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La magia dell’amore ha una spiegazione e questa si trova nella nostra mente

Le farfalle nello stomaco non sono una magia né un’allucinazione: la scienza ci spiega le fasi dell’innamoramento e i circuiti dell’amore

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 25 Ott. 2024

Innamoramento e amore: tra mente e magia

Ad ogni età e in qualsiasi fase della vita, per via del notevole carico affettivo che lo accompagna, l’amore romantico costituisce un oggetto di dubbi e riflessioni senza fine circa la sua natura e le sue caratteristiche. Tale incessante ricerca di risposte trova sollievo nell’idealizzazione romantica delle esperienze amorose: vi è infatti una narrazione diffusa dell’amore come risultato di un avvenimento magico a cui nessuno può trovare una spiegazione razionale. Helen Fisher, famosa antropologa scomparsa lo scorso agosto, ha dedicato la sua vita alla ricerca nell’ambito delle relazioni amorose, trovando una spiegazione al turbinio di emozioni e sensazioni che queste comportano. Il motore della sua dedizione alla causa risiedeva infatti nella convinzione che per spiegare le caratteristiche dell’innamoramento fosse cruciale il ruolo dei correlati neurobiologici. 

In quest’ottica, quelle che chiamiamo “farfalle nello stomaco” sarebbero frutto di processi che hanno luogo all’interno del sistema nervoso, attraverso ormoni e neurotrasmettitori (Esch & Stefano, 2005). In fase di innamoramento si riscontra un aumento di adrenalina, l’ipotalamo rilascia dopamina in grandi quantità generando il tipico stato di euforia e diminuendo i livelli di serotonina, responsabile del senso di fame. In questa stessa fase è cruciale la presenza di testosterone ed estrogeni, che alimentano rispettivamente nell’uomo e nella donna l’attrazione sessuale. L’ingenuità e l’avventatezza tipici dell’amore, nonché l’idealizzazione della persona amata sono invece il risultato dell’inibizione dell’amigdala, il cui compito è quello di attivare la paura in corrispondenza delle minacce rilevate. Infine, l’ossitocina e la vasopressina accompagnano la transizione dall’innamoramento all’amore tipico della relazione stabile (Esch & Stefano, 2005).

Gli studi sull’amore di Helen Fisher

Helen Fisher è stata un’autrice di alcuni fondamentali studi sperimentali sull’amore.

  • Uno studio (Aron et al., 2005) volto ad indagare i sistemi neurali associati all’amore romantico nella fase iniziale, ha sottoposto 10 donne e 7 uomini intensamente innamorati da 1-17 mesi alla risonanza magnetica funzionale (fMRI). 
  • Un secondo studio (Fisher et al., 2010) ha sottoposto a fMRI 10 donne e 5 uomini che erano stati recentemente rifiutati da un partner ma che riferivano di essere ancora intensamente innamorati, questa volta però, per identificare i sistemi neurali alla base del rifiuto romantico.

Nel primo studio, i partecipanti dovevano visualizzare una fotografia della persona amata e pensare ad esperienze piacevoli vissute con tale persona, mentre nel secondo studio dovevano osservare una fotografia della persona amata che li aveva rifiutati e pensare all’esperienza di rifiuto; in entrambi gli studi, a fasi alterne, i partecipanti dovevano osservare una fotografia di un conoscente dello stesso genere ed età, con cui non avevano mai avuto una relazione affettiva importante e pensare ad esperienze di carattere neutro vissute insieme (come guardare la tv). Le due fasi erano intervallate da un compito attentivo di distrazione.

I risultati di Aron et al. (2005) suggeriscono che sono state trovate delle attivazioni nell’area tegmentale ventrale (VTA) e nel nucleo caudato, regioni cerebrali ricche di dopamina che costituiscono i sistemi di ricompensa e di motivazione nei mammiferi (Delgado et al., 2003), associati al desiderio, alla motivazione, alla concentrazione e al craving. Infatti, la VTA si attiva anche quando l’individuo è sotto l’effetto della cocaina. Tale risultato fornisce una prova biologica della somiglianza tra l’amore romantico e la cocaina da un punto di vista comportamentale, data l’euforia, l’insonnia e la perdita di appetito che entrambi producono (Fisher, 1998).

Dai risultati di Fisher et al. (2010) emerge che, in risposta all’immagine della persona amata rifiutante:

  • L’area mesencefalica della VTA e il giro angolare si attivano anche in caso di rifiuto da parte del partner romantico e non solo in caso di amore corrisposto, suggerendo che i sistemi di ricompensa sono coinvolti nell’amore, indipendentemente dal fatto che si sia felicemente o infelicemente innamorati.
  • L’attivazione delle regioni del prosencefalo, coinvolte nel sistema di ricompensa (come il nucleo accumbens e la corteccia orbitofrontale e prefrontale), aree associate ai guadagni e alle perdite (Carter et al., 2009), indica l’utilizzo di sistemi di valutazione della ricompensa volti a valutare la propria situazione sentimentale e a regolare il comportamento; dunque, un processo di apprendimento.
  • L’attivazione del nucleo accumbens e della corteccia orbitofrontale e prefrontale, associate al craving e alla dipendenza, suggeriscono che il rifiuto romantico (ad esempio, pensare al partner rifiutante in modo ossessivo) coinvolge gli stessi sistemi neurali alla base delle dipendenze
  • L’attivazione della corteccia orbitofrontale, della corteccia insulare e del cingolo anteriore, associate alla regolazione delle emozioni e del dolore (Watanabe et al. 2007), indica il loro impegno nel gestire la disperazione per il rifiuto. 
  • L’attività nel pallido ventrale anteriore, precedentemente individuata nelle arvicole delle praterie monogame e associata al legame di coppia e ai comportamenti di attaccamento (Lim & Young, 2004), consente di ipotizzare che questa regione nell’uomo potrebbe essere legata ai sentimenti di attaccamento.

