Disturbi della nutrizione e sport
Articolo in collaborazione con Clinica Disturbi Alimentari
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione tendono a persistere nel tempo e ad avere un forte impatto sulla vita di chi ne soffre. Tali disturbi si manifestano con una preoccupazione per il cibo, il peso e la forma fisica, portando a comportamenti come la restrizione alimentare, episodi di abbuffate e vomito autoindotto, oltre all’attività fisica intensa (APA, 2013). Queste abitudini finiscono spesso per dominare la vita della persona, mettendo in secondo piano aspetti come le relazioni sociali, la famiglia, il lavoro o lo studio (Fairburn & Harrison, 2003).
Negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione al legame tra disturbi alimentari e sport. È stato riscontrato che la diffusione di comportamenti alimentari disfunzionali è particolarmente elevata tra adolescenti e adulti che praticano discipline sportive in cui il peso è un fattore cruciale (Torstveit et al., 2008).
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono più frequenti tra le donne, sia tra atlete che non atlete (Baum, 2006). Tuttavia, anche tra gli uomini che praticano sport competitivi, specialmente quelli che richiedono il controllo del peso, come il pugilato o la lotta, si riscontra una maggiore incidenza di disturbi alimentari (Sundgot-Borgen & Torstveit, 2004).
Ci sono diversi motivi per cui gli atleti sono più a rischio di sviluppare tali disturbi. Tra questi troviamo la pressione per mantenere un certo peso, diete molto rigide e l’inizio dell’allenamento specializzato fin da giovani. Anche fattori come gli infortuni e l’eccessivo esercizio fisico, senza un adeguato recupero, possono contribuire (Sundgot-Borgen, 1994). L’ambiente sportivo può rendere questi rischi ancora più intensi, poiché spesso agli atleti viene chiesto di perdere peso per migliorare le loro prestazioni (Currie, 2010).
In alcuni sport, perdere peso può portare a miglioramenti iniziali nelle prestazioni, ma può anche indurre gli atleti a continuare a seguire diete troppo restrittive, mettendo a rischio la loro salute (Rodriguez et al., 2009). Il successo iniziale nella perdita di peso può spingere altri atleti a imitarli, portando alla diffusione di pratiche alimentari scorrette all’interno del gruppo.
Secondo alcuni studi anche l’inizio precoce di allenamenti in sport focalizzati sul peso può aumentare il rischio di sviluppare disturbi alimentari, soprattutto perché i cambiamenti fisici durante la pubertà possono influenzare le prestazioni sportive in modo imprevedibile (Currie, 2010). Gli allenatori giocano un ruolo importante in questo contesto: se si concentrano troppo sul peso e sulle prestazioni, possono aumentare l’ansia degli atleti riguardo al loro corpo e alla dieta. Un allenatore che offre supporto psicologico oltre che tecnico, invece, può aiutare a ridurre questi rischi (Biesecker & Martz, 1999; Currie, 2010).
Prevenire i disturbi alimentari nello sport
Per affrontare queste problematiche, organizzazioni internazionali come il Comitato Olimpico Internazionale (IOC), l’American College of Sports Medicine (ACSM) e la National Athletic Trainers’ Association (NATA) hanno sviluppato raccomandazioni per prevenire e trattare i disturbi alimentari tra gli atleti e per promuovere una gestione sicura del peso (Bonci et al., 2008; Nattiv et al., 2007). Le loro linee guida consigliano un approccio multidisciplinare, che includa assistenza medica, nutrizionale e psicologica, e suggeriscono un monitoraggio attento degli atleti anche dopo il recupero (Nattiv et al., 2007).
Per prevenire tali disturbi, è importante educare sia gli atleti che gli allenatori sui rischi legati a diete troppo drastiche e a una gestione non corretta del peso. Negli sport dove il peso riveste un ruolo importante è fondamentale promuovere una nutrizione bilanciata e sicura (Rodriguez et al., 2009). Inoltre, la composizione corporea degli atleti dovrebbe essere monitorata in modo discreto e rispettoso della privacy, per garantire che l’attenzione sia sulla loro salute (Ackland et al., 2012). È essenziale, infine, che gli allenatori ricevano una formazione adeguata a riconoscere e affrontare i segnali dei disturbi alimentari (Nattiv et al., 2007; Turk et al., 1999).
In sintesi, i disturbi alimentari colpiscono soprattutto le donne, ma non sono esclusivi del genere femminile. Gli atleti, sia uomini che donne, che praticano sport dove il peso è cruciale, sono più a rischio. Allenatori e dirigenti devono essere consapevoli della gravità di questi disturbi e lavorare insieme a esperti per prevenire, riconoscere e trattare i disturbi alimentari, senza fare distinzioni di genere o età (Sanda & Borgen, 2013).