Il selfie, in quanto strumento di autopresentazione, può essere considerato un mezzo per migliorare la propria autostima, in quanto le persone tendono a mostrare solo la parte migliore di sé.
Negli ultimi anni ha preso sempre più piede quella che si potrebbe definire una “nuova era digitale”. La comunicazione via web attraverso i siti di social networking (SNS) rappresenta, infatti, un’attività quotidiana molto diffusa soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti. In particolare, circa l’80% degli adolescenti tra i 13 e i 17 anni ha un profilo attivo sui social media (Mascheroni & Ólafsson, 2018). Questi profili sono diventati ormai molto rilevanti nelle interazioni sociali e nelle attività di svago degli adolescenti (Gioia et al., 2021). Infatti, i siti di social networking sono comunità virtuali che consentono agli utenti di interagire con amici, incontrare altre persone che condividono interessi comuni, visualizzare e commentare le attività degli altri e condividere varie forme di contenuti (Boursier & Manna, 2018).
Al giorno d’oggi, i social network vengono considerati, quindi, come un vero e proprio “modo di essere” (Kuss & Griffiths, 2017) ed influiscono sulla costruzione dell’identità degli adolescenti, rispondendo al loro bisogno di confronto e appartenenza tra pari (Boursier & Manna, 2018). Inoltre, sembrano essere soprattutto incentrati sulle immagini e sull’autopresentazione visiva (Gioia et al., 2020), rendendo la vita quotidiana una vita “più fotografica” (Gioia et al., 2021).
L’immagine di sé nell’era digitale: il selfie
L’immagine di sé nell’era digitale si alterna tra due tendenze opposte: quella del conformismo, ovvero tendenza ad uniformarsi ai criteri di bellezza estratti dai social network, e quella del “difformismo”, ovvero lo sforzo di curare l’immagine di sé, grazie anche agli strumenti di editing, per garantire la propria unicità (Nizzoli, 2021).
Una delle attività più popolari associate all’uso dei social e alla creazione di una propria immagine è la condivisione di selfie (Boursier et al., 2020). Il neologismo “selfie” si riferisce ad una fotografia scattata da sé stessi (da soli o con altre persone) tipicamente con smartphone o webcam e condivisa sui social media (Oxford Dictionary, 2013). Tuttavia, definizioni più recenti sottolineano il ruolo del fotografo nell’immagine, in quanto il comportamento dei selfie rappresenta un fenomeno sfumato e complesso che comprende azioni multiple, tra cui lo scatto (come la preparazione e la posa), la modifica (come l’editing e il filtraggio) e la pubblicazione sui social network (Lim, 2016).
Recentemente sono stati indagati i possibili meccanismi che sottostanno al comportamento dei selfie, tra cui la ricerca di attenzione, l’appartenenza, la pressione sociale, la documentazione, la conservazione di momenti speciali e la creatività (Boursier et al., 2020). In particolare, però, alla base del selfie-taking, si possono individuare due motivazioni comuni principali: l’autopresentazione e il bisogno di appartenenza (Nadkarni & Hofmann, 2012). La condivisione di selfie sui siti di social networking sembra migliorare la propria autostima e il proprio stato d’animo attraverso l’apprezzamento dei pari e sembra essere particolarmente legata alla creazione di una propria identità e alla costruzione di relazioni (Boursier & Manna, 2018). Tuttavia, ricerche recenti hanno evidenziato non solo aspetti positivi del fenomeno dei selfie, ma anche diversi aspetti negativi che vanno ad influire sul benessere degli adolescenti (Boursier & Manna, 2018).
Il selfie intacca il benessere e la fiducia nel proprio corpo?
Il selfie, in quanto strumento di autopresentazione, può quindi essere considerato un mezzo per migliorare la propria autostima, in quanto gli adolescenti tendono a mostrare solo la parte migliore di sé (Boursier & Manna, 2018): i social network consentono agli individui di presentare il proprio sé migliore e ideale attraverso attività basate sulle foto, tra cui l’editing (Gioia et al., 2021). Tuttavia, questa crescente centralità dell’autopresentazione visiva online potrebbe aumentare anche le preoccupazioni degli adolescenti legate all’aspetto, al monitoraggio problematico e alla manipolazione delle foto (Fox & Vendemia, 2016). Di conseguenza, la manipolazione digitale delle foto e la loro pubblicazione sui social media potrebbe generare un confronto sociale con una presentazione di sé online ideale, ma non realistica (McLean et al., 2019). Questo confronto può avvenire anche tra le proprie foto e le immagini idealizzate viste sui social network, rendendo così il modo in cui il corpo appare qualcosa da controllare per soddisfare gli ideali corporei socioculturali interiorizzati ed evitare giudizi negativi da parte degli altri (Gioia et al., 2021; McLean et al., 2019).
Inoltre, il confronto con le foto postate da coetanei potrebbe indurre gli adolescenti a sperimentare una scarsa fiducia e soddisfazione nel proprio corpo o a desiderare di cambiare la propria immagine (McLean et al., 2019). Coerentemente, un recente studio ha dimostrato esserci una correlazione tra un maggior numero di selfie scattati e un minor benessere e fiducia nel proprio corpo: gli individui con una maggiore tendenza a confrontare il proprio aspetto con quello degli altri sembrano avere un maggior rischio di subire quelli che sono gli effetti negativi del selfie (Chang et al., 2019). In particolare, un fattore che sembra influire molto sulla soddisfazione e il benessere relativo al proprio aspetto fisico è il riconoscimento e il feedback da parte dei coetanei ai propri selfie pubblicati sui social network che può, conseguentemente, andare a motivare l’impegno e il tempo dedicato allo scattare ed editare i selfie (McLean et al., 2019).
A conferma di ciò, anche lo studio condotto da Gioia e colleghi nel 2020 dimostra una forte associazione tra la vergogna del corpo e il controllo dell’immagine corporea in ambienti online e offline: gli adolescenti che si vergognano del proprio corpo, poiché riscontrano una discrepanza tra la loro immagine corporea reale e gli standard culturalmente promossi, sembrano ricorrere attivamente a strategie volte a controllare la propria immagine corporea nelle foto (Gioia et al., 2020).
Conclusioni
In conclusione, si può dedurre che potrebbe esserci un’influenza reciproca tra l’uso dei social media e la soddisfazione sulla propria immagine corporea (Gioia et al., 2021; McLean et al., 2019), ma allo stesso tempo, secondo la letteratura citata, sembrano essere pochi gli studi che hanno esplorato la soddisfazione per il proprio aspetto fisico, in particolare per il volto, in relazione al comportamento del selfie.
Proprio per la mancanza di risposte ad alcuni interrogativi e la scarsa comprensione degli effetti che il selfie e i social network possono avere sugli adolescenti, il dipartimento di Milano della Sigmund Freud University e la Facoltà di Psicologia dell’Università Vita Salute San Raffaele hanno dato vita al progetto SatisFACE, che ha l’obiettivo di indagare la percezione e la relazione con l’immagine di sé nell’era digitale, concentrandosi sul volto nell’esaminare l’entità e l’impatto del fenomeno del selfie-editing negli adolescenti. Questo progetto prevede la somministrazione di un questionario alle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado e a tutte le classi della Scuola Secondaria di Secondo Grado interessate a partecipare. La finalità di questo progetto è sia conoscitiva, ovvero acquisire informazioni sui comportamenti target negli adolescenti, sia formativa, ossia aumentare la consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitali e la promozione del benessere digitale.