Psicoterapia e farmaci: superare paure e resistenze
Anche i farmaci? Ma io pensavo non fossero necessari e di farcela con le mie forze. La perplessità di Andrea emerge nettamente ed esplicitamente quanto il terapeuta propone questa possibilità.
Quante volte in psicoterapia ci troviamo di fronte alla necessità di proporre la valutazione medico psichiatrica che ha l’obiettivo di integrare un supporto farmacologico al trattamento psicoterapico?
Non è infrequente: questo può accadere sia all’inizio del percorso, in concomitanza della valutazione psicodiagnostica, oppure in corso d’opera a trattamento già iniziato.
Ad esempio, se il terapeuta constata che Andrea presenta sintomi depressivi medio-gravi o gravi, è opportuno affiancare la valutazione medica per un trattamento con farmaci antidepressivi (come indicano le linee guida inglesi NICE – National Institute of Health and Care Excellence). Solo per citare qualche esempio non esaustivo, similmente può accadere nel caso di altre situazioni in cui rileviamo gravi sintomi ansiosi, o nel caso di persistente insonnia, di sintomi ossessivo-compulsivi medio gravi, in presenza di disturbo bipolare, sintomi psicotici e in altre condizioni psicopatologiche.
In alcuni casi è proprio la combinazione di interventi psicoterapici e interventi farmacologici che risulta efficace per il miglioramento dei sintomi e per il recupero di condizioni di maggior benessere e funzionamento della persona nella propria vita quotidiana.
Eppure ancora oggi nominare la parola psichiatra può incutere timori, paure, fantasie, pregiudizi e resistenze nella persona che chiede un aiuto psicoterapico.
Vediamone alcuni esempi.
Diventerò dipendente dai farmaci
La paura della dipendenza dagli psicofarmaci è un grande classico che emerge frequentemente nel corso delle terapie. E’ importante dunque che la persona venga attentamente e precisamente informata sul fatto che moltissimi farmaci psicotropi non creano fenomeni di dipendenza. Nel caso in cui vengano prescritte alcune tipologie di farmaci come ad esempio le benzodiazepine, è importante fare sempre affidamento al medico per capire come gestire i dosaggi e i periodi di assunzione per arginare il rischio di abuso e di dipendenza psicofisica. Inoltre, va sottolineato che i farmaci vengono prescritti dal medico in risposta a un dato quadro sintomatico e in funzione di obiettivi di trattamento specifici che vengono condivisi con il paziente; il trattamento viene impostato per un determinato periodo di tempo che può essere variabile a seconda dei casi e che include spesso una fase di mantenimento (si pensi alle terapie farmacologiche con antidepressivi). Questo non significa che i farmaci verranno assunti a vita (ad eccezione di alcune condizioni patologiche di carattere cronico).
Gli psicofarmaci sono droghe legalizzate
Seppure si tratti di sostanze che agiscono sul cervello, e in tal senso quindi sono definite psicotrope, tuttavia la somministrazione di psicofarmaci non è dannosa di per sé se siamo in presenza di una valutazione e prescrizione medica legata a specifici sintomi e diagnosi; viceversa ne risulta dannoso un uso improprio: ad esempio in assenza di una valutazione e di indicazioni mediche, facendone abuso e non rispettando le indicazioni e i dosaggi prescritti, oppure interrompendo bruscamente terapie in atto o seguendole in modo intermittente senza il parere e il monitoraggio del medico.
Allora vuol dire che sono come mio padre che è sempre stato in cura
Se l’anamnesi familiare è positiva, è possibile che la persona veda nel farmaco la conferma di una paura legata a una trasmissione generazionale della patologia.
Si attiva in questo caso la complessità dei vissuti relativi alla storia della propria famiglia d’origine, che può essere stata caratterizzata da fragilità e vulnerabilità delle figure genitoriali. In alcuni casi, l’atteggiamento di rifiuto di un supporto farmacologico può affondare le radici nell’assoluta volontà di distanziarsi e di evitare il rischio di sentirsi identificati con un genitore con una storia di disturbo psichico.
