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Lo stress fa venire “i capelli bianchi”?

A partire da una recente ricerca, esploriamo la possibile connessione tra stress, invecchiamento ed epigenetica

Di Alessio Mantovani

Pubblicato il 16 Apr. 2024

Stress e invecchiamento

Può esser capitato una volta nella vita di sentire la frase “mi fai venire i capelli bianchi”. Oltre ad un simpatico modo di comunicare all’interlocutore di rilassarsi, questa espressione gergale rivela una possibile connessione tra stress e invecchiamento, un argomento che ha un importante riscontro all’interno della comunità scientifica. 

Si immagini una tela composta da una miriade di fili invisibili intrecciati tra di loro, dove lo stress e gli eventi stressanti della vita quotidiana intrecciano la loro trama con i meccanismi biologici più profondi. È su questo sfondo che lo psichiatra e ricercatore A. Zannas (2024) getta nuova luce, portando alla ribalta il ruolo cruciale dei marcatori biologici nel tessuto stesso della salute mentale.

Stress e biologia

Partendo dall’epigenetica, il campo che mostra come esperienze stressanti possano modulare l’espressione dei geni, lasciando un’impronta indelebile sulla nostra biologia, lo studio mostra come i telomeri, strutture del DNA adibite a proteggere il contenuto genetico, si accorciano sotto il peso dello stress, annunciando il passare del tempo e predicendo possibilmente il rischio di malattie legate all’età. 

Lo stato mentale influisce sul processo di invecchiamento biologico: lo stress cronico può accelerare l’orologio biologico, predisponendo con più facilità a una vasta gamma di disturbi mentali, dall’ansia alla depressione al disturbo da stress post-traumatico (PTSD). È una spirale discendente, un ciclo vizioso in cui lo stress e le malattie si possono alimentare reciprocamente.

Zannas, nella sua ricerca (ibidem), offre una nuova prospettiva luminosa, suggerendo che le terapie mirate al miglioramento della salute mentale potrebbero anche rallentare il processo di invecchiamento biologico. L’idea di un trattamento che agisce su due fronti, migliorando la salute mentale e prolungando la giovinezza biologica, può esser vista come allettante e promettente. Aggiungendo anche che potrebbe esser vero il contrario, ovvero che interventi mirati alla prevenzione dell’invecchiamento potrebbero avere un riscontro positivo sulla salute mentale. Quello che viene proposto dalla ricerca sembrerebbe essere racchiuso all’interno di una più ampia cornice teorica di riferimento, ovvero quella della “mind-body”, per la quale mente e corpo sarebbero profondamente interconnessi nella manifestazione psicopatologica e allo stesso tempo nel processo di guarigione (Benson, 2019).

Stress, invecchiamento e salute mentale

Tornando alla relazione tra stress, invecchiamento e salute mentale, i meccanismi alla base potrebbero risiedere nel sistema neuroendocrino, anche se non è ancora chiaro come gli eventi avversi si traducano in sintomi di usura sul corpo. L’ormone dello stress, il cortisolo, emerge come potenziale agente nell’arrecare danno al materiale genetico e alterare la struttura del cervello. 

Questi effetti sulla struttura dei geni sembrerebbero potersi convertire anche in cambiamenti veri e propri della struttura e del funzionamento cerebrale, portando potenzialmente ad un aumento della predisposizione a disturbi psichiatrici.

È importante quindi dare spazio alla prevenzione: la connessione tra questi tre elementi, come già visto qualche riga addietro, evidenzia come vi possa essere spazio di manovra da un punto di vista della salute mentale, perciò agendo a partire dalla ricerca del benessere psicologico e psicofisico vi può essere la possibilità di contrastare l’invecchiamento, come riportato anche dalla ricerca di Zannas (2024). 

Senza arrivare a considerare gli sforzi preventivi come un’essenza di lunga vita, o siero per l’immortalità, ma piuttosto come possibili strategie che possono supportare uno stato di equilibrio, e prevenire potenziali fattori di rischio.

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