expand_lessAPRI WIDGET

Lo stato interessante (2022) di Valentina Albertini – Recensione

"Lo stato interessante" discute i potenziali cambiamenti nel setting indotti dalla gravidanza della terapeuta e come darne comunicazione

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 30 Nov. 2023

“Lo stato interessante”: affrontare il tema della gravidanza

Fin dalla notte dei tempi le gravidanze sono state presenti nelle vite di psicologhe e psicoterapeute, ma la letteratura a riguardo è piuttosto scarna, dato curioso dal momento che spesso queste professioni sono ricoperte proprio da donne. Il libro di Valentina Albertini, dal titolo “Lo stato interessante”, finalmente offre uno spazio di riflessione per tutte le donne che si trovano o potrebbero trovarsi a vivere una gravidanza durante la loro carriera di psicologhe o psicoterapeute, ma anche per coloro che hanno già avuto questa esperienza e possono essersi chieste come/quando darne comunicazione al paziente e cosa aspettarsi, senza aver trovato risposte.

Ora, trattandosi di un lavoro meno tradizionale rispetto, per esempio, alla dipendente di un’azienda, la terapeuta deve fare i conti con il delicato tema dei confini nella relazione terapeutica. Detto questo, un conto è non raccontare i fatti propri e un altro è fingere che nulla stia cambiando quando la pancia inizia ad essere sempre più evidente e diventa una sorta di elefante nella stanza. La self disclosure in questo caso, indipendentemente dall’approccio di psicoterapia adottato, non può essere evitata.

Spinta dalla sua personale esperienza e dalla scarsità di bibliografia sul tema, l’autrice, Valentina Albertini, ha creato un questionario semi-strutturato sul tema della gravidanza e della gestione del setting, composto da domande chiuse e aperte, che ha poi condiviso tramite mail e social networks, analizzandone i risultati qualitativamente e raccontandone una parte in questo volume.

Il vissuto della terapeuta raccontati in “Lo stato interessante”

L’autrice racconta con scorrevolezza e sincerità i dubbi che possono insorgere nel momento in cui una terapeuta scopre di essere incinta e deve capire come integrare questo cambiamento non solo nella sua vita personale, ma anche in quella lavorativa, con tutte le incertezze e le paure connesse, tipiche soprattutto della libera professione.

Le prime riflessioni in tema di gravidanza nel setting terapeutico non possono che fare riferimento al concetto di self-disclosure, l’autosvelamento del terapeuta, tema da sempre molto sentito soprattutto nel contesto psicoanalitico, che mira all’assoluta neutralità del terapeuta, mentre secondo altri approcci, come quello sistemico-relazionale o cognitivo-comportamentale, l’idea che questa neutralità possa essere mantenuta in modo completo è vista come illusoria. Infatti, i pazienti possono cogliere alcune informazioni di noi in modo intenzionale o casuale, nel mondo reale (si pensi all’accento di provenienza, a un incontro sui mezzi o al supermercato) o in quello della rete (per esempio tramite il sito dedicato o le pagine dei social networks). A tale proposito l’autrice cita Lingiardi sull’argomento: “non si tratta di decidere come rendersi il più possibile invisibili, ma di decidere come gestire l’inevitabile condizione di self-disclosure”. 

Pur non essendoci indicazioni su cosa sia giusto o sbagliato fare, vista proprio la specificità di ognuno di noi (come terapeuta e come paziente), l’autrice discute i potenziali cambiamenti nel setting indotti dalla gravidanza e anche tempistiche e modalità di condivisione della notizia. In base all’approccio della terapeuta la modalità con cui la tematica verrà affrontata durante i colloqui si declinerà in maniera differente, tuttavia appare condivisa la necessità di affrontare esplicitamente l’argomento almeno attorno al sesto mese della gravidanza nel caso non sia stato fatto prima. Questo permette di poter avere il tempo necessario per discutere la reazione e il vissuto del paziente e le eventuali implicazioni sul percorso di psicoterapia, congedo incluso, poiché non si può sorvolare sul fatto che la gravidanza porti con sé la necessità di sospendere per un periodo di durata variabile i percorsi di terapia.

