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Effetto Spotlight: il bias egocentrico

Spesso sopravvalutiamo l'attenzione e il giudizio che gli altri rivolgono al nostro aspetto fisico e comportamento: si tratta dell'Effetto Spotlight

Di Giulia Campanale

Pubblicato il 17 Mag. 2023

L’Effetto Spotlight può farci riflettere su come noi esseri umani siamo tutt’altro che lineari e razionalmente impeccabili nelle nostre valutazioni della realtà, la percezione che abbiamo di noi stessi può essere notevolmente dissimile rispetto a quella che gli altri hanno di noi.

L’Effetto Spotlight

 È oramai risaputo che noi esseri umani siamo piuttosto ambigui e contraddittori, protagonisti di fenomeni e situazioni costellate dalle più curiose opposizioni e paradossi. A tal proposito, negli ultimi anni è stato identificato un fenomeno al quale gran parte delle persone sono soggette e che presuppone la compresenza di due aspetti apparentemente contrastanti: una scarsa autostima e il sentirsi al centro dell’universo. Si tratta del cosiddetto Effetto Spotlight, un meccanismo per cui inconsciamente e in maniera del tutto innata siamo portati a sopravvalutare il grado di attenzione e di giudizio che le altre persone rivolgono al nostro aspetto fisico e al nostro comportamento (Gilovich, Medvec e Stavistky, 2000). Il nome dell’effetto, letteralmente tradotto con “effetto riflettore”, è in grado di rendere al meglio la soggettiva sensazione di sentirsi “socialmente” esposti e vulnerabili che lo contraddistingue.

È capitato a tutti di entrare in una stanza con altre persone e iniziare a pensare di avere tutti gli occhi puntati addosso o di credere che queste stessero parlando o ridendo proprio di noi, no? Ecco, è proprio questo l’Effetto Spotlight, e ci inganna tutti quanti. In realtà infatti – spoiler – siamo noi per primi a focalizzarci sui nostri difetti, insicurezze e difficoltà, e così ci convinciamo che anche gli altri vedano solo quelle quando in realtà anche loro stanno in primis prestando attenzione a sé stessi piuttosto che a noi. Ci sentiamo quindi osservati, sotto i riflettori e di conseguenza giudicati anche quando questo in realtà non accade e il riflettore ci illumina molto meno di quanto pensiamo.

Sull’Effetto Spotlight venne condotto un interessante esperimento presso la Cornell University negli Stati Uniti che consisteva nel chiedere ad un gruppo di partecipanti di indossare per un giorno una maglietta ritenuta da loro imbarazzante e calcolare il numero di persone che, a loro avviso, avevano notato quell’indumento ridicolo. Sarebbe poi stato fatto un sondaggio anche tra gli osservatori in modo da verificare l’effettivo livello di accuratezza delle risposte dei partecipanti.

I risultati furono sorprendenti e testimoniarono l’esistenza dell’effetto riflettore: la percezione che abbiamo di noi stessi può essere notevolmente dissimile rispetto a quella che gli altri hanno realmente di noi. Molti partecipanti, infatti, si sbagliarono significativamente e sovrastimarono abbondantemente il numero di persone che, secondo loro, li aveva notati con indosso la maglietta bizzarra.

Secondo gli esperti l’Effetto Spotlight deriva da un meccanismo di ancoraggio-e-aggiustamento e si origina per via di un “bias egocentrico” che ci porta ad attribuire un’eccessiva importanza alle nostre azioni poiché, siccome l’essere umano è essenzialmente al centro del proprio mondo, tende a sentirsi anche al centro dei mondi altrui.

Realismo ingenuo e Illusione della trasparenza

Inevitabilmente correlati e complementari a questo effetto vi sono altri due interessanti fenomeni. Il primo è il “Realismo ingenuo”, il quale consiste nel credere che vi sia una completa coincidenza tra il mondo così com’è e il mondo come noi lo percepiamo (realtà percettiva), con conseguente tendenza a credere che chi non ha la nostra stessa percezione sia irrazionale, disinformato o animato da pregiudizi. In riferimento all’Effetto Spotlight questo si potrebbe tradurre nel non contemplare la potenziale eventualità per cui le persone potrebbero non essere così focalizzate su di noi tanto quanto pensiamo.

Il secondo fenomeno, invece, è la cosiddetta “Illusione della trasparenza”, con la quale sopravvalutiamo la capacità delle persone di riconoscere con facilità i pensieri e le emozioni che proviamo, convinti che siano più visibili e per l’appunto trasparenti di quanto siano in realtà. In relazione all’effetto riflettore, quindi, ci convinciamo che le persone notino il nostro disagio quando mostriamo un nostro difetto o un elemento che ci crea imbarazzo e insicurezza.

Insomma, noi esseri umani siamo tutt’altro che lineari e razionalmente impeccabili nelle nostre percezioni e nelle valutazioni della realtà e delle situazioni che viviamo.

 Prendere consapevolezza dell’esistenza di questo fenomeno è molto importante poiché, a livello individuale, esso ha rilevanti implicazioni per la salute mentale. Chi è soggetto a questo bias in maniera particolarmente accentuata, infatti, può sviluppare pensieri molto rigidi sulla sua persona, con conseguenti aspettative e standard eccessivamente elevati sulle proprie performance uniti a una grande paura di fallire e di non riuscire a colpire positivamente le altre persone. Sforzarsi di proiettare sempre la migliore immagine di sé stessi, se da un lato è un ottimo stimolo a impegnarsi e a dare sempre il massimo, dall’altro purtroppo rende il soggetto in questione estremamente dipendente dall’opinione e dal giudizio altrui.

Effetto spotlight e ansia sociale

Coloro che soffrono di fobia sociale, poi, tendono con ulteriore facilità a sentirsi “sotto i riflettori” e a sviluppare credenze molto negative su sé stessi, costruendo standard di performance così elevati da essere praticamente irraggiungibili, e arrivando a dubitare delle proprie capacità di comunicare agli altri un’impressione positiva di sé stessi.

Le credenze disfunzionali possono quindi giocare un ruolo cruciale per la nostra salute psichica, ed è per questo che diverse strategie di de-biasing sono oramai parte integrante di molte terapie come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale, la quale si pone come primario obiettivo quello di identificare e correggere le concettualizzazioni distorte e di monitorare i pensieri negativi ricorrenti per sostituirli con interpretazioni cognitive maggiormente orientate alla realtà della situazione.

Dunque, dal momento che ognuno di noi fa dei propri pensieri, delle proprie sensazioni e della propria mente la principale misura di riferimento delle proprie esperienze, è facile rischiare erroneamente di dare per scontato che ciò che è saliente e importante per noi lo sia automaticamente anche per gli altri.

Prendere consapevolezza dell’esistenza dell’effetto Spotlight e delle insidie che esso può generare quando prende eccessivamente il sopravvento nella nostra vita può essere un primo grande passo per rafforzarci e invitarci a preoccuparci un po’ meno dei nostri difetti e delle nostre insicurezze imparando gradualmente ad affrontarli e ad accettarli, con un conseguente miglioramento della nostra autostima, della nostra salute mentale e della nostra quotidianità, a partire dalle più piccole azioni e abitudini.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Brown M. A. & Stopa, L. (2007). The spotlight effect and the illusion of transparency in social anxiety. Journal of anxiety disorders, 21(6), 804-819.
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  • Roy, R., Sharma, P., Chan, R. Y. K., & Potdar, V. (2021). Exploring the role of spotlight effect in pay-what-you-want (PWYW) pricing – An anchoring and adjustment perspective. Psychology & Marketing, 38(5), 866-880.
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