Vari studi condotti su pazienti con infezione da HIV hanno rilevato come ci siano diverse possibili variabili socio-demografiche che influiscono sui sintomi depressivi, quali sono e come si può intervenire?
Depressione e HIV
I disturbi depressivi sono classificati nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e sono caratterizzati da uno stato di tristezza persistente, tanto grave da interferire con il funzionamento dell’individuo, e da una marcata diminuzione d’interesse o di piacere nello svolgere le attività quotidiane (APA, 2013). I disturbi depressivi sono disturbi psicologici ad alta prevalenza nella popolazione mondiale; questa prevalenza risulta essere maggiormente elevata in persone affette da HIV e AIDS (Bernard et al., 2017; Nyongesa et al., 2019).
In particolare, nell’area dell’Africa subsahariana, dove la prevalenza di persone affetta da HIV e AIDS è molto alta, la presenza di disturbi depressivi in questi pazienti arriva fino al 32% (Bernard et al., 2017; Ng’ang’a et al, 2018). La depressione ha risvolti deleteri sul benessere generale e sulla qualità della vita e, in pazienti con infezione da HIV e/o AIDS rischia di compromettere l’aderenza alle cure (Uthman et al., 2014). Inoltre, diversi studi effettuati nell’Africa subsahariana hanno evidenziato come la presenza di sintomatologia depressiva conduca a una inferiore qualità di vita generale, un aumento del rischio suicidario, un decorso della malattia più rapido e, in ultimo, un incremento del tasso di mortalità (Abas et al., 2014; Kingori et al., 2015; Amare et al., 2018).
Oltre ai fattori appena elencati, diversi studi in quest’area dell’Africa, condotti su pazienti affetti da HIV/AIDS, hanno fatto emergere come ci siano altre possibili variabili socio-demografiche che influiscono sui sintomi depressivi: l’avanzare dell’età, l’essere celibi/nubili, un basso livello di scolarizzazione, l’essere disoccupati, avere un reddito basso, l’essere vittime di stigmatizzazione dovuta alla malattia e l’assenza di supporto sociale (Bernard et al., 2017).
Spiegare la prevalenza di sintomi depressivi in persone con infezione da HIV
Uno studio del 2019 di Nyongesa e colleghi ha misurato la prevalenza di sintomi depressivi in persone sieropositive, provenienti dall’area rurale di Kilifi in Kenya. In questa zona del Kenya il 71% della popolazione vive in una condizione di estrema povertà, solo il 7% ha un grado di istruzione pari alla scuola secondaria di secondo grado e si stima che circa il 5-6% della popolazione sia malata di HIV/AIDS. Gli autori dello studio hanno reclutato 450 partecipanti positivi all’HIV, appartenenti a una fascia d’età compresa tra i 18 e i 60 anni. Al momento del reclutamento i pazienti seguivano già una terapia antiretrovirale combinata (cART), ovvero una combinazione di farmaci risultati efficaci nel tenere a bada l’HIV e far sì che esso non si slatentizzi, diventando AIDS.
La presenza di sintomi depressivi è stata rilevata tramite la somministrazione del Patient Health Questionnaire (PHQ-9), nel quale un punteggio ≥ 10 indicava la presenza significativa di sintomi depressivi (Spitzer et al., 1999). I risultati hanno evidenziato una presenza complessiva di sintomi depressivi pari al 13.8%. Inoltre, lo studio ha individuato un legame di correlazione tra i seguenti fattori e i sintomi depressivi: altre malattie croniche in comorbidità, somministrazione cART, percezione di stigma legato alla malattia, difficoltà nell’accessibilità e reperibilità di cure e servizi nel trattamento dell’HIV.
In sintesi, la prevalenza di sintomi depressivi nella popolazione con infezione da HIV tenuta in considerazione in questo studio è elevata. Gli autori sottolineano che una precoce identificazione della sintomatologia depressiva, una rete sociale adeguata in grado di fornire sostegno psicologico ai malati e una facile accessibilità ai trattamenti, possa agevolare le persone con infezione da HIV nel percorso di monitoraggio e cura del virus.