Staccare la spina, disconnettersi e fare ordine tra dispositivi ed app migliora il benessere e aumenta le energie.
PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 41) Prendersi una pausa dalla tecnologie
La definizione di benessere non è statica: epoche, culture e strumenti diversi richiedono approcci diversi. La salute è “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità” (OMS, 2022) ed è influenzata da ciò con cui abbiamo a che fare quotidianamente, per esempio le tecnologie digitali.
Il benessere psicofisico include il digital wellbeing, il benessere digitale. Questo stato di benessere si raggiunge attraverso l’uso consapevole delle tecnologie, la conoscenza degli effetti (positivi e negativi), l’equilibrio tra attività online/offline.
Tra le strategie per migliorare il rapporto con la tecnologia ci sono il digital decluttering e il digital detox. Nel primo si fa ordine tra hardware e software per lasciare solo quello che serve davvero ed eliminando le distrazioni inutili; il secondo è una vera e propria disintossicazione attraverso un periodo di astinenza volontaria da dispositivi e app.
Minimalismo digitale
Non è necessario disconnettersi totalmente. Essere dei digital minimalist non significa rinunciare completamente all’uso della tecnologia digitale ma decidere consapevolmente su cosa concentrarsi. Seguendo l’approccio del minimalismo digitale (Newport, 2019) basta concentrarsi su un piccolo numero di attività alla volta e tralasciare il resto. Il punto è che sovraccaricarsi e diluire l’attenzione su troppi stimoli allo stesso tempo riduce energie che potrebbero essere impiegate meglio e altrove. Si tratta anche di dare più valore a quello che facciamo: invece che passare il tempo a fare scrolling sui social passivamente, possiamo scegliere di dedicare tutta la nostra attenzione a fare altro.
Essere minimalisti significa anche utilizzare solo dispositivi e app che sono realmente utili. Attraverso la pratica del digital decluttering si ottimizza ciò che è utile e si elimina ciò che non serve, come le app che non utilizziamo (le ghost app).
Prendersi una pausa
Il concetto di digital detox richiama letteralmente la disintossicazione e in effetti si riferisce a prendersi un periodo di tempo in cui ci si astiene volontariamente dall’uso di dispositivi digitali.
Di solito il digital detox viene visto in primis come un modo per migliorare il benessere psicofisico: prendersi una pausa dal digitale per poi riprendere a vivere la tecnologia in modo sano come strumento per informarsi, condividere, divertirsi, senza sentirsi sopraffatti.
Disconnettersi migliora anche concentrazione, gestione del tempo, efficienza e produttività: e-mail, SMS, social media, eccetera, frammentano l’attenzione e fanno diminuire le prestazioni, non solo a lavoro. Soprattutto quando strumenti di comunicazione professionale e personale convergono si abbassa anche la qualità del tempo dedicato alla vita privata.
Un altro aspetto per il momento un po’ sottovalutato ma comunque emergente è che gli strumenti digitali non consumano solo risorse cognitive ma anche materiali (Moe e Madsen, 2021).
Produzione, uso e smaltimento comportano dei costi per l’ambiente; l’astensione dai media digitali è anche un modo per ridurre al minimo i consumi e/o l’uso di energia. Per esempio, inviare una e-mail comporta l’emissione di circa 19 grammi di CO2 (Ademe, 2022).
Il digital detox diventa quindi anche una questione di sostenibilità e tutela ambientale.
The joy of missing out
Sospendere o ridurre il tempo speso online può essere difficile anche per chi ha un rapporto equilibrato con la tecnologia.
La paura di essere esclusi, di essere lettaralmente “tagliati fuori”, di non essere aggiornati su ciò che accade ai nostri contatti e nel mondo, può incidere negativamente sul nostro benessere. La fear of missing out (FOMO) indica una vera e propria forma di ansia sociale.
Brinkmann (2019) mette in discussione l’importanza di essere sempre presenti e attenti a ciò che accade online. La disconnessione diventa un atto di consapevolezza e amore verso se stessi.
Limitare il tempo online ci può dare libertà e spazio per dedicarci al momento presente, a vivere le nostre emozioni, siano esse positive o negative, riprendere in mano le nostre priorità, essere consapevoli e fare qualcosa per il gusto di farlo.
I media digitali catalizzano le nostre risorse cognitive: la chiamano “economia dell’attenzione” perché proprio la nostra attenzione è un bene, una risorsa, che diamo a beneficio di strumenti e servizi che su questa fondano le loro economie e per questo ci spingono ad accelerare, ad essere sempre presenti.
In questa corsa senza fine la nostra attenzione viene sommersa da stimoli come mai prima di oggi.
Scegliere di resistere è un atto che dobbiamo a noi stessi: l’attenzione è una risorsa preziosa ma limitata, tanto vale dedicarla a ciò che per noi è realmente importante.