Si tratta di tematiche delicate, che vanno affrontate con attenzione nel contesto della psicoterapia per evitare che si sviluppino resistenze disfunzionali all’assunzione di farmaci utili al trattamento e al benessere della persona.
Devo farcela senza i farmaci altrimenti è un segnale di debolezza
Secondo questa credenza disfunzionale, assumere psicofarmaci significa essere deboli o inadeguati. Prevale, in questo caso, l’autocritica, la logica del sacrificio, il perfezionismo e lo stigma (interiore ed esteriore) che circonda i sintomi psicologici e le terapie disponibili per curarle. Questi pensieri e atteggiamenti possono essere alimentati e influenzati anche da familiari che impropriamente sconsigliano e disincentivano l’assunzione delle terapie farmacologiche ove in realtà sarebbero necessarie e di aiuto al recupero e al mantenimento del benessere della persona.
Non basta la buona volontà, ma i disturbi psichici, come ad esempio la depressione, vanno riconosciuti e legittimati in quanto tali: la passività, la faticabilità, la deflessione dell’umore, la carenza di energia fisica e psichica sono sintomi del disturbo; proprio per questo l’azione dei farmaci antidepressivi agisce a livello cerebrale per ripristinare adeguatamente i livelli di neurotrasmettitori e instaurare circoli virtuosi utili a livello terapeutico.
Sarò intontito dai farmaci
Se sono intontita dai farmaci come posso essere produttiva sul lavoro?
Queste perplessità riflettono il timore che il farmaco possa impattare il funzionamento cognitivo e generare un senso di intontimento, confusione, ottundimento, rallentamento e minor prontezza di risposta nelle situazioni. In realtà, i farmaci disponibili per il trattamento di sintomi psichici sono molteplici e differenti, e in funzione delle condizioni è possibile impostare una terapia che utilizzi principi attivi e dosaggi adeguati per rispondere a obiettivi specifici (es. stati d’ansia, umore deflesso, faticabilità, irritabilità, difficoltà di concentrazione, insonnia) senza per questo mettere in difficoltà la persona nel gestire le proprie attività: anzi, il miglioramento dei sintomi consente generalmente un miglior funzionamento nei contesti di vita quotidiana.
Tanto non servirà a nulla
E’ il vissuto della sfiducia verso le terapie e la convinzione dell’immutabilità della propria condizione di malessere psichico, tipica dei sintomi depressivi. Ciò che conta è solo la sofferenza nel presente, la prospettiva del futuro è comunque negativa e immodificabile. A fronte di questa resistenza è fondamentale lavorare per informare la persona e promuovere prospettive più positive e realistiche, in cui anche i farmaci possono essere di grande efficacia per migliorare e risolvere le condizioni psicopatologiche che generano sofferenza.
Il timore di perdere il controllo e gli effetti collaterali
Chi ha un’elevata tendenza al controllo può avere resistenze all’assunzione di farmaci per la paura dell’insorgenza di anche minimi effetti collaterali. La fatica maggiore sta nell’intolleranza dell’incertezza e di margini di rischio seppur trascurabili. In una logica di evitamento del rischio, prevale la catastrofizzazione degli effetti collaterali e la paura di non saperli gestire; si dimenticano invece i vantaggi e i benefici che con ragionevole probabilità si possono avere dalla terapia che viene proposta.
Il medico, sulla base delle proprie conoscenze scientifiche e competenze, considera attentamente il rapporto tra rischi e benefici rispetto alla prescrizione di una specifica terapia per far fronte a una patologia nell’individuo, generalmente in situazioni in cui i benefici superano grandemente gli effetti indesiderati. In ogni caso, il paziente dovrà poi effettuare consapevolmente la sua scelta per iniziare e mantenere una terapia che possa giovare al suo benessere. Adeguatamente supportata anche attraverso la psicoterapia, la persona può quindi decidere di lavorare sul suo timore degli effetti collaterali e sulla paura dell’incertezza, così come sulla tolleranza e la gestione degli effetti collaterali in accordo con il medico con l’obiettivo di incrementare il proprio benessere.