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Il trattamento integrato per le dipendenze patologiche (2022) di Nava e Sanavio – Recensione

'Il trattamento integrato per le dipendenze patologiche' offre un quadro delle modalità operative legate alla diagnosi e al percorso terapeutico

Di Alberto Vito

Pubblicato il 26 Ott. 2022

Il testo edito recentemente da Carocci dal titolo “Il trattamento integrato per le dipendene patologiche” si propone l’ambizioso compito di descrivere gli orientamenti diagnostico-terapeutici fondati sulle evidenze e, quindi, di maggior successo, in uno dei più delicati e complessi settori della sanità odierna.

 

 Il libro nella prima parte presenta gli aspetti neurobiologici e le terapie farmacologiche più utilizzate nel campo delle dipendenze e sicuramente questa introduzione risulta utile in particolare agli psicologi, meno avvezzi per formazione alla conoscenza delle terapie farmacologiche. Si prosegue poi con gli aspetti nosografici includenti anche una descrizione