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Il sé ”oltre il lucchetto”: il diario segreto dell’adolescente

Il diario segreto è un compagno fondamentale nell'adolescenza che aiuta a esplorare l'identità, gestire emozioni e costruire un Sé autonomo

Di Marta Rebecca Farsi

Pubblicato il 26 Nov. 2024

Il desiderio di libertà e protezione in adolescenza

Il diario segreto trova impiego soprattutto durante la pubertà, quella fase che segna l’abbandono definitivo dell’infanzia, prima di addentrarsi nell’affascinante e inesplorato mondo della maturità. Armati dell’ambiziosa esigenza di costruire un Sé autonomo e indipendente. 

La tentazione di realizzare da soli quest’impresa così complicata ed entusiasmante è forte: gli adolescenti vogliono liberarsi dalla presenza opprimente di un genitore che, prima considerato un oggetto sicuro al quale affidarsi, viene adesso sfuggito in una esasperata controidentificazione; dolorosa e tuttavia necessaria al compimento dello svincolo affettivo che precorre la maturità. 

Ma in un viaggio nel quale la possibilità dell’imprevisto è all’ordine del giorno, è meglio non commettere imprudenze….l’adolescente, pur inconsciamente, sembra saperlo. Per questo si affida al diario: per ricevere il conforto di un amico silenzioso che rassicura e sostiene, rendendo possibile quel viaggio esplorativo del Sé nel quale, quelle tanto pagine intime e segrete, riescono ad assumere una pluralità di “preziosi” ruoli evolutivi. Vediamole nello specifico. 

Il diario segreto dell’adolescente

Il diario segreto come:

  • Un amico immaginario, e tuttavia reale: per quanto il diario disegni un’esperienza vissuta nell’immaginazione, il contatto con la realtà viene preservato. Quella col diario segreto non riproduce l’esperienza dell’amico immaginario tipico dell’infanzia, e nessun pensiero “troppo” magico fa da cornice a un rapporto che, sebbene non del tutto verosimile, esprime un profondo desiderio di realtà. Pur inconsciamente, l’adolescente sa benissimo che al di là di quelle pagine non si cela nessuna identità vera e propria, ma soltanto il suo desiderio di legami, di identificazioni, di rapporti da idealizzare, necessari in una fase evolutiva in cui l’IO, sprovvisto dell’identificazione col genitore, va alla disperata ricerca di nuovi modelli e relazioni affettive. 
  • Un amico segreto: la relazione con il diario segreto è esclusiva ed escludente. Nessun altro può prendervi parte, né invadere quei momenti che l’adolescente riserva al dialogo col suo misterioso amico, accogliendolo in uno spazio insaturo -perché ancora tutto da costruire- nel quale esistono loro due soltanto, e il resto del mondo viene tagliato fuori. Letteralmente espunto, cancellato di fronte alla presenza insostituibile di quel prezioso quadernetto che tanto sa e nulla rivela; 
  • Un amico paziente: il diario segreto è un amico fedele. Tra le sue braccia accoglienti l’adolescente si mette al riparo dall’incombere di un Sé adulto che affascina- in quanto simbolo di indipendenza e libertà – e al contempo spaventa, perché connesso a responsabilità, obblighi, scelte e rinunce, talvolta complicate e non sempre reversibili. Il diario segreto non richiede scelte irrevocabili. Piuttosto, di fronte alle stesse, aiuta a prendere tempo, trasformandosi in un regolatore di emozioni che bonifica emozioni selvagge, e le restituisce alla psiche finalmente “pensabili”; 
  • Un amico indulgente: in una fase evolutiva in cui lo sbaglio viene spesso associato a  conseguenze irreversibili, o ancor peggio colpevolizzato, il diario segreto concede il privilegio dell’errore senza imporre tempi di riparazione. La sua presenza è paziente e silenziosa. E alle confidenze che gli vengono destinate, per quanto sbagliate potranno rivelarsi, non riserverà le critiche intransigenti tipiche degli adulti, ma solo un silenzio accogliente e non giudicante, che faciliterà per questo riflessione e autocritica.
  • Un amico del Sé Ideale: grazie al diario segreto l’adolescente può eludere il confronto con un realismo spesso frustrante e limitativo: tra quelle pagine la sua penna scivola via veloce, padrona indiscussa di uno spazio transeunte in cui non si è più bambini ma non si è ancora varcata la soglia dell’adultità, e tutto è ancora possibile. Del resto nel diario segreto la logica e la razionalità perdono molto del loro potere, per lasciare spazio ad un’immaginazione indulgente nella quale gli opposti possono convergere, le ambizioni realizzarsi e subito dopo disfarsi, per lasciare posto ad altre giudicate più allettanti. Ma ciò non lo rende un caleidoscopio di idee incoerenti e frammentarie. Al contrario: questo esercizio immaginativo consente un autentico viaggio nello spazio-tempo individuale. Un’esplorazione che, partendo dal passato, si radica nel presente per proiettarsi consapevolmente nel futuro. E scegliere così la propria identità. Il proprio posto nel mondo; per questo scrivere un diario segreto non significa dedicarsi ad un puro esercizio immaginativo. Complice il potere della scrittura, che trasforma in simboli (le parole) gli oggetti interni più sconosciuti, il diario consente di esplorare angosce, dubbi, conflitti inesplorati, e di portarli finalmente alla luce, sottoforma di contenuto narrativo logico ed esprimibile;  
  • Un amico del Sé reale: è noto il potere autoesplorativo della scrittura espressiva. Il diario segreto ne costituisce una chiara dimostrazione. Scrivere al Sé e di Sé rafforza il pensiero e l’apparato per pensare, disegnando una cornice logica che aiuta a mettere in fila eventi ed emozioni, conferendo agli stessi un’etichetta verbale, una mappa conoscitiva, una struttura logica consequenziale necessaria a comprenderne il senso e il significato (Pennebaker, 1997; Pennebaker e Seagal, 1999). Nel suo ruolo propulsivo dell’attività cognitiva, l’esercizio auto narrativo amplia la flessibilità di giudizio, agevola il processo di simbolizzazione, consente la creazione di nuove prospettive e significati, costruisce il confronto empatico– mentalizzante mentre conferisce agli eventi-  quelli psichici come quelli esterni- un nome, una storia e un’identità. E attraverso inconsapevoli manovre catartiche, li sottrae da un vissuto polimorfo e confusivo per renderli contenuti autobiografici

