettivo e la convinzione della persona che la vita abbia un significato) e autonomia (che riflette il forte orientamento all’obiettivo e la convinzione della persona che la vita abbia un significato). Attraverso questo diverso approccio c’è stato uno spostamento di attenzione da un benessere inteso come ricerca di piacere ad un concetto di felicità intesa in senso più ampio, quindi sia come sviluppo delle potenzialità individuali, che come integrazione nella società (Ryff e Singer 1998, 2000, 2002, 2004).

Benessere psicologico e stile di vita

Le teorie del benessere psicologico generalmente si concentrano sulla comprensione della sua stessa struttura e delle dinamiche (cioè le cause e le conseguenze della Psychological Well-being, PWB). Inoltre, la scomposizione del benessere psicologico in componente edonica ed eudaimonica ed il modello di Carol Ryff sono teorie ampiamente accettate sulla struttura del benessere psicologico. Il benessere psicologico è relativamente stabile e viene influenzato sia dalle esperienze precedenti (inclusa, ad esempio, l’educazione precoce) che dalla personalità sottostante.

Da diversi studi è emerso che il nostro stile di vita conta molto più della genetica nel determinare lo stato di salute complessivo. Lo confermano “i telomeri”, particolari molecole del nostro organismo, in grado di dirci se siamo maggiormente predisposti a sviluppare una determinata malattia o meno, in quanto svolgono il fondamentale ruolo di “sentinelle della nostra salute”. La scienza considera l’accorciamento dei telomeri come un vero e proprio orologio biologico che determina la durata della vita di una cellula e dunque dell’organismo corrispondente. Questo accorciamento non è dovuto solo ad un processo di crescita naturale, ma è accelerato anche da stili di vita inadeguati e particolari condizioni psicologiche che creano le premesse per la comparsa di malattie e l’invecchiamento precoce. In particolare, lo stress viene considerato uno dei più grandi nemici dei telomeri (De Vivo & Lumera, 2020).

Le persone che vivono esperienze stressanti hanno maggiori probabilità di essere predisposte a disturbi dell’umore e d’ansia (Gladstone, Parker e Mitchell, 2004). Allo stesso tempo, però l’esposizione ad eventi estremamente traumatici può aiutare allo sviluppo della resilienza, proteggendo il benessere psicologico. È stato infatti osservato che personalità più forti e resilienti sono associate a telomeri più lunghi e che l’esposizione ad eventi estremamente traumatici può contribuire alla costruzione della resilienza e dunque alla protezione del benessere psicologico (De Vivo & Lumera, 2020).

Ad esempio, i bambini esposti a eventi moderatamente stressanti sembrano in grado di affrontare meglio i successivi fattori di stress (Khobasa & Maddi, 1999). Lo stesso impatto “inoculante” di eventi stressanti è stato osservato anche negli adulti che lavorano (Soloman, Berger e Ginsberg, 2007).

 Vi sono diverse prove che dimostrano che l’esposizione a lunghi periodi caratterizzati da stress legati al lavoro avrà un impatto negativo sul benessere psicologico. Quindi, mentre brevi periodi di avversità sono utili per lo sviluppo della resilienza, lo stress a lungo termine non contribuisce a mantenere il benessere psicologico dell’individuo, portando allo sviluppo di malattie cardiovascolari, problemi con il controllo della glicemia (es. diabete) e malfunzionamento del sistema immunitario (Chandola et al, 2008).

In sintesi, la teoria del benessere psicologico propone che esso dipenda dall’esperienza precoce e dalla personalità sottostante, ma le esperienze quotidiane, se sono positive possono aiutare a mantenere un buon livello di benessere psicologico, se sono negative, invece, riducono i livelli di benessere psicologico, portando a scarsi risultati di salute.

Il benessere psicologico nella società odierna

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. Di conseguenza, la salute sia fisica che mentale è data da fattori biologici, sociali e psicologici che possono influenzare in maniera negativa la qualità di vita degli individui. Diversi avvenimenti accaduti negli ultimi anni (es. guerre, crisi economiche, pandemie etc.), hanno influito sulla qualità della vita e sulla capacità delle persone, soprattutto in età adolescenziale, di riuscire a “pensare al futuro” in modo positivo, con conseguente aumento di situazioni patologiche quali ad esempio stati depressivi, ansia, suicidi, etc.