Un altro contributo di Helen Fisher è il Fisher Temperament Inventory in collaborazione con Match.com, un questionario costituito da 56 domande volte a misurare la presenza di alti o bassi livelli di certe sostanze chimiche nel cervello e, in base ad essi, attribuisce all’individuo una personalità specifica. Tale strumento nacque nel tentativo di rispondere alla domanda: “Perché ci si innamora di una persona piuttosto che di un’altra?”. Fisher ha scoperto che le persone con alti livelli di dopamina (curiose, creative, energiche) ricercano persone con tratti simili, così come coloro con alti livelli di serotonina (tradizionali, prudenti). Al contrario, gli individui con alti livelli di testosterone (analitici, diretti, decisi) ricercherebbero partner con alti livelli di estrogeni (fantasiosi, intuitivi, con buone capacità verbali e relazionali), e viceversa (National Public Radio, 2014; The New York Times, 2024).

Key messages sull’amore romantico

In conclusione, l’eredità della Fisher è che l’amore romantico intenso nelle prime fasi sarebbe uno stato motivazionale orientato all’obiettivo piuttosto che un’emozione, in grado di utilizzare i sistemi di ricompensa sottocorticali dei mammiferi e generare emozioni intense come euforia e ansia. Il focus sulla motivazione spiega la profonda influenza dell’amore romantico sul comportamento, ovvero l’esigenza di stare con una persona amata e di proteggere la relazione stessa. In linea con tali elementi, Fisher (1998) già affermava che l’amore romantico è una forma sviluppata della pulsione dei mammiferi a perseguire i compagni preferiti. 

Il coinvolgimento del sistema di ricompensa (guadagno-perdita) nel rifiuto in amore può contribuire a spiegare perché le emozioni e i comportamenti legati al rifiuto romantico sono difficili da gestire, inducendo depressione clinica (Mearns, 1991) e perfino portando al suicidio o all’omicidio (Meloy & Fisher, 2005). Inoltre, l’amore romantico e il rifiuto romantico sembrano essere guidati dallo stesso sistema neurale in comune con le dipendenze patologiche: l’euforia, l’aumento dell’energia, l’intensa attenzione focalizzata sull’individuo amato, il pensiero ossessivo, il desiderio, la dipendenza emotiva e la perdita di autocontrollo (Fisher, 1998).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Aron, A., Fisher, H., Mashek, D. J., Strong, G., Li, H., & Brown, L. L. (2005). Reward, Motivation, and Emotion Systems Associated With Early-Stage Intense Romantic Love. Journal of Neurophysiology, 94(1), 327–337. 
  • Carter, R. M., MacInnes, J. J., Huettel, S. A., & Adcock, A. R. (2009). Activation in the VTA and nucleus accumbens increases in anticipation of both gains and losses. Frontiers in Behavioral Neuroscience, 3
  • Delgado, M. R., Locke, H. M., Stenger, V. A., & Fiez, J. A. (2003). Dorsal striatum responses to reward and punishment: Effects of valence and magnitude manipulations. Cognitive, Affective, & Behavioral Neuroscience, 3(1), 27–38. 
  • Esch, T., & Stefano, G. B. (2005). The neurobiology of love. PubMed, 26(3), 175–192. 
  • Fisher, H. E. (1998). Lust, Attraction, and Attachment in Mammalian Reproduction. Human Nature, 9: 23–52.
  • Fisher, H. E., Brown, L. L., Aron, A., Strong, G., & Mashek, D. (2010). Reward, Addiction, and Emotion Regulation Systems Associated With Rejection in Love. Journal of Neurophysiology, 104(1), 51–60.
  • Helen Fisher: What Happens To Our Brain When We’re In Love? (2014, April 25). NPR. 
  • Helen Fisher, Who Researched the Brain’s Love Circuitry, Dies at 79—The New York Times. (n.d.).
  • Lim, M. M., & Young, L. J. (2004). Vasopressin-dependent neural circuits underlying pair bond formation in the monogamous prairie vole. Neuroscience, 125(1), 35–45. 
  • Mearns, J. (1991). Coping with a breakup: negative mood regulation expectancies and depression following the end of a romantic relationship. J Pers Soc Psychol, 60: 327–334.
  • Meloy, J., & Fisher, H. (2005). Some Thoughts on the Neurobiology of Stalking. Journal of Forensic Sciences, 50(6), JFS2004508-9.
  • Watanabe, M., Hikosaka, K., Sakagami, M., & Shirakawa, S. (2007). Reward expectancy-related prefrontal neuronal activities: are they neural substrates of “affective” working memory? Cortex 43: 53–64.
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