Con abilità visuo-spaziali si intende “la capacità di rappresentare, trasformare, generare e recuperare informazioni simboliche di tipo non linguistico” (Linn & Petersen, 1985).
Con cognizione spaziale si intende quell’insieme di abilità che permettono all’individuo di muoversi nello spazio, creando e memorizzando la rappresentazione mentale della propria posizione in relazione all’ambiente circostante (Kelncklen et al., 2012). Essa è importante per il corretto svolgimento di tutte le attività quotidiane e con l’avanzamento dell’età subisce un decremento funzionale, limitando la quotidianità dell’individuo (Head & Isom, 2010).
Apprendimento di nuovi ambienti
La conoscenza dell’ambiente può essere acquisita direttamente tramite la navigazione o indirettamente attraverso l’utilizzo di strumenti simbolici come i sistemi di navigazione o le mappe (Siegel & White, 1975), comportando differenze nelle dinamiche di acquisizione delle conoscenze spaziali. Ad esempio, il conoscere un ambiente tramite mappa porta a una migliore stima delle distanze in linea d’aria, mentre l’apprendimento tramite navigazione comporta stime più accurate circa le distanze effettive (Thorndyke & Hayes-Roth, 1982). Inoltre, ciascuna modalità di apprendimento spaziale implica nella rappresentazione mentale un particolare tipo di prospettiva, che può essere ‘route’ o ‘survey’ (Siegel & White, 1975). La prospettiva route è tipica della navigazione e si basa sulla variazione della posizione del corpo rispetto all’ambiente e sull’informazione visiva direttamente accessibile al soggetto. La prospettiva survey offre, invece, una visione dell’ambiente dall’alto, come nelle mappe, tenendo conto della posizione dei punti di riferimento o landmark. Ogni tipo di input utilizzato presenta, dunque, vantaggi e svantaggi che influiscono sulla performance.
Dalla letteratura emergono numerosi compiti specifici per testare l’apprendimento spaziale, tra cui il compito di pointing (Pazzaglia & Taylor, 2007) e il disegno di mappa, corretto con appositi software (GMDA, Gardony et al., 2016).
Apprendimento di nuovi ambienti nell’invecchiamento
È stato dimostrato che le abilità di apprendimento e memoria spaziale sono influenzate negativamente dall’invecchiamento (Meneghetti et al., 2012). La letteratura si è focalizzata principalmente su due questioni: quale formato possa facilitare l’apprendimento ambientale negli anziani e quali meccanismi cognitivi sottostanti siano coinvolti nelle rappresentazioni mentali che formano (Borella et al., 2015).
In generale, si è notato che le differenze legate all’età si assottigliavano quando il compito proposto era coerente con il formato e la prospettiva utilizzati nella fase di apprendimento (Copeland & Radvansky, 2007). Ad esempio, l’apprendimento di una descrizione spaziale dal punto di vista egocentrico seguita dal disegno di mappa comporta cambiamenti sia nel formato (da verbale a visuo-spaziale) sia nella prospettiva (da route a survey) che richiedono il coinvolgimento di più processi cognitivi come la memoria di lavoro. Ciò può almeno in parte spiegare le differenze di età, dal momento che le abilità fluide declinano con l’invecchiamento (Salthouse, 1994).
Da diversi studi emerge che gli anziani hanno prestazioni migliori quando le informazioni spaziali sono presentate in modo allocentrico, per cui la mappa risulta il formato che può facilitare maggiormente l’apprendimento ambientale in questa fascia di età (Yamamoto & DeGirolamo, 2012).
Per quanto riguarda i meccanismi cognitivi coinvolti nell’apprendimento ambientale, le abilità visuo-spaziali risultano cruciali nello spiegare la rappresentazione mentale spaziale formata (Fields & Shelton, 2006). Infatti, con abilità visuo-spaziali si intende “la capacità di rappresentare, trasformare, generare e recuperare informazioni simboliche di tipo non linguistico” (Linn & Petersen, 1985). Tali abilità sono competenze complesse e possono essere classificate in tre sotto-fattori che risentono dell’effetto età: i più anziani hanno prestazioni inferiori su percezione spaziale, visualizzazione spaziale e capacità di rotazione mentale.
Uno studio (Borella et al., 2014) ha indagato gli effetti legati all’età sulle abilità spaziali lungo l’arco di vita adulta: sono emersi effetti non lineari legati all’età per la visualizzazione spaziale e l’assunzione di prospettiva, mentre sono emersi effetti lineari per la rotazione mentale. Dunque, l’età ha un’influenza considerevole sulle abilità spaziali nell’arco di vita, ma i suoi effetti cambiano in funzione del compito spaziale considerato.
Inoltre, diversi studi dimostrano il coinvolgimento della memoria di lavoro visuo-spaziale, meccanismo cognitivo di base dedicato al mantenimento e all’elaborazione delle informazioni visuo-spaziali, sia nella memorizzazione del percorso che nella capacità di posizionare i landmark (Meneghetti et al., 2018).
Con l’invecchiamento si assiste, dunque, a un declino generale della memoria e dell’apprendimento spaziale, mentre le abilità visuo-spaziali sembrano declinare in modo eterogeneo. Le prestazioni degli anziani in compiti di apprendimento spaziale dipendono principalmente dall’interazione tra il tipo di formato presentato nella fase di apprendimento e il compito proposto.
A questo si aggiungono una serie di fattori individuali che possono influenzare la relazione tra età e prestazione spaziale, come le proprie preferenze e credenze (Hertzog & Dixon, 1994). Questi fattori vengono generalmente valutati tramite questionari di autovalutazione, come quelli presenti nella Batteria VS (De Beni et al., 2014). È emerso che preferenze e stili spaziali tendono a rimanere piuttosto stabili nell’arco di vita (Borella et al., 2014), mentre l’ansia provata durante gli spostamenti ambientali aumenta con l’avanzare dell’età ma non in maniera significativa ed è maggiore nelle donne, probabilmente per l’influenza della minaccia dello stereotipo che le porta a sentirsi meno abili in compiti spaziali rispetto agli uomini.
La relazione tra emozione e spazio non è ancora stata molto approfondita poiché si tende a separare i due domini, si ipotizza però che le risposte emotive allo spazio possano avere un ruolo nella navigazione dell’ambiente, migliorando il ricordo e l’accuratezza delle decisioni di direzione. Diversi studi sulla percezione spaziale in giovani adulti hanno dimostrato che il modo in cui percepiamo l’informazione spaziale è anche influenzato dai nostri sentimenti e/o stati corporei (Stefanucci et al., 2008; Ruotolo et al., 2018). Sarebbe, dunque, interessante indagare se le emozioni influenzino anche negli anziani le prestazioni in compiti di apprendimento spaziale, agendo da fattore di compensazione e confermando ulteriormente l’effetto positività.