“Pensare al futuro” è una fondamentale caratteristica cognitiva umana che supporta gli individui nella visione di sé stessi (es., Ricci Bitti, P. E., & Zambianchi, M., 2012). Il pensiero futuro cambia nel corso dello sviluppo poiché fantasia e creatività occupano un ruolo di primo piano nel modellare quest’attività durante l’infanzia, mentre nell’età adulta avviene la pianificazione della vita familiare e professionale. Il pensiero futuro gioca un ruolo particolarmente importante nell’adolescenza, in quanto basato sulle rappresentazioni della realtà e costituisce la componente alla base della struttura dell’identità psicologica che agevola in modo progressivo la transizione verso l’età adulta, in cui gli adolescenti si trovano ad integrare i loro pensieri sul futuro con il loro presente, fissare obiettivi e decisioni che andranno ad influenzare le opportunità successive di vita. Un fallimento in questa fase dello sviluppo corrisponde ad un fattore di rischio significativo per l’abbandono scolastico, la delinquenza e gli esiti negativi della salute mentale. Sebbene i fattori individuali e le determinanti familiari vadano ad influenzare il pensiero futuro degli adolescenti, le contingenze epocali svolgono un ruolo molto importante nel modellare il modo in cui vengono visti gli scenari sociali futuri e i potenziali relativi risultati individuali.

A questo proposito, la visione del futuro degli adolescenti contemporanei a livello globale è apparsa come piuttosto cupa ed incerta.

In prima istanza basti pensare agli effetti della crisi socioeconomica iniziata nel 2008, in cui il Paese, incapace di crescere, alternando periodi di stagnazione e recessione economica, ha affrontato un lungo periodo d’impoverimento. Gli adolescenti che aspirano per il loro futuro ad un miglioramento economico rispetto alle generazioni precedenti e all’affermazione di un ruolo di successo all’interno della società appaiono scoraggiati rispetto al passato poiché nel corso degli ultimi anni questa prospettiva ha ricevuto un duro colpo. L’infrangersi di queste aspirazioni nella rappresentazione di una realtà deludente ha portato ad una visione più pessimistica del futuro, con evidenti ripercussioni sulla salute mentale. In seconda istanza, ad aggravare tale visione pessimistica, ci sono i cambiamenti climatici, percepiti come una minaccia sempre più imminente con conseguenti eventi meteorologici catastrofici e effetti del riscaldamento globale su ghiacciai, raccolti e zone costiere, oggi fenomeni evidenti e iniziative mondiali come Youth for Climate e Fridays for Future confermano quanto i giovani siano consapevoli del problema ambientale. In terza istanza la pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze come il lockdown e le successive chiusure scolastiche, hanno esposto gli adolescenti ad uno stress i cui effetti a lunga durata sull’attività mentale sono segnalati sempre di più a livello globale. Inoltre, il conflitto attualmente in corso in Ucraina, ha infranto la progressiva illusione che dopo la prima e la Seconda guerra mondiale il mondo occidentale fosse in qualche modo immune all’opzione della guerra come mezzo per risolvere le varie controversie, nonostante dopo la Seconda guerra mondiale le guerre in tutto il mondo non siano mai cessate. Inoltre, sono di fondamentale importanza anche i potenziali effetti traumatogeni di tali situazioni che sono amplificati dalla continua esposizione mediatica alla violenza e alla disperazione di questi contesti. È fondamentale il ruolo degli eventi per immaginare e plasmare gli scenari del proprio futuro. Ognuno di questi eventi ha generato un particolare fattore di rischio e il loro effetto cumulativo sulla salute mentale si prospetta come ancora più grave, soprattutto in termini di aumento delle manifestazioni psicopatologiche e impatto transgenerazionale (Paredes et al., 2021).

In conclusione, negli ultimi 15 anni, diversi fenomeni a livello globale hanno influito sul pensiero futuro della società, inducendo una visione pessimistica particolarmente atroce per le persone ed in modo particolare per gli adolescenti che, trovandosi in una fase di sviluppo delicata, sono maggiormente influenzati da tale visione futura rispetto a bambini e adulti.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Biswas-Diener R. & Diener E. (2001). Making the best of a bad situation: Satisfaction in the slums of Calcutta. Social Indicators Research. 55: 329–352
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  • De Vivo, I. & Lumera,D. (2020). Biologia della gentilezza. Le 6 scelte quotidiane per la salute, benessere e longevità. Mondadori Libri S.p.A., Milano.
  • Diener, E. (2000) Subjective wellbeing: The science of happiness and a proposal for a national index. American Psychologist, 55, 34-43.
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  • Seifert, T. A. (2005). The Ryff scales of psychological well-being. Assessment Notes.
  • Solomon, Z., Berger, R., Ginsberg, K. (2007). Resilience of Israeli body handlers: Implications of repressive coping style. Traumatology, 13, 64–74.
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