Ideali di bellezza irrealistici
La copertina di Vogue America nel Settembre 2023 ha visto riunite le supertop model degli anni 90, ad oggi cinquantenni. L’evento ha suscitato reazioni opposte e molto intense: alcuni hanno approvato l’iniziativa in quanto opportunità di destigmatizzazione di corpi che invecchiano; altri hanno invece espressamente criticato la copertina, esprimendo disappunto poiché non si tratta di destigmatizzare se si trasmette l’immagine e un ideale di invecchiamento comunque irrealistico e costruito, poco naturale e lontano dalle esperienze reali e comuni. In qualche misura le supermodelle ora agee, ora come negli anni 90 nel pieno della loro giovinezza, semplicemente non costituiscono esempi di invecchiamento realistico in termini di apparenza corporea.
La relazione tra ideali di apparenza, confronto sociale e insoddisfazione corporea
Le modelle degli anni 90, allora come ora, non hanno mai rappresentato la donna reale del vivere quotidiano. Secondo gli studi queste immagini predispongono il pubblico a un confronto sociale, in cui più o meno consapevolmente le donne si comparano a ideali di bellezza corporea irrealistici (Bocage-Barthelemy et al., 2018). Le ricerche sull’immagine sostengono che il confronto sociale con ideali di magrezza avrebbe diverse conseguenze negative. Ad esempio lo studio di Bocage-Barthélémy e colleghi (2018) ha confermato che le donne esposte a modelli ideali di magrezza hanno poi avuto maggiore difficoltà a descriversi in modo positivo dal punto di vista fisico rispetto a donne esposte a immagini corporee diverse.
Molte ricerche evidenziano che il confronto sociale è uno dei driver principali verso una maggiore insoddisfazione corporea. Ad esempio, nella meta-analisi di Myers & Crowther (2009), che ha incluso dati provenienti da 156 ricerche, è stato dimostrato che il confronto sociale sull’apparenza corporea è correlato positivamente a maggiori livelli di insoddisfazione corporea.
Se anche invecchiare può essere un’esperienza positiva, è lecito pensare che standard di apparenza comunque irrealistici e idealizzati dell’invecchiamento, che ammicca a una bellezza senza tempo, possono concorrere a un certo livello di insoddisfazione. In altre parole, ideali di corpi irrealistici possono essere tossici per il benessere psicologico sia in giovane età che in età più avanzata.
Promuovere comportamenti salutari per corpi funzionali
Un’altra obiezione sollevata riguarda l’impatto indiretto sulla salute fisica: focalizzarsi sull’apparenza corporea riguardo alla fase di invecchiamento, rischia di far sottovalutare invece la rilevanza di attuare comportamenti preventivi e salutari a supporto della salute psicofisica in questa fase della vita. Alcuni contributi evidenziano quanto sarebbe auspicabile sensibilizzare la popolazione sul curare e investire sforzi ed energie per rendere i nostri corpi, non tanto più belli all’apparenza, quanto più funzionali e sani (Alleva & Tylka, 2021).
Il termine “Body functionality” (Alleva & Tylka, 2021) fa riferimento a tutto ciò che il corpo è in grado di compiere in svariati domini, incluse le funzioni fisiologico-corporee e sensoriali (es. processi digestivi, respiratori, uditivi, visivi, etc), le capacità fisiche (es. elasticità, forza muscolare, agilità, etc) sino a includere anche aspetti creativi e comunicativi che implicano l’uso del corpo (Alleva et al., 2015). Approfondire credenze, emozioni, sensazioni e comportamenti riguardo alla funzionalità del corpo è fondamentale per una concettualizzazione e comprensione più esaustiva e olistica dell’immagine corporea e del benessere psicologico (Tylka & WoodBarcalow, 2015).
Per un rapporto sano con il corpo e con l’immagine corporea dovremmo quindi lasciare andare l’ossessione per l’apparenza e per gli ideali estetici eccessivamente perfezionistici e l’oggettivazione del corpo, che possono attivarsi anche in relazione al naturale processo di invecchiamento.