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L’esposizione eccessiva ai dispositivi tecnologici all’età di un anno si correla a un maggior rischio di ritardi in alcune aree dello sviluppo dei bambini

Si definisce screen time la quantità di tempo spesa a guardare la tv, giocare ai videogames, utilizzare cellulari, tablet e altri dispositivi

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 19 Ott. 2023

Aggiornato il 27 Ott. 2023 14:16

Screen time e sviluppo del bambino

Una recente ricerca pubblicata sull’autorevole rivista scientifica JAMA Pediatrics affronta un tema spesso dibattuto nell’ambito delle scienze pedagogiche e psicologiche. Lo studio evidenzia che per bambini di un anno di età, passare più di due ore al giorno di fronte a schermi di dispositivi tecnologici (televisione, cellulare, tablet, e altri dispositivi digitali) aumenterebbe il rischio di avere ritardi nello sviluppo in diverse aree negli anni successivi.

La quantità di tempo spesa a guardare la televisione, giocare ai videogames, utilizzare cellulari, tablet e altri dispositivi può essere definita “screen time”. L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha emesso delle linee guida dove si raccomanda una limitazione allo screen time per i bambini, specificando l’importanza di limitare l’utilizzo dei dispositivi tecnologici a un’ora al giorno per i bambini nella fascia di età tra i 2 e i 5 anni.

Tuttavia, una recente meta-analisi evidenzia che solo una minoranza di bambini rientra in tale limite di utilizzo dei dispositivi tecnologici (McArthur et al., 2022). In particolare, un incremento del tempo di esposizione agli schermi digitali si è osservata durante il periodo della pandemia da COVID-19 (Aguilar-Farias et al., 2020).

Lo studio di JAMA Pediatircs (Takahashi et al., 2023) si è posto l’obiettivo di analizzare la relazione tra la quantità di tempo trascorsa di fronte agli schermi di dispositivi digitali all’età di un anno e lo sviluppo in 5 aree (abilità di comunicazione, abilità grosso motorie, abilità fino motorie, abilità di problem-solving e abilità sociali), all’età rispettivamente di 2 e 4 anni. La ricerca ha coinvolto un campione di più di 7000 bambini giapponesi in uno studio longitudinale che li ha monitorati in diversi step: all’età di 1 anno, 2 anni e 4 anni. In tale senso, questo è uno dei più ampi campioni di soggetti analizzati in ottica prospettica per analizzare la relazione tra screen time e outcome di sviluppo nella prima infanzia.

Oltre a rilevare i dati relativi al tempo di utilizzo dei dispositivi digitali, i ricercatori hanno valutato lo sviluppo nelle cinque aree sopra descritte somministrando lo strumento di screening “Age & Stage Questionnaires” (terza edizione, ASQ-3). Questo strumento prevede punteggi per ogni area che vanno da 0 a 60 punti, con specifici punteggi di cut-off per evidenziare eventuali rischi di ritardi nelle aree di sviluppo.

I risultati dello studio

I risultati dello studio hanno evidenziato che vi è una correlazione positiva tra quantità di tempo spesa nella fruizione di dispositivi digitali all’età di un anno e maggiore rischio di ritardi nello sviluppo, principalmente nelle competenze comunicative e di problem-solving negli anni successivi.  Per esempio, bambini che all’età di un anno trascorrevano più di due ore di fronte allo schermo di dispositivi digitali avevano una probabilità maggiore del 61% di avere ritardi nello sviluppo delle abilità di comunicazione all’età di due anni, se comparati con bambini (sempre di due anni) che all’età di un anno trascorrevano meno di un’ora al giorno utilizzando i dispositivi tecnologici. Il rischio sembrerebbe poi aumentare proporzionalmente con l’aumento del tempo di esposizione ai media digitali: per bambini esposti agli schermi digitali per più di 4 ore al giorno il rischio di avere ritardi nelle capacità di comunicazione e di problem-solving era di 5 volte maggiore rispetto a bambini esposti per minor tempo.

È stata inoltre dimostrata una correlazione statisticamente significativa tra la quantità di tempo di esposizione ai dispositivi digitali a un anno di età e l’aumento del rischio di ritardi nello sviluppo anche nelle abilità grosso-motorie e delle competenze sociali all’età di due anni.

I risultati di questo studio sono in linea con precedenti evidenze di letteratura che supportano una correlazione tra quantità di screen time nella prima infanzia e successivi outcomes di sviluppo (ad esempio, Madigan et al., 2019 et al.; Madigan et al., 2020).

In generale, dunque anche come si evince dalle linee guida dell’OMS e dalle indicazioni delle associazioni dei pediatri è importante stimolare e favorire nei bambini attività fisiche e interazioni face-to-face, per combattere la tendenza alla sedentarietà e all’eccessiva fruizione passiva dei dispositivi tecnologici.

È interessante notare una limitazione: nell’articolo di JAMA Pediatrics i ricercatori non hanno però differenziato tra contenuti educativi veicolati da dispositivi tecnologici vs. altri tipi di contenuti, ma hanno considerato puramente il tempo di esposizione ai dispositivi digitali. La considerazione di tale variabile in futuro, in disegni di ricerca simili, potrebbe aiutare a comprendere ulteriormente la tematica analizzata.

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Redattrice di State of Mind

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