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La prevenzione del suicidio: lo studio dei metaboliti cellulari apre nuove prospettive

Secondo un recente studio alcune sostanze presenti nel sangue possono essere considerate come marcatori del rischio di suicidio

Di Lucilla Castrucci

Pubblicato il 27 Feb. 2024

Aggiornato il 06 Mar. 2024 15:38

Condizioni psichiatriche associate al suicidio

Il suicidio è l’atto con il quale una persona si procura volontariamente la morte. Il significato ed il giudizio su tale atto si è modificato nel corso della storia. I romani lo consideravano un atto d’onore, dal cristianesimo e da altre religioni il suicidio è ritenuto un gesto contrario ai comandamenti. Ad oggi il togliersi la vita è sempre di più messo in relazione con fenomeni psicopatologici (Barbagli M. 2009).

Se il suicidio si associa ad un disturbo psichiatrico ne consegue che tale fenomeno debba essere previsto, diagnosticato e curato. I disturbi frequentemente collegati alle condotte suicidarie sono i disturbi dell’umore, i disturbi di personalità e l’alcolismo. Anche malattie somatiche croniche e caratterizzate da sintomatologia dolorosa possono associarsi al suicidio (Rainone A., Tenore K., Bertuzzi A. et al 2014).

Il togliersi la vita è, per la psichiatria, un evento con origini multifattoriali determinato da cause psicologiche, biologiche, sociali ed ambientali (Andreotti et al. 2020). Sono numerose e soggettive le variabili che ne determinano il verificarsi, questo rende difficile la predittività dell’evento. La prevenzione per essere efficace deve avere un approccio globale (Hofstra E., et al. 2020) ma nonostante vengano seguite ed applicate le linee guida e d’indirizzo (World Health Organization 2018) non sempre è possibile scongiurare il verificarsi del suicidio. Questa situazione stimola la ricerca di nuove risorse per una maggiore efficacia ed efficienza degli interventi di prevenzione

Come individuare il rischio suicidario?

Recentemente un gruppo di ricerca della School of Medicine dell’Università della California ha pubblicato su Traslational Psychyatry un lavoro dal titolo Metabolic features of treatment-refractory major depressive disorder with suicidal ideation. I ricercatori californiani hanno studiato i metaboliti presenti nel sangue periferico di pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore con ideazione suicidaria refrattari al trattamento farmacologico. Il loro approccio ha permesso di stabilire l’esistenza di una relazione tra il metabolismo cellulare e lo sviluppo di depressione maggiore. Inoltre, dallo studio emerge la possibilità di utilizzare alcune sostanze presenti nel sangue periferico come marcatori di rischio suicidario.

Nello studio i neuroscienziati hanno utilizzato due gruppi di persone, di età compresa tra i 18 ed i 70 anni di entrambi i sessi. Nel primo gruppo, di 99 soggetti, sono stati inclusi pazienti con depressione resistente al trattamento farmacologico ed ideazione suicidaria valutati con colloquio psichiatrico e somministrazione di scale standardizzate. In caso di sospetto di errori genetici del metabolismo è stata eseguita una consulenza genetica per ulteriori test di conferma. Nel secondo gruppo sono stati reclutati 93 soggetti sani. È stato posto come presupposto dello studio che il cervello fosse in grado di controllare il metabolismo cellulare attraverso circuiti neuroendocrini, autonomici, immunitari e del microbioma (Naviaux RK 2019); questo comporta che la presenza di biomarcatori nel sangue periferico può essere messa in relazione con cambiamenti funzionali del cervello come già avvenuto per lo studio della schizofrenia (Wang D, Cheng SL, Fei Q, Gu H, Raftery D, Cao B, et al. 2019). Sono stati estratti dal sangue dei soggetti di entrambe i gruppi 672 metaboliti.

Le analisi statistiche, condotte dai ricercatori, sulle concentrazioni plasmatiche dei vari metaboliti, hanno evidenziato l’esistenza di alcuni marcatori metabolici coerenti con l’ideazione suicidaria reperibili nel plasma di entrambi i sessi. Tra questi biomarcatori sono presenti metaboliti collegati alla funzione mitocondriale. Gli autori dello studio hanno ipotizzato che l’ATP prodotto dai mitocondri, oltre a rappresentare la principale molecola energetica utilizzata a livello cellulare, può essere una molecola fondamentale nella comunicazione intercellulare. Uno degli autori dello studio, Naviaux R.K., ha affermato: “Ipotizziamo che i tentativi di suicidio possano effettivamente essere parte di un impulso fisiologico più ampio volto a fermare una risposta allo stress che è diventata insopportabile a livello cellulare” (Naviaux R.K. 2023). Nello studio sono state inoltre identificate alcune carenze metaboliche presenti nei soggetti con depressione maggiore non rispondente al trattamento farmacologico e con ideazione suicidaria

I dati ottenuti dal gruppo di ricerca californiano, non solo aprono una prospettiva verso un possibile screening, attraverso un prelievo ematico, dei soggetti a rischio suicidario, ma prospettano anche la possibilità di un intervento terapeutico personalizzato e basato sulla compensazione dei deficit metabolici nei casi di depressione che non rispondono ai trattamenti farmacologici. 

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