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L’uso di internet nel paziente oncologico: fattori di rischio e di protezione

Una recente meta-analisi ha preso in considerazione l’impatto psicologico che può avere l’utilizzo di internet nel paziente oncologico.

Di Bernardo Carli

Pubblicato il 24 Set. 2020

Il numero di pazienti oncologici che utilizzano internet per ricerche correlate alla salute è passato dall’8-15% negli anni 90’ al 70-97% negli anni 2000. Quale impatto emotivo e comportamentale ha questa nuova tendenza?

 

La costante diffusione e aggiornamento della tecnologia, nonché la facilità nel reperire e accedere alla stessa, ha aumentato in modo considerevole il numero di persone che utilizzano internet come fonte di informazioni di varia natura, specialmente informazioni correlate alla salute. Secondo l’euro-barometro solo nell’ultimo anno il 59% degli europei ha utilizzato internet per cercare informazioni di carattere medico (De Frutos et al. 2020) e la vasta diffusione delle stesse ha rivoluzionato il modo in cui la persona persegue comportamenti legati alla salute.

Una recente meta-analisi (De Frutos et al. 2020) ha preso in considerazione l’impatto psicologico che può avere l’utilizzo di internet nel paziente oncologico e ha definito con maggiore chiarezza, includendo l’analisi di 77 ricerche indipendenti, le modalità di accesso e di ricerca da parte di questo target.

Nel presente studio, le ricerche su internet sono state divise in due grandi categorie:

  1. Ricerca spontanea: ovvero la libera ricerca da parte dell’utente, in assenza di specifiche indicazioni date da un professionista, o in assenza di specifici portali indicati per la raccolta di informazioni di carattere medico.
  2. Ricerca guidata: ovvero la ricerca indicata da un professionista della salute, ad esempio per ricercare particolari informazioni di carattere medico a scopo educativo e terapeutico, per il supporto sociale o psicologico in specifici siti.

Considerando che il numero di pazienti oncologici che utilizzano internet per ricerche correlate alla salute è passato da 8-15% negli anni 90’ al 70-97% negli anni 2000 (Biley et al., 2001), in generale, molti professionisti stimano negativamente l’impatto emotivo e comportamentale dell’utilizzo di internet da parte del paziente. Newnham e collaboratori (2005) evidenziano che il 75-91% degli stessi giudica negativamente l’utilizzo di internet come fonte di informazioni mediche.

Nonostante tale dato, numerosi studi all’interno della meta-analisi in esame hanno sottolineato che la ricerca da parte del paziente oncologico aumenti la conoscenza della propria malattia e l’auto-efficacia percepita; tuttavia l’inaffidabilità della informazione o del sito in cui viene reperita, così come l’ incompletezza della stessa, aumenterebbe la probabilità di impatto negativo sul paziente.

Il 15-30% dei paziente oncologici, in special modo quelli anziani, hanno riportato, a seguito della ricerca di informazioni mediche su internet, di sentirsi maggiormente confusi, ansiosi o depressi; mentre il 48-72% dei paziente si descriveva come meno confuso e più ottimista circa una decisione medica presa, a seguito dell’informazione ricercata.

La ricerca spontanea su internet sembra favorire anche supporto tra pari (come ad esempio siti legati alla malattia oncologica o pagine dedicate sui social network), tuttavia come sottolineano gli autori, la partecipazione online e l’ottimismo favorito dalla stessa sembrano risentire dello stato emotivo, della gravità della situazione e della percezione delle conseguenze negative della malattia.

Per il clinico è importante valutare l’abilità di accesso del paziente, l’utilizzo che ne fa e la comprensione delle informazioni, laddove una comprensione limitata e incompleta contribuisce a creare confusione e ansia.

Un rischio che può essere dato dalla ricerca su internet riguarda la possibilità che la credibilità di una informazione reperita online sostituisca o sia al pari della stessa data dal professionista di riferimento. Un dato interessante è che circa il 50% dei pazienti oncologici non condivide le informazioni ricercate su internet con il proprio medico (Van de Poll‐Franse & Van Eenbergen, 2008). Secondo gli autori sono molteplici le cause, come ad esempio la natura dell’informazione ed il peso dato a questa, l’evitare di creare imbarazzo e di dare l’impressione di essere preoccupati; Lopez-Gomez e collaboratori (2012) hanno evidenziato che una delle motivazioni più frequenti (31%) alla base della mancanza di condivisione di informazioni è la scarsità di tempo durante la visita.

Per quanto concerne la navigazione guidata, l’indicazione data dal professionista nella ricerca di informazioni in specifici portali o siti supera le problematiche associate all’utilizzo spontaneo di internet, come la mancanza di informazioni personalizzate, difficoltà di comprensione o reperibilità.

All’interno della presente meta-analisi, anche il supporto sociale online sembra avere effetti positivi, rispetto alla sola ricerca di informazioni, dove la comunicazione sincrona (ad esempio chat o videochat) con una persona esterna che condivide la stessa malattia incrementa la possibilità di sentirsi ascoltati e supportati.

In conclusione, dagli studi esaminati emergono effetti positivi dall’utilizzo di internet, anche se gli stessi possono essere mediati da numerose variabili, come accuratezza dell’informazione e del sito, possibilità di reperire informazioni, capacità di comprendere l’informazione e soprattutto possibilità di condividere le stesse. Gli autori sostengono infatti che la mancanza di comunicazione tra medico e paziente sia il principale ostacolo all’utilizzo di internet. Un problema che può emergere è dato dal ricercare più informazioni autonomamente su internet rispetto al proprio medico curante o equipararne l’affidabilità e credibilità (Finfgeld, 2000).

Un limite allo studio in esame è dato, come sottolineano gli autori, dalla eterogeneità delle ricerche esaminate, dove molte di esse presentavano una bassa numerosità campionaria, oltre alla difficoltà nel comparare diverse metodologie di indagine del costrutto. Rimane quindi evidente la doverosità da parte del clinico di calzare tali conclusioni sulla singola persona che si ha di fronte, sui fattori individuali, sulla tipologia di informazioni richieste e sull’utilizzo che il paziente ne fa.

L’informazione di carattere medico sulla patologia e sul relativo percorso di cura deve essere accompagnata all’informazione di carattere psicologico, comportando la malattia un periodo di crisi e difficoltà nel paziente oncologico, lasciando aperta la possibilità di essere seguiti in tale percorso da professionisti della salute mentale, sia tale supporto online o in presenza.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Biley A, Robbe I, Laugharne C.(2001) Sources of health information for people with cancer. Br. J. Nurs.,10, 2,102‐106.
  • De Frutos, M.L; Casellas-Grau, M; Smala E.C; De Gracia, M; Borras J.M., Arnedo C.O. (2020). A Systematic and Comprehensive review of Internet use in cancer patients: Psychological factors. Psycho-Oncology, 29, 6-16.
  • Finfgeld D.L. (2000). Terapeutic groups online: the good, the bad, and the unknown. Issues in mental health nursing, 21,3.
  • Klemm P., Tunnel D.,Cullen M., Soneji R., Gibbons P., Holecek A. (2003). Online cancer support groups: A review of the research literature. Cin: Computers, Informatics, Nursing, 21, 3, 136-142.
  • Newnham G.M., Burns W.I., Snyder R.D. et al. (2005). Attitudes of oncology health professionals to information from the internet and other media. Med. J. Aust. 183, 4, 197-200.
  • Van de Poll‐Franse LV, van Eenbergen MCHJ. (2008). Internet use by cancer survivors: current use and future wishes. Support Care Cancer,16, 10, 1189‐1195.
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