Gli animali domestici come parte della famiglia
Elena Bernoni – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Milano
Gli animali domestici hanno giocato un ruolo fondamentale nelle nostre vite fin dall’alba della civilizzazione, come dimostrano alcuni ritrovamenti archeologici, come una tomba, risalente a circa 14.000 anni fa, dove un uomo era stato seppellito insieme al suo cane (Podrazik et al, 2015).
Nel corso di questa lunga coevoluzione il nostro rapporto con gli animali si è profondamente modificato. Se prima i cani venivano tenuti prevalentemente per protezione e i gatti per contenere la presenza dei topi, al giorno d’oggi le ragioni per avere animali domestici sono tendenzialmente incentrate sulla ricerca di un rapporto di tipo affettivo-relazionale (Fernandez-Mehler, 2013).
In Italia circa metà delle famiglie vive con un animale domestico. Animale che, nel 96% dei casi, viene ritenuto un membro della famiglia (Rapporto Assalco Zoomark, 2022). Questo è solo uno dei dati rappresentativi di come la relazione umano-animale sia ormai percepita e considerata per molti versi equiparabile a quella che si instaura fra due esseri umani (Park at al, 2023; McNicholas et al, 2005; Podrazik et al, 2000, Hunt e Padilla, 2016).
I benefici di queste relazioni spaziano dal miglioramento del benessere psicologico; alla promozione della salute fisica, al miglioramento relazioni sociali (McNicholas et al, 2005; Fernandez Mehler, 2013; Park et al, 2023; Walsh, 2009; Rémillard at al 2017). Dall’altro lato della medaglia, però, può comportare anche momenti di stress e sconforto, fra i quali spicca il dover affrontare il lutto.
La perdita del proprio animale domestico, che ogni anno milioni di persone si trovano ad affrontare, è oggi riconosciuta come fattore stressante e come potenziale rischio per l’esordio di risposte fisiologiche di lutto e di stati psicopatologici (Hunt e Padilla, 2016).
Pet loss e lutto per gli umani: sono equiparabili?
Quando si parla di lutto, uno dei modelli più accreditati e condivisi è quello di Elizabeth Kubler Ross (1969), la quale aveva postulato che nel fronteggiare una perdita attraversiamo 5 fasi: diniego, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione.
Oltre a quello di Kubler Ross sono presenti altri modelli di fronteggiamento del lutto, che presentano fasi in parte simili, in parte differenti e in parte pongono il focus su altri elementi quali il grado di attaccamento.
In ogni caso, confrontando gli stati emotivi che le persone si trovano a fronteggiare in seguito alla perdita di un animale domestico o di una persona cara, emergono delle somiglianze.
Il lutto può durare 6/12 mesi o protrarsi per tempi più lunghi e può configurarsi come lutto fisiologico, con risposte adattive e funzionali o come un lutto complicato (Park at al, 2023, Hunt e Padilla 2016, Walsh 2009, McNicholas et al 2005, Podrazik, 2015).
Quando ci troviamo a fronteggiare un lutto fisiologico, le risposte alla perdita (tristezza, incredulità, rabbia, smarrimento, ecc.) sono funzionali all’elaborazione del lutto e lasciano man mano spazio ad un stato emotivo più sereno, alla ripresa delle normali funzioni, alla riduzione del senso di colpa e all’accettazione dell’inevitabile cambiamento che la nostra vita ha subito.
Quando, invece, le risposte tipiche del lutto diventano prolungate, esacerbate e impattano significativamente sul funzionamento per lungo tempo, ci troviamo davanti ad un lutto complicato (Hunt e Padilla, 2016). Il lutto fisiologico e quello complicato non sono esperienze totalmente distanti, ma si collocano su un continuum dove variano i livelli di intensità e pervasività dei sintomi più che la presenza o meno di alcuni di questi (Podrazik, 2015).
Fattori che influenzano l’esperienza di pet loss:
Non è possibile stabilire a priori chi sia più soggetto a vivere un lutto per il proprio animale domestico che risulti più difficile da affrontare e che sia più persistente, in quanto esistono moltissimi parametri che influiscono su questo processo, fra i quali i seguenti (Podrazik, 2015; Park et al, 2023).
Le caratteristiche del proprietario
Nelle donne sono stati riscontrati maggiori livelli di sofferenza e di richiesta di aiuto in relazione alla pet loss. Tuttavia, questo potrebbe esser dato dal fatto che, tendenzialmente, le donne tendono maggiormente ad esprimere i loro sentimenti (Hunt & Padilla, 2016). Altri soggetti a rischio di lutto complicato possono essere le persone anziane che avevano come compagnia principale l’animale domestico. In altri casi, l’animale può essere simbolo di un precedente legame (es. quando regalato da una persona cara venuta a mancare): in questo caso, a prescindere dall’età, sono stati riscontrati maggiori livelli di sofferenza (Park et al, 2023, Hunt & Padilla 2016; Lee 2020).
Il legame di attaccamento
La relazione che si instaura con un animale viene vissuta dalla persona come una fonte di amore e vicinanza incondizionata, un rapporto privo di giudizi e con maggior libertà espressiva: questo può rendere difficile trovare le stesse sensazioni in altri rapporti. Maggiore è il legame di attaccamento, maggiore sarà il senso di smarrimento e frustrazione nel momento della perdita (Rémillard, 2017).
L’eutanasia
L’eutanasia, intesa come il processo di terminare farmacologicamente la vita dell’animale, rappresenta una caratteristica peculiare e fortemente distintiva della pet loss rispetto agli altri lutti. Considerando che circa 1 contatto ogni 50 con i veterinari è per la procedura di eutanasia (Podrazik, 2015), risulta evidente quanto questo sia un fattore da non sottovalutare. Dover scegliere di interrompere la vita del proprio animale domestico può impattare su diversi aspetti della salute della persona quali quello psicologico, etico e pratico. Il supporto del veterinario è centrale in questa fase, in particolare nel fornire al proprietario tutte informazioni sulla salute dell’animale, sulle procedure e nel concedergli il tempo per affrontare questo passaggio (Fernandez-Mehler, 2013). Scegliere di procedere con l’eutanasia può aumentare i sentimenti di colpa, rabbia, ansia anticipatoria e il senso di incertezza legato alle proprie scelte.
Il supporto sociale
Nonostante gli animali siano sempre più parte delle nostre vite, il lutto è ancora poco socialmente accettato. La persona può quindi trovarsi a dover fronteggiare da sola il lutto, non sentirsi capita, accolta, sentirsi inadeguata o eccessiva nelle proprie reazioni. Frasi che si dicono usualmente, come il dover riprendere un animale in tempi brevi, possono far sentire la persona invalidata e sminuita nel proprio dolore, aumentato il senso di isolamento e la tendenza al ritiro (Park et al, 2023, Hunt e Padilla 2016, Walh 2009).
La perdita improvvisa, ambigua o per incidente
Quando si parla di animali domestici, il proprietario si trova investito di un grandissimo senso di responsabilità, essendo l’unico riferimento per la presa di decisioni sul benessere dell’animale e sulla sua gestione nel quotidiano. Ecco allora che, quando la perdita dell’animale avviene per incidenti o per azione deliberata di altre persone (es. avvelenamento), la rabbia e il senso di colpa possono diventare particolarmente pervasivi ed invalidanti (Walsh, 2009). Altra situazione che comporta forti stati di sofferenza è quello della perdita ambigua, quando l’animale viene smarrito. Questa condizione può portare la persona a forti sensi di colpa e continuo stato di incertezza. Un caso particolarmente rilevante è quello degli eventi climatici estremi, dove a volte le persone si sono trovate a perdere o dover lasciare indietro i propri animali domestici. In questi casi è stato riscontrato che, se unitamente all’evento estremo c’era la perdita dell’animale, le persone erano maggiormente esposte al rischio di disturbo da stress post-traumatico (Hunt e Padilla, 2016; Walsh, 2009).
Fronteggiare il lutto: qualche spunto utile
Come visto, l’esperienza di pet loss è estremamente vicina a quella di qualsiasi altro lutto. Così, nell’affrontare questo momento, si procede con dei passaggi simili a quelli che si svolgono nei lutti tradizionali (Podrazik 2015; Walsh 2019). Ecco qualche spunto utile:
- cercare il supporto di persone che non sminuiscano il nostro dolore e ci consentano di parlarne e condividerlo;
- tenere vivi i bei ricordi, guardando le foto, scrivendo lettere, parlando dei momenti vissuti insieme al nostro animale;
- ritualizzare: anche se nella maggior parte delle religioni occidentali non si è mai lasciato spazio alla ritualizzazione per la morte degli animale, creare un rituale può aiutare nel momento del passaggio. Può essere qualsiasi cosa, dal piantare un albero, al creare una scatola di ricordi; ecc… (Rémillard, 2017; Podrazik, 2015);
- mantenere una buona qualità di vita: la perdita di un animale può essere dolorosa anche per lo stravolgimento della quotidianità. Avere altri animali in famiglia aiuta a riprendere la routine, trovare motivazione e momenti di conforto (Park et al, 2023). Se non sono presenti altri animali in famiglia, non è ben definita la tempistica ideale per la ricerca di un nuovo animale. Nel 15% dei casi, per esempio, le persone non ne prendono più per non dover nuovamente affrontar la perdita. A prescindere dalle tempistiche, è importante tenere a mente che il nuovo animale non sarà mai un sostituto del nostro affetto perso, ma una nuova occasione di crescita e di vita con qualcuno accanto (Podrazik, 2015).
Quando il dolore è persistente e fortemente invalidante è bene intraprendere un percorso psicologico che ci aiuti ad elaborare la perdita e le emozioni dolorose che ne derivano.