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Dipendenze e COVID-19

Quali effetti ha avuto l'isolamento dovuto al Covid-19 sul consumo di alcol e droghe? E sulle dipendenze comportamentali?

Di Marusca Fazio

Pubblicato il 04 Set. 2023

Covid-19: tra isolamento e solitudine

Il COVID-19 dal 2020 ha rappresentato un rischio elevato che ha imposto, a tutela della salute di ognuno, di rimanere chiusi in casa per lunghi periodi. In tale scenario, i social media hanno consentito a milioni di persone di avvicinarsi: videochiamate in tempo reale, messaggi istantanei, la possibilità di appartenere ad un gruppo non necessariamente fisico con idee ed ideali simili. Questa vicinanza è stata per molti un’ancora di salvezza, al contempo la solitudine e la distanza sperimentata, ma anche lo stress correlato, possono aver peggiorato o esacerbato delle dipendenze preesistenti.

 

Covid-19 e dipendenze da sostanze

Per dipendenze da sostanze si intende l’utilizzo di una o più sostanze nonostante il danno che l’assunzione provochi. Attraverso un sondaggio online (Vanderbruggen N et al., 2022) compilato tra il 9-29 aprile 2020, è stato possibile riscontrare le influenze della pandemia sull’uso di tabacco, alcolici e droga, e i fattori che hanno influito sull’abuso degli stessi durante il lockdown.

Su un totale di 3632 partecipanti, il 5,8% ha iniziato a consumare alcolici durante il blocco, il 30,3% ha dichiarato di aver bevuto di più; lo 0,9% ha iniziato a fumare tabacco, il 7,4% ha dichiarato di averne incrementato il consumo; lo 0,9% ha cominciato a fare uso di cannabis, il 2,1% di averne consumato di più.

In generale, i motivi principali erano: noia, mancanza di contatti sociali e solitudine, perdita dell’organizzazione quotidiana, ricompensa dopo una giornata di lavoro e convivialità.

Covid-19 e dipendenze comportamentali

Le dipendenze comportamentali interessano pulsioni socialmente accettabili (quali cibo, sesso, denaro etc) ma che vengono investite in maniera eccessiva e pericolosa per il soggetto, senza possibilità da parte dello stesso di limitarne il comportamento. In uno studio italiano (Panno et al., 2020), internet e i social media hanno avuto una prevalenza maggiore. Sembrerebbe infatti che, potendo comunicare solo attraverso piattaforme virtuali, la popolazione italiana abbia cercato di far fronte ai sentimenti negativi derivanti dall’isolamento forzato attraverso l’uso dei social; se è vero che da un lato gli impatti psicologici si siano ridotti, dall’altro, l’uso eccessivo e prolungato di internet per ridurre lo stress ha esposto ad ulteriori rischi, quali problematiche emotive e relazionali (Andreassen, 2015) Tra le problematiche emotive, la dipendenza dai social può influire sull’insorgenza di ansia e depressione; le difficoltà relazionali invece, derivano dall’assorbimento nel mondo virtuale che porta alla conseguente disconnessione dal mondo reale.

Covid-19 e alimentazione

I risultati dello stesso studio hanno mostrato che il disagio legato alla pandemia era associato a un’alimentazione compulsiva ed incontrollata, probabilmente a causa del fatto che alcuni alimenti sono in grado di ridurre l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress.

Le emozioni scatenate dalla situazione pandemica hanno indotto gli individui a fronteggiare le stesse attraverso l’alimentazione. Questo meccanismo prende il nome di emotional eating, ed influisce sulla condizione di sovrappreso/obesità così come sull’insorgenza di disturbi del comportamento alimentare (Burnatowska et al., 2022).

Attualmente, la condizione di obesità viene clinicamente diagnosticata attraverso il BMI, una formula basata sul peso e sull’altezza di una persona; tuttavia, è associata a cambiamenti comportamentali e cognitivi simili a quelli osservati nella tossicodipendenza, motivo per cui molti studiosi hanno ipotizzato l’esistenza di una dipendenza da cibo, o “food addiction” (FA) (Krashes, 2014). Da una revisione sistematica (Yekaninejad, 2021) di 22 studi trasversali comprendenti 6996 partecipanti, è emerso che la food addiction è una condizione diffusa tra i giovani; nello specifico, durante la pandemia è stato osservato un aumento del 68% del tasso di incidenza di FA (Borisenkov et al., 2022).

I segni della pandemia

A prescindere da ricerche scientifiche, numeri e percentuali, appare evidente che tutto il mondo si è trovato di fronte ad un evento storico purtroppo senza le risorse necessarie per fronteggiarlo, e quando non si ha il supporto necessario i risvolti a volte possono essere estremamente negativi.

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