Thompson e colleghi (2022) hanno indagato se e in che modo l’impatto delle restrizioni imposte dai governi e l’esposizione al virus Covid-19 avessero avuto effetti sulla salute mentale dei cittadini.
Le misure restrittive legate al Covid-19
A inizio 2020, dopo i primi casi accertati di Covid-19, i governi di diverse nazioni hanno messo in atto delle misure restrittive per contenere il diffondersi dei contagi. L’adozione di tali misure ha portato gli esperti in materia (ma anche i meno esperti) a riflettere sull’impatto delle stesse sulla salute mentale dei cittadini e a chiedersi se la soluzione per arginare l’emergenza medica, non fosse in realtà portatrice di ulteriori problematiche di natura psichica.
Uno studio longitudinale pubblicato di recente, condotto da Thompson e colleghi (2022), fornirebbe una risposta agli interrogativi nati dal dibattito sulle misure restrittive. La ricerca ha indagato se e in che modo l’impatto delle restrizioni imposte dai governi e l’esposizione al virus, sia diretta (ad esempio, malattia fisica o conoscenza di qualcuno che è morto per Covid-19) che indiretta (basata sulle informazioni trasmesse dai media), avessero avuto effetti sulla salute mentale dei cittadini.
Nel periodo che va dal 18 marzo 2020 al 18 aprile 2020 e dal 9 settembre 2020 al 16 ottobre 2020, sono state raccolte informazioni su un campione rappresentativo di adulti statunitensi (N = 5.594) in merito alle lore risposte psicologiche alla pandemia da Covid-19 e all’esposizione personale diretta e indiretta al virus. Parallelamente è stato indagato l’andamento, per ogni Stato, della situazione pandemica e della sua gravità, attraverso l’analisi del numero di decessi a livello nazionale e il rigore delle misure restrittive adottate da ogni Stato nel tempo.
Gli effetti psicologici del Covid-19
Per quanto riguarda i risvolti psicologici della pandemia, i partecipanti hanno risposto a quesiti sui sintomi di angoscia, di solitudine e di stress traumatico sperimentati nel corso dell’ultima settimana. Hanno inoltre fornito informazioni sull’esposizione al virus, ovvero se avessero contratto o meno il Covid-19, se conoscessero qualcuno malato o morto per via del Covid, e quante ore al giorno avessero trascorso mediamente – nell’ultima settimana – a informarsi sui media (sia tradizionali che online) in merito alla situazione pandemica.
Nel complesso i dati hanno messo in luce livelli molto alti di solitudine e disagio psichico, come depressione e ansia, sebbene questo non sia risultato associato alle misure restrittive adottate nei vari stati.
La gravità dei sintomi psicologici è invece risultata correlata alle esperienze di esposizione diretta e indiretta al virus: le persone che si sono ammalate di Covid-19 e/o hanno conoscenti contagiati e/o deceduti per via del virus, e coloro che hanno trascorso parecchio tempo informandosi sui media riguardo al virus, hanno avuto maggiori probabilità di sperimentare angoscia, solitudine e sintomi di stress traumatico.
L’esposizione personale al Covid-19 sarebbe dunque la variabile più fortemente correlata all’insorgenza di sintomi psicologici, rispetto alle restrizioni imposte dai governi per contenere il virus. I risultati dello studio potrebbero mostrarsi utili nella pianificazione di interventi a livello politico nel caso – si spera più remoto possibile – di presenza di nuovi focolai e/o future emergenze sanitarie.