Negli ultimi 10 anni sono state condotte numerose ricerche per indagare gli effetti della psicoterapia sul funzionamento cerebrale mediante l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale (fMRI). L’obiettivo principale di queste ricerche è stato quello di comprendere come i cambiamenti psicologici e comportamentali indotti dalla psicoterapia possano influire sulle attività neuronali del cervello.
CBT per la Depressione
Uno studio condotto da Linden et al. (2012) ha utilizzato la fMRI per esaminare l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per il trattamento della depressione. I risultati hanno dimostrato che dopo la CBT, i pazienti hanno mostrato una riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale ventromediale, una regione associata alla risposta emotiva e all’autoreferenzialità.
Psicoterapia interpersonale e regolazione emotiva
Un altro studio condotto da McEvoy et al. (2016) ha utilizzato la fMRI per indagare gli effetti della psicoterapia interpersonale (IPT) sulle reti cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni. I risultati hanno evidenziato come dopo la psicoterapia interpersonale, i pazienti mostravano un aumento dell’attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, una regione coinvolta nella regolazione emotiva.
CBT e ansia sociale
Oltre agli studi menzionati sopra, altri ricercatori hanno esaminato gli effetti della psicoterapia su specifiche condizioni cliniche. Ad esempio, uno studio condotto da Dichter et al. (2015) ha utilizzato la fMRI per valutare gli effetti della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) sulla risposta emotiva in individui con ansia sociale. I risultati hanno mostrato che la CBT ha indotto una riduzione dell’attività nella corteccia insulare, una regione coinvolta nella risposta emotiva. Questa regione è coinvolta in diverse funzioni cognitive, tra cui l’elaborazione delle emozioni, la consapevolezza corporea, la regolazione dell’omeostasi e la cognizione sociale.
CBT e ansia generalizzata
Un altro studio condotto da Lueken et al. (2016) ha utilizzato la fMRI per valutare gli effetti della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) sulle reti cerebrali coinvolte nell’ansia generalizzata. I risultati hanno mostrato che la CBT ha indotto un aumento dell’attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, la quale svolge molte funzioni cognitive importanti per la nostra capacità di pensare, agire e interagire con il mondo intorno a noi.
Terapia cognitivo-analitica e depressione maggiore
Infine, uno studio condotto da Fonzo et al. (2020) ha utilizzato la fMRI per esaminare gli effetti della terapia cognitivo-analitica (CAT) sulla risposta emotiva in individui con depressione maggiore. I risultati hanno mostrato che la terapia cognitivo-analitica ha indotto una riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale ventromediale, una regione che svolge molte funzioni cognitive e comportamentali importanti per la comprensione delle emozioni, la regolazione emotiva, la presa di decisioni e l’empatia.
Conclusioni
Complessivamente, questi studi indicano che la psicoterapia può indurre cambiamenti nella struttura e nell’attività del cervello in individui con diverse condizioni cliniche. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere i meccanismi specifici sottostanti questi cambiamenti e per identificare le differenze nella risposta cerebrale alla psicoterapia tra le diverse condizioni cliniche.