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“Devo”, “Devi”, “Bisogna”: cosa sono le doverizzazioni e quali sono i loro effetti

Secondo la REBT le doverizzazioni sono le credenze irrazionali per eccellenza, centrali nella sofferenza psicologica

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 08 Set. 2023

Gli effetti delle aspettative

In questo articolo ci occuperemo delle doverizzazioni, che possono essere definite come “aspettative irrealistiche e assolute su un evento desiderato o su come dovrebbero essere le persone” (DiGiuseppe et al., 2014).

Sonia convive con il suo compagno da circa 3 anni, stanno insieme da 5. Giunge in terapia perché si definisce esasperata dai comportamenti del compagno, che denotano secondo lei poca attenzione nei suoi confronti e sono inaccettabili da parte di una persona adulta. Ogni sera Giovanni si fa la doccia e lascia il flacone di bagnoschiuma aperto, cosa che fa molto irritare Sonia ogni mattina quando si alza e fa la doccia. Lei infatti non capisce perché lui sia così poco attento su una cosa così piccola che non gli costerebbe nessuna fatica e lo ritiene, appunto, inaccettabile.

Questo è un esempio di pretesa sull’altro, cioè aspettarsi che l’altro faccia qualcosa solo perché glielo chiediamo e nella nostra testa ha senso o è importante che venga fatto.

I pensieri irrazionali nella terapia razionale emotiva comportamentale (REBT)

Secondo la terapia cognitivo comportamentale sono i pensieri a causare le emozioni; la terapia razionale emotiva comportamentale (REBT) distingue tra credenze irrazionali, che producono emozioni disfunzionali, e credenze razionali, che generano emozioni funzionali.

Le credenze irrazionali sono rigide, in contrasto con la realtà, prive di logica e ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi; portano a emozioni disfunzionali e a comportamenti inutili o dannosi come rabbia, depressione, ansia, procrastinazione, dipendenze.

Le credenze razionali sono flessibili, in linea con la realtà, logiche e non ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi; possono condurre anch’esse a emozioni negative, ma in questo caso si tratta di emozioni funzionali e comportamenti in qualche modo utili, per esempio, frustrazione, tristezza, preoccupazione, assertività.

Davanti a un evento emotivamente attivante possiamo formulare delle credenze irrazionali, che secondo la REBT possono essere doverizzazioni, terribilizzazioni, svalutazioni di sè e degli altri, intolleranza alla frustrazione. Esse stanno alla base della sofferenza psicologica. Poiché gli stati emotivi disfunzionali sono generati da pensieri irrazionali, modificare il proprio modo di pensare può aiutare a ridurre la sofferenza psicologica. Le emozioni spiacevoli non possono chiaramente essere eliminate, ma pensare in modo razionale permette di ridurre frequenza, intensità e durata del disturbo emotivo (DiGiuseppe et al., 2014).

Le credenze irrazionali per eccellenza sono, secondo Ellis, le doverizzazioni; esse risultano centrali nell’origine e nel mantenimento della sofferenza psicologica.

Cosa sono le doverizzazioni?

Come accennato sopra, le doverizzazioni sono centrali nei disturbi psicologici. Si tratta di espressioni che utilizzano termini come “devo”, “deve”, “bisogna”, “è necessario”; indicano quindi delle aspettative assolute, rigide e non realistiche sugli eventi, le altre persone o se stessi.

Dalle doverizzazioni derivano poi le altre forme di pensiero irrazionale: terribilizzazione o catastrofizzazione, intolleranza alla frustrazione, giudizi su se stessi o sugli altri.

Tutti noi possiamo avere la tendenza a pensare in questo modo in certe occasioni, ma ciò che rende disfunzionali le doverizzazioni è la loro rigidità, che le trasforma rendendole appunto più che semplici preferenze (DiGiuseppe et al., 2014).