Tutto ciò può suscitare nella terapeuta le emozioni più svariate, in base a se stessa e ai pazienti potrà provare anche senso di colpa o preoccupazione: in modo molto diretto e aperto l’autrice pone l’attenzione sulle varie sfumature emotive, mettendo da parte formalismi e rigidità. Così come validiamo le emozioni dei nostri pazienti, dobbiamo sempre ricordare di validare anche le nostre stesse emozioni. 

Le reazioni dei pazienti descritte in “Lo stato interessante”

Riflettendo sulle possibili reazioni del paziente, si passa dagli approcci analitici più rigidi in cui la presenza della pancia e del feto sono ritenuti interpretabili come una “intrusione nello spazio analitico”, ad approcci più moderati che si aprono alla possibilità che la gravidanza possa essere vissuta dal paziente come una notizia di gioia.

L’autrice descrive le reazioni dei pazienti che possono includere felicità e congratulazioni, ma anche rabbia, invidia, paura davanti alla notizia della gravidanza della propria terapeuta. Sono proprio queste emozioni spiacevoli ad aver bisogno di essere viste, accolte e validate. La condivisione aperta in terapia può fungere sempre da elemento di lavoro e di cambiamento, permettendo l’esplorazione di nuove vulnerabilità o la ricerca di nuove risorse per farvi fronte nel caso di temi sensibili già esplicitati.

In base alla sua storia di vita e alle sue vulnerabilità, ogni paziente vivrà la notizia in modo diverso, come è normale che sia. 

Tra le emozioni più difficili da ammettere vi è forse l’invidia: invidia se la maternità è un desiderio che non è stato esaudito, invidia per la genitorialità, per quel bambino che viene vissuto come più fortunato per avere una madre terapeuta che ci immaginiamo come un genitore accogliente e adeguato. Riconoscere l’invidia e metterla in parola è il primo passo per poterci lavorare. In altri casi i pazienti possono reagire con rabbia, aggressività, paura, specialmente nel caso di disturbi di personalità, come il disturbo borderline di personalità. La gravidanza della terapeuta va inevitabilmente a toccare il tema della separazione: per alcuni pazienti l’interruzione della terapia per il congedo di maternità può essere vissuta come una rottura, riattivando vissuti abbandonici passati e paure abbandoniche attuali, che non avrebbe senso negare al paziente. 

Considerazioni conclusive

“Lo stato interessante” è un libro che consiglio vivamente a tutte le terapeute come spunto su come gestire la comunicazione della gravidanza e del congedo, ma anche come occasione per non sentirsi sole e sperimentare un senso di condivisione e vicinanza. Attraverso queste pagine l’autrice ci ricorda come validare sempre le emozioni di tutti, terapeuta e paziente.

Punto di forza del libro è la condivisione della vasta gamma emotiva che terapeuta e paziente possono vivere, oltre alla parte finale del volume, dove la Albertini racconta la sua personale esperienza attraverso diversi casi clinici.

Concludo con una citazione dell’autrice: “le reazioni dei pazienti ai nostri stimoli parlano dei nostri pazienti, ma il modo in cui le raccogliamo e ci riflettiamo sopra parla molto di noi”

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Albertini, V. (2022) Lo stato interessante.  La gestione del setting clinico durante la gravidanza della psicologa e della psicoterapeuta. Alpes Italia
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Personalita del terapeuta quale influenza sui processi della psicoterapia
La personalità del terapeuta: una variabile di trattamento spesso trascurata

La relazione tra personalità del paziente e terapia è stata a lungo indagata, meno si sa sulla potenziale rilevanza del profilo di personalità del terapeuta

ARTICOLI CORRELATI
L’ingresso al nido: vantaggi e possibili criticità

L’inserimento al nido può rivelarsi fonte di situazioni stressogene, ma apporta anche numerosi vantaggi allo sviluppo del bambino

Non volevo essere perfetta come te, mamma (2023) di Mariel Sandrolini – Recensione

"Non volevo essere perfetta come te, mamma" racconta la storia di una giovane con un disturbo psichiatrico e della sua mamma adottiva

cancel