L’applicazione clinica della rTMS ai disturbi alimentari si basa sull’ipotesi che le caratteristiche disadattive fondamentali di queste condizioni possano essere spiegate da un alterato equilibrio tra i meccanismi neurali legati ai sistemi di ricompensa e di controllo cognitivo/inibitorio.
I disturbi alimentari
Diversi studi hanno dimostrato che i disturbi alimentari (EDs; Eating Disorders), in particolare l’anoressia nervosa (AN) e la bulimia nervosa (BN), sono responsabili di disabilità e mortalità (Erskine et al., 2016; Smink et al., 2012). La prevalenza mondiale dei disturbi alimentari varia significativamente tra i Paesi e in base alla tipologia di disturbo alimentare. Gli studi epidemiologici hanno evidenziato tassi di prevalenza modesti di anoressia nella popolazione generale (.10% – 1.05%) e tassi di prevalenza significativamente più elevati di bulimia (0.87% – 2.98%), disturbo da alimentazione incontrollata (BED; Binge Eating Disorders) e disturbi alimentari non altrimenti specificati (NOS) (1.98% – 4.45%) (Hoek, 2016). In base a queste evidenze, in letteratura si sono sviluppati diversi approcci terapeutici per far fronte a queste condizioni cliniche, sia farmacologici (Evans & American Psychological Association, 2019) che psicologici (Abbate-Daga et al., 2016; Pisetsky et al., 2019). Tuttavia, è ben noto che una percentuale significativa di persone affette da disturbi alimentari che ricevono diversi trattamenti non riescono a guarire completamente ed in modo duraturo (Kim & Kim, 2019).
La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS)
Per quanto riguarda i disturbi psichiatrici resistenti al trattamento e recidivanti (ad esempio, disturbi dell’umore, disturbi da dipendenza, disturbo da stress post-traumatico), esiste un crescente numero di ricerche empiriche che hanno studiato l’efficacia delle tecniche di neuromodulazione per il trattamento di tali condizioni (Kim & Kim, 2019). Tra gli approcci di neuromodulazione disponibili, la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS; repetitive transcranial magnetic stimulation) è non invasiva e uno degli interventi più utilizzati per diversi disturbi mentali (Lefaucheur et al., 2020). La rTMS utilizza un campo magnetico pulsato per alterare l’attività di specifici circuiti neurali attraverso l’induzione locale di una corrente elettrica nella corteccia cerebrale, inducendo una depolarizzazione neuronale (Barker, 1999).
L’applicazione della rTMS per il trattamento di patologie psichiatriche ha mostrato risultati promettenti, soprattutto per i disturbi dell’umore e per i disturbi da uso di sostanze (SUD; Substance Use Disorder). Diverse meta-analisi hanno riscontrato ampi e consistenti miglioramenti dei sintomi depressivi tra i pazienti con disturbo depressivo maggiore e disturbo bipolare (Berlim et al., 2014; Brunoni et al., 2017; Couturier, 2005; McGirr et al., 2016). Allo stesso modo, un numero crescente di evidenze empiriche ha dimostrato l’efficacia della rTMS nel ridurre il craving e i comportamenti legati all’uso di sostanze tra i soggetti affetti da disturbi da uso di sostanze (Zhang et al., 2019). Partendo da queste evidenze, la rTMS è stata introdotta come trattamento alternativo per lo spettro dei disturbi alimentari. L’applicazione clinica di queste procedure tra i disturbi alimentari si basa sull’ipotesi che le caratteristiche disadattive fondamentali di queste condizioni possano essere spiegate da un alterato equilibrio tra i meccanismi neurali legati ai sistemi di ricompensa e di controllo cognitivo/inibitorio (O’Hara et al., 2015; Wierenga et al., 2014).
Lo studio descritto ha cercato quindi di approfondire le ricerche presenti sull’efficacia della rTMS per il trattamento dei disturbi alimentari utilizzando un approccio meta-analitico.
Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva e disturbi alimentari
Coerentemente con le ipotesi dello studio, le procedure meta-analitiche hanno mostrato che la rTMS aveva grandi effetti terapeutici nella riduzione del BMI (Body Mass Index) tra i soggetti affetti da obesità. Al contrario, la rTMS ha mostrato un impatto nullo sui miglioramenti del BMI tra i soggetti con anoressia.
Questi risultati potrebbero supportare provvisoriamente l’affermazione che la rTMS dovrebbe essere effettuata specificamente per il trattamento dei pazienti con obesità, piuttosto che per gli altri disturbi alimentari. In particolare, è possibile che le abbuffate e altri comportamenti compensatori tra queste condizioni riflettano altre caratteristiche fondamentali dei disturbi, come l’ipercontrollo cognitivo (King et al., 2019) e l’inflessibilità cognitiva (Roberts et al., 2007), che potrebbero essere insensibili alle procedure di rTMS. Contrariamente ai risultati primari, la rTMS sembra mostrare effetti terapeutici significativi e moderati nella riduzione dell’affettività negativa. Questo risultato è parzialmente coerente con i risultati di precedenti meta-analisi che hanno dimostrato impatti clinicamente significativi della rTMS nel trattamento dei sintomi depressivi (Berlim et al., 2014; Gross et al., 2007; Teng et al., 2017). Pertanto, le procedure di rTMS dovrebbero essere considerate un intervento accessorio per il trattamento di anoressia, bulimia e disturbi alimentari non altrimenti specificati, con effetti modesti sul miglioramento del funzionamento affettivo. Al contrario, la rTMS sembra migliorare ampiamente l’affettività negativa dei soggetti affetti da obesità, anche se questa considerazione si basa su un solo studio (Alvarado-Reynoso & Ambriz-Tututi, 2019). Considerando questo dato e i risultati legati agli effetti della rTMS sulla riduzione del BMI, è possibile concludere provvisoriamente che queste procedure sono promettenti per il trattamento dell’obesità e, probabilmente, anche per i pazienti con binge eating disorder, come riportato da un singolo caso di studio (Baczynski et al., 2014). Tuttavia, sono necessari futuri studi randomizzati e controllati per supportare ulteriormente questa ipotesi, soprattutto per quanto riguarda i soggetti affetti da binge eating disorder.