Quali sono i tipi di doverizzazioni che possiamo avere? Ecco le principali tipologie (Caselli, 2012):

  • Doverizzazioni di gratificazione: voler ottenere subito ciò che si desidera, “Devo ottenere ciò che voglio immediatamente”.
  • Doverizzazioni di correttezza: la richiesta assoluta di adeguamento a norme di coerenza, imparzialità e onestà, sia per se stessi che per gli altri, “Devo sempre dire di sì quando mi chiedono un favore”.
  • Doverizzazioni di successo: l’imposizione di alti standard, “Se non prendo 30 all’esame sono un fallito”.
  • Doverizzazioni di attenzione e riconoscimento: la richiesta assoluta di soddisfazione dei propri bisogni affettivi o di stima, “Avresti dovuto immaginarlo”.
  • Doverizzazioni di libertà assoluta: la richiesta assoluta di libertà e indipendenza, “L’altro non può aspettarsi che io faccia ciò che desidera”.

Avere credenze irrazionali in alcuni momenti accomuna tutti gli esseri umani, ciò che è importante è riuscire a contrastare questi pensieri contrapponendo ad essi delle credenze alternative più funzionali.

Come gestire le doverizzazioni?

Riprendiamo l’esempio di Sonia, che potrebbe basarsi su una credenza sottostante del tipo “C’è un modo giusto o sbagliato di comportarsi e gli altri devono comportarsi com’è giusto secondo me”. Un pensiero di questo tipo genera rabbia nel momento in cui le cose vanno diversamente da ciò che io vorrei (o meglio da ciò che io pretendo), quindi, nel nostro esempio, se Giovanni non chiude il flacone del bagnoschiuma dopo la doccia.

Se riusciamo a trasformare questo pensiero irrazionale in una preferenza, “Vorrei che gli altri si comportassero nel modo che io preferisco”, quindi “Preferirei che Giovanni chiudesse il flacone di bagnoschiuma”, noteremo un cambiamento nell’emozione, che da rabbia si trasformerà in frustrazione e, probabilmente, si accompagnerà a una modalità comunicativa più assertiva ed efficace. Riflettendo su questo esempio, possiamo anche notare come negli ultimi tre anni Sonia abbia insistito ripetutamente sulla questione del flacone di bagnoschiuma, senza ottenere nessun risultato; perchè quindi, se così è stato per ben tre anni, ogni giorno entrando in doccia si aspetta, contro ogni previsione, di trovare il flacone di bagnoschiuma chiuso? Che impatto ha questa aspettativa sul suo stato emotivo? Forse la cosa più utile in una situazione di questo tipo è lasciar andare la propria doverizzazione e trasformarla in una preferenza, accettando che possa non essere condivisa dall’altro.

Non c’è nulla di sbagliato nelle doverizzazioni in sè, esse hanno alla loro base un bisogno umano. Il problema non è il bisogno, ma il modo assoluto e rigido con il quale viene perseguito (Caselli, 2012).

Per stare meglio, l’obiettivo in questo caso è quello di lavorare sulla rigidità delle doverizzazioni, trasformandole in preferenze, passando per esempio da “dovrei/dovresti” a “preferirei”. Per fare questo è importante riuscire a distinguere i propri desideri, cioè quello che preferiamo, da ciò che ci aspettiamo e pretendiamo accada. Questo perché le doverizzazioni portano necessariamente ad emozioni disfunzionali, non è quindi sensato nè utile per noi basare la nostra vita su di esse, mentre le preferenze sono l’espressione sana di un proprio bisogno. Questo cambiamento è stato qui riassunto in modo esemplificativo, ma richiede la presa di consapevolezza sul proprio funzionamento e uno sforzo per modificarlo, che, benché non facile, si può gradualmente raggiungere durante un percorso psicoterapico.

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Caselli, G. (2012). Pretese? Meglio Trasformarle in Preferenze! State of Mind.
  • DiGiuseppe, R.A., Doyle, K.A., Dryden, W. & Backx, W. (2014). Manuale di terapia razionale emotiva comportamentale. Raffaello Cortina Editore. 
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