La solitudine: significato, effetti e scoperte scientifiche sul benessere
La parola “solitudine” evoca in noi l’immagine di eremiti solitari, monaci ritirati in conventi arroccati oppure il perdersi nella natura selvaggia.
Che cos’è davvero la solitudine? E quali effetti può avere sulle nostre emozioni e sui nostri vissuti?
Thuy-vy T. Nguyen, professoressa associata alla Durham University e ricercatrice principale presso il Solitude Lab, e Netta Weinstein, docente dell’Università di Reading, hanno provato rispondere a questi interrogativi. Nel loro libro “Solitude: The Science and Power of Being Alone”, le autrici hanno raccolto i risultati dei loro studi pionieristici nel campo della solitudine e dei suoi effetti sul benessere degli individui.
Solitudine e sentirsi soli
Solitudine è l’esperienza fisica di stare da soli, senza nessuno che ci circondi o con cui interagire in modo digitale o di persona. Il sentirsi soli, invece, è legato alle nostre esperienze sociali e al vissuto di isolamento, in particolare alla percezione soggettiva che il nostro mondo sociale non corrisponde alle aspettative che abbiamo. Per le autrici, possiamo sentirci soli in condizione di solitudine, così come in compagnia di altre persone. Per questo, l’emozione negativa del sentirsi soli insorge per segnalarci la presenza di una disconnessione emotiva e sociale rispetto agli altri.
Benefici della solitudine
In una serie di esperimenti (Nguyen et al., 2018; Nguyen et al., 2022), le ricercatrici hanno ricreato una condizione di solitudine ponendo i partecipanti – un campione formato da studenti universitari – da soli in una stanza per circa 15-30 minuti. In alcuni studi, era loro richiesto semplicemente di sedersi e “stare” con i propri pensieri, oppure gli studenti potevano accedere ai loro libri o al cellulare.
Dopo soli 15 minuti di solitudine, i partecipanti riferivano che qualsiasi emozione intensa potessero aver provato, come ansia o eccitazione, era calata. Per le autrici, la solitudine può abbassare i livelli di eccitazione delle persone, un potenziale utile in situazioni in cui sperimentiamo emozioni spiacevoli o stressanti, come frustrazione, irritazione o rabbia. Un potenziale, inoltre, che può essere ampiamente sfruttato, non solo da parte di individui introversi, maggiormente inclini alla solitudine (Burger, 1995; Nguyen et al., 2022a).
La solitudine può rappresentare inoltre un’occasione per rilassarsi e riposare, a condizione però che sia scelta attivamente dall’individuo (Nguyen et al., 2018). La solitudine permetterebbe di staccarsi temporaneamente anche dal proprio dialogo interiore, come suggerisce un sondaggio condotto dalla Durham University. Per gli autori, solo il 30% degli individui parla a se stesso se lasciato fisicamente solo.
Stare seduti con i propri pensieri può essere difficile
Le ricercatrici sottolineano quanto trascorrere del tempo da soli possa tuttavia risultare noioso e solitario. Molte persone trovano difficile stare seduti con i propri pensieri e preferiscono essere impegnati in qualche attività. Oggigiorno, infatti, possiamo godere di un’elevata varietà di stimoli a buon mercato e facilmente accessibili e costringersi a stare seduti in preda all’inerzia può favorire l’esperienza di emozioni spiacevoli e stressanti. Non a caso, uno studio del 2014 di Wilson e collaboratori aveva evidenziato che alcuni individui sceglievano di auto-infliggersi una lieve scossa elettrica, piuttosto che deprivarsi di stimolazioni sensoriali esterne.
La ricerca di Nguyen (2022) ha dato ai partecipanti la possibilità di scegliere se non fare nulla o trascorrere il tempo sistemando centinaia e centinaia di matite in alcune scatole. Dopo essere stati invitati a stare da soli per dieci minuti, la maggior parte dei partecipanti ha scelto di sistemare le matite, un’attività potenzialmente ripetitiva e noiosa. Tuttavia, la scelta di svolgere il compito noioso potrebbe derivare dal desiderio di tenersi impegnati quando non ci sono altre persone in giro a “occupare” il nostro spazio mentale. Ritrovarsi a fare scrolling sullo smartphone, ad esempio, o svolgere faccende domestiche come fare il bucato, potrebbero rappresentare validi momenti di solitudine in cui optiamo per tenerci impegnati per abbattere lo stress e la noia (Leung, 2015).
Divertirsi in solitudine
Le autrici sollevano una particolare questione sociale e culturale: il fatto che molte persone evitino di impegnarsi in attività divertenti da sole (Ratner & Hamilton, 2015), come andare al cinema o cenare al ristorante. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che tendiamo a considerarle attività da intraprendere con amici e persone care, quindi farle da sole potrebbe farci sentire giudicati e in imbarazzo (Brown et al., 2020). Viaggiare da soli rappresenta un’altra attività potenzialmente intimidatoria, in particolare per le donne (Heimtun, 2011). D’altronde, uno dei principali vantaggi del viaggiare da soli è la possibilità di trovare calma e di avere la libertà di scegliere cosa fare e come farlo. Privilegi della solitudine.
Per superare la paura della solitudine, secondo le ricercatrici Nguyen e Weinstein, dobbiamo allenarci a riconoscerne i benefici e guardare alla solitudine come una scelta positiva, non qualcosa che ci capita e che dobbiamo subire. Anche se fare un viaggio da soli potrebbe essere un po’ troppo per alcuni di noi in questo momento, ritagliarsi del tempo dalla nostra fitta agenda per piccole dosi di solitudine potrebbe essere proprio ciò di cui abbiamo bisogno.