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La coercizione sessuale femminile

Un aspetto che può influenzare l’utilizzo di coercizione sessuale nelle donne riguarda i tratti di personalità, in particolare quelli del cluster B

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 20 Dic. 2022

Dalla letteratura si è evidenziato che gli uomini, rispetto alle donne, sono più propensi all’utilizzo della coercizione sessuale (Krahé et al., 2015); questo ha messo in ombra le evidenze riguardanti al tasso di donne che mettono in atto comportamenti sessualmente coercitivi.

 

La coercizione sessuale femminile

 La ricerca riguardo alle aggressioni sessuali si è concentrata principalmente sulla violenza contro le donne perpetrata dagli uomini; questo approccio riflette la pervasività della violenza sessuale maschile e la percezione della donna come sessualmente passiva (Denov, 2016; Krahé & Berger, 2013). Nonostante ciò, anche le donne possono commettere atti di aggressione sessuale contro gli uomini e questo può avvenire attraverso diverse metodologie (ad esempio attraverso molestie, abusi e coercizione; Grayston & De Luca, 1999; Ménard et al., 2003a).

Per questo, lo studio condotto nel 2020 da Hughes e colleghi ha avuto come scopo quello di indagare i fattori che potrebbero portare alla messa in atto di comportamenti sessuali coercitivi.

La coercizione sessuale è definita come “un atto che prevede l’utilizzo di pressione psicologica, alcol, droga o forza fisica per avere contatto sessuale con qualcuno contro il suo volere” (Struckman‐Johnson et al., 2003). Essa include una serie di comportamenti che possono essere divisi in quattro categorie di progressivo sfruttamento: (1) la stimolazione sessuale (per esempio baci e tocchi persistenti), (2) la manipolazione emotiva (per esempio l’utilizzo di ricatti o l’utilizzo della propria autorità), (3) l’intossicazione da droghe o da alcol (per esempio far ubriacare individui per poi approfittarsene) e (4) l’utilizzo della forza fisica (per esempio provocando lesioni fisiche).

Dalla letteratura si è evidenziato che gli uomini, rispetto alle donne, sono più propensi all’utilizzo della coercizione sessuale (Krahé et al., 2015); questo ha messo in ombra le evidenze riguardanti al tasso di donne che mettono in atto comportamenti sessualmente coercitivi. Da una revisione della letteratura (Hines, 2007) sono stati stimati tassi dal 10% al 20% per la coercizione sessuale verbale e tassi che vanno dall’1% al 3% per i rapporti sessualmente fisicamente forzati. Gli studi presenti hanno riportato che i fattori che influenzano le donne includono la pressione dei coetanei ad avere rapporti sessuali (Krahé et al., 2003), la compulsività sessuale (Schatzel-Murphy et al., 2009) e attitudini antagoniste verso le relazioni sessuali (Anderson, 1996; Christopher et al., 1998; Yost & Zurbriggen, 2006). Ulteriori studi hanno documentato anche l’influenza di una personalità ostile con uno stile interpersonale dominante (Ménard et al., 2003b), un approccio manipolativo e ludico nel formare le relazioni intime (Russell & Oswald, 2001, 2002) e l’uso della pornografia (Kernsmith & Kernsmith, 2009).

La pornografia si riferisce a materiale sessuale esplicito sviluppato per stimolare l’eccitazione sessuale, disponibile in varie forme e spesso accessibile online (Campbell & Kohut, 2017). In una revisione annuale attuata da Pornhub, un sito di pornografia internazionale, è stato riportato che solo un quarto del totale dei visitatori era di sesso femminile (Pornhub Insights, 2018). Riguardo all’associazione tra pornografia e coercizione sessuale sono presenti ricerche contrastanti. La ricerca condotta nel 2020 (Hughes et al., 2020) ha confermato gli studi che associavano l’utilizzo della pornografia da parte delle donne a comportamenti di coercizione sessuale non verbale, manipolazione emotiva e inganno (Kernsmith & Kernsmith, 2009; Wright et al., 2016); nonostante questo le motivazioni riguardanti questa associazione non sono chiare, perciò ulteriori studi dovrebbero indagare questa associazione in maniera più approfondita.

Coercizione sessuale e Cluster B di personalità

Un altro aspetto che può influenzare l’utilizzo di comportamenti sessuali coercitivi nelle donne riguarda i tratti di personalità (Krahé et al., 2003; Russell et al., 2017). L’emozionalità drammatica dei disturbi di personalità del cluster B (disturbi di personalità borderline, istrionico, narcisistico, antisociale), associata al basso controllo degli impulsi, alla scarsa regolazione emotiva e alla rabbia, possono avere un’influenza particolare sulla messa in atto di comportamenti sessuali aggressivi (Mouilso & Calhoun, 2016); tra i disturbi di personalità del cluster B rientra il disturbo narcisistico di personalità, caratterizzato da un senso di grandiosità del sé e da scarsa empatia verso gli altri (Emmons, 1984).

 Nelle donne con alti livelli di tratti narcisistici, la comunicazione relazionale risulta essere più negativa (Lamkin et al., 2017) e ci sono maggiori probabilità di mettere in atto comportamenti sessuali coercitivi (Kjellgren et al., 2011). Inoltre, come per gli uomini, le donne con disturbo narcisistico tendono a reagire con tattiche sessuali coercitive dopo esser state rifiutate (Blinkhorn et al., 2015). Questi comportamenti riflettono, in parte, la tendenza degli individui con disturbo narcisistico di ricorrere al sesso per un bisogno di auto-affermazione (Gewirtz-Meydan, 2017).

Un altro disturbo caratterizzato da eccessiva emotività, impulsività, ricerca di attenzione e da comportamenti sessuali inappropriati e competitivi è il disturbo istrionico di personalità (American Psychiatric Association, 2013; Dorfman, 2010; Stone, 2005). Le donne con questo disturbo, attraverso uno studio comparativo, sono risultate essere molto più propense al tradimento, riferendo una maggior preoccupazione e noia sessuale e essendo caratterizzate da bassi livelli di assertività sessuale (Apt & Hurlbert, 1994)

Lo studio condotto da Hughes e colleghi (2020) si è concentrato sul disturbo istrionico di personalità, riscontrando un’associazione tra questo disturbo e la coercizione sessuale con l’utilizzo di alcol e droghe; questo risultato, secondo la letteratura, potrebbe essere dovuto da determinate caratteristiche tipiche degli individui che soffrono di questo disturbo come la bassa assertività sessuale, (Apt & Hurlbert, 1994), l’eccessiva emozionalità, la domanda di attenzione e l’uso di comportamenti provocatori per manipolare gli altri (AlaviHejazi et al., 2016; Dorfman, 2010; Stone, 2005).

Riguardo alle tipologie di comportamenti coercitivi sessuali utilizzati, gli studi che non avevano incluso la pornografia (Krahé et al., 2015), hanno riportato che le donne sono molto meno propense all’utilizzo della forza fisica e che invece, tendono ad utilizzare maggiormente altre forme di coercizione come la pressione verbale. In effetti, rispetto agli uomini, le donne che mettono in atto comportamenti coercitivi sono più propense a sperimentare reazioni negative e di resistenza da parte delle vittime maschili (O’Sullivan et al., 1998). Questo dato è complicato dal fatto che le ricerche che hanno incluso la pornografia come fattore associato alla coercizione sessuale, hanno riscontrato dati contrastanti riguardo alle associazioni tra pornografia e comportamenti coercitivi sessuali che includevano l’utilizzo della forza fisica (Kernsmith & Kernsmith, 2009; Wright et al., 2016).

Visti i risultati contrastanti riguardanti la pornografia, ulteriori ricerche potrebbero indagare l’associazione tra tratti di personalità, pornografia e comportamenti coercitivi sessuali che includono l’utilizzo della forza fisica nelle donne.

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