Il diario segreto: un amico mai troppo vecchio

Attraverso le preziose confidenze di cui viene colmato, il diario segreto delinea i passi di un irripetibile percorso di crescita, accogliendo con discrezione  quanto di misterioso e straordinario si va compiendo in esso. E di questo viaggio svela segreti, meccanismi di difesa, conflitti e impasses che, grazie allo stile intimo e giocoso consentito dal linguaggio scritto, assumono le vesti di un racconto. Quello di una vita che si prepara a spiccare il volo.

Leggere un diario segreto equivale a concedersi un viaggio privilegiato nel Sé dell’autore. Più nessun mistero avvolgerebbe l’esistenza che vi è descritta se qualcuno potesse aver accesso a quelle pagine, e godere delle confidenze inattese che vi sono racchiuse. Lo sa bene l’adulto che, di quell’esperienza epistolare consumata tanti anni addietro, conserva un ricordo tenero e devoto. Quando, dopo aver trovato per caso il suo vecchio amico di carta tra gli oggetti dimenticati, si sorprende a sfogliarne le pagine ingiallite, per scoprire che in fondo, molti aspetti di quell’adolescente ingenuo, speranzoso e assetato di vita, gli appartengono ancora. 

Post scriptum

Se è vero che il viaggio nel Sé inizia per non definirsi mai del tutto, disegnando un eterno presente di cui siamo gli assoluti protagonisti, il diario segreto è il testimone più fedele di questo viaggio. Un oggetto di estrema attualità, persino in un’epoca in cui il suo ruolo risulta rimpiazzato da ben più sofisticati strumenti di relazione….sintetici short messages, posts, sms e faccine…. e forse, lo stesso bisogno di confidarsi è stato compresso da un iperinvestimento nell’esteriorità, nell’immagine, nel bisogno di apparire talvolta a scapito dell’essere. 

Per i nostalgici della scrittura non resta che sperare in un ritorno alle origini. O altrimenti ricordare con un velo di malinconia quelle corrispondenza scritte sulle pagine di un quaderno, quando la carta valeva più di uno schermo, e l’amico immaginario più di quello virtuale. E non ce ne vogliano, ovviamente, i nativi digitali. 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Agosta R., Zarri A. (2007) Il lavoro con i genitori del preadolescente in Crocetti G., Agosta R. (a cura di), Preadolescenza. Il bambino caduto dalle fiabe. Pendragon, Bologna, , p. 111.
  • Freud, A. (1963) La funzione della regressione nello sviluppo psichico, O.A.F., vol. 2 pp. 705-713; 
  • Freud, A. ( 1966) L’adolescenza come disturbo, O.A.F., tr.it. col. 3, pp. 999-1005; 
  • Pennebaker J.W. (1997), Opening up. The healing power of expressing emotions, Guilford Press, New York. Trad. it: Scrivi cosa ti dice il cuore, Edizioni Erickson, Trento, 2004;
  • Pennebaker J.W. e Seagal J.D. (1999), Forming a story: the health benefits of narrative, “Journal of Clinical Psychology”, vol. 55, 1243-1245. 

 

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