expand_lessAPRI WIDGET

Il geropsicologo: ruolo e competenze

Il geropsicologo lavora con chi soffre di demenza tramite interventi rivolti ad anziano e caregivers per garantire una migliore qualità di vita al sistema

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 15 Dic. 2020

Aggiornato il 18 Dic. 2020 12:51

L’American Psychological Association (APA) ha pubblicato nel 2003, con una revisione nel 2014, le ‘linee guida per la pratica psicologica con gli anziani’ e riconosciuto nel 2010 la figura del geropsicologo professionale.

 

Il progresso medico e scientifico, le migliori condizioni igienico-sanitarie e il diffondersi di stili di vita sani hanno portato indubbiamente una migliore qualità di vita, con conseguente aumento dell’aspettativa di vita e progressivo invecchiamento della popolazione. D’altra parte, però, si assiste a un aumento dei tassi di prevalenza dei disturbi neurocognitivi (DNC, APA 2013): secondo quanto riporta il più recente World Alzheimer Report (Patterson, 2018), attualmente nel mondo ci sono circa 50 milioni di persone con questa patologia e si prevede che entro il 2050 i casi saliranno a 152 milioni, con stima di una diagnosi di DNC ogni tre secondi. Tali numeri, ovviamente, comportano rilevanti implicazioni economiche con un costo attuale della patologia di circa un trilione di dollari l’anno, rendendo il DNC “priorità mondiale di salute pubblica” (World Alzheimer Report, 2012).

Al momento vengono impiegati farmaci sintomatici per attenuare le manifestazioni cliniche nelle fasi lievi-moderate di malattia. A ciò si aggiungono interventi psicosociali volti a rallentare l’evoluzione del DNC e a garantire migliore qualità di vita a chi ne è affetto, tra cui i protocolli di stimolazione cognitiva, in particolare la Cognitive Stimulation Therapy (CST; Spector et al., 2006), raccomandata dalle linee guida internazionali NICE (2018). Interventi farmacologici e psicosociali non sono in contrasto, anzi, i risultati migliori si ottengono dalla loro interazione (Ballard et al., 2011). Risulta, dunque, evidente la necessità di psicologi formati sui processi di invecchiamento che intervengano a livello domiciliare, semiresidenziale e residenziale al fine di garantire una migliore qualità di vita alle persone affette da DNC e ai loro caregivers.

La figura del geropsicologo

L’American Psychological Association (APA) ha pubblicato nel 2003, con una revisione nel 2014, le “linee guida per la pratica psicologica con gli anziani” e riconosciuto nel 2010 la figura del geropsicologo professionale. Egli è un professionista che indaga stabilità e cambiamenti psicologici della persona che invecchia, rallenta il decorso della demenza tramite interventi di stimolazione cognitiva, adotta strategie gestionali per ridurre i disturbi del comportamento nelle fasi avanzate di malattia e forma e sostiene i caregivers formali e informali, col principale fine di garantire una migliore qualità di vita all’intero sistema. Inoltre, non si occupa solo di invecchiamento patologico, ma anche di invecchiamento sano e attivo, promuovendo una cultura dell’anzianità e arginando forme di ageismo.

Le linee guida APA sopra citate sono delle raccomandazioni per i professionisti, seguite negli Stati Uniti ma che possono essere adattate anche ad altri paesi, offrendo così un quadro di riferimento per il lavoro clinico con gli anziani. Gli aspetti da esse approfonditi sono sei: la consapevolezza da parte del professionista dei propri atteggiamenti e credenze sull’invecchiamento; l’acquisizione di conoscenze circa gli aspetti biologici e sanitari connessi all’invecchiamento e le dinamiche sociali e psicologiche associate; le conoscenze circa la psicopatologia e i cambiamenti cognitivi; la conoscenza dei metodi di valutazione appropriati da un punto di vista psicometrico e culturale; i metodi di intervento, counseling e altri servizi; la necessità di una formazione continua.

Il geropsicologo in Italia

In Italia la figura del geropsicologo non è ancora riconosciuta ufficialmente, infatti la sua presenza nelle strutture per anziani varia di regione in regione. Il Veneto per esempio è una delle regioni che più riconosce l’importanza dell’intervento psicologico in questa fascia di popolazione, infatti gli standard regionali prevedono la presenza di uno psicologo ogni 120 utenti nelle strutture assistenziali in questione. Inoltre, l’Ordine degli Psicologi del Veneto ha pubblicato nel 2013 le linee guida “Ruolo e attività dello psicologo nell’area anziani” al fine di definire le prestazioni, i ruoli, le attività psicologiche e le buone prassi del professionista che si occupa dell’anziano, sia sano che patologico. Si tratta di una guida ateorica che valorizza la competenza multidisciplinare e che delinea le possibili funzioni del geropsicologo, individuando sei aree di intervento: residenzialità e semiresidenzialità, area ospedaliera, area domiciliare, università e centri di ricerca, terzo settore e comunità locale.

Per concludere, essendo la popolazione anziana in crescita, la pratica psicologica professionale con questo tipo di utenza e le pubblicazioni scientifiche a riguardo sono in forte aumento e, senza dubbio, nel futuro prossimo la presenza di figure professionali adeguatamente formate su questo settore saranno determinanti per una migliore qualità assistenziale.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Pub.
  • American Psychological Association. (2014). Guidelines for psychological practice with older adults. The American Psychologist, 69(1), 34.
  • Ballard, C., Khan, Z., Clack, H., & Corbett, A. (2011). Nonpharmacological treatment of Alzheimer disease. The Canadian Journal of Psychiatry, 56(10), 589-595.
  • Copes, A., Empolini, M., Garbo, P., Gasparotto, L., & Indiano, A. (2013). Ruoli e attività specialistiche dello psicologo nell'area anziani. Disponibile qui.
  • Italia, F. A. (2016). Rapporto Mondiale Alzheimer 2012. L’impatto globale della Demenza. Un’analisi di prevalenza, incidenza, costi e dati di tendenza.
  • National Institute for Health and Care Excellence. (2018). Dementia: assessment, management and support for people living with dementia and their cares.
  • Patterson, C. (2018). World Alzheimer Report 2018—The state of the art of dementia research: New frontiers. Alzheimer’s Disease International (ADI): London, UK.
  • Spector, A., Thorgrimsen, L., Woods, R. T., & Orrell, M. (2006). Making a difference: an evidence-based group programme to offer Cognitive Stimulation therapy (CST) to people with dementia. Hawker Publications.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Demenza e aggressività: modelli teorici e strategie gestionali - Psicologia
Aggressività nell’anziano con demenza: modelli teorici e strategie gestionali

Demenza e aggressività: una causa di istituzionalizzazione dell’anziano con demenza è l'aggressività che rende difficile la sua gestione in ambito domestico

ARTICOLI CORRELATI
Il disturbo di insonnia e l’intervento psicologico: il trattamento di elezione – Editoriale Cognitivismo Clinico

La CBT-I è un insieme di strategie terapeutiche che in gran parte mirano a modificare i fattori di mantenimento e perpetuanti dell'insonnia

Il trattamento dell’insonnia

Attraverso la modifica di credenze negative e comportamenti inefficaci, la CBT-I rappresenta la terapia di elezione per l'insonnia

WordPress Ads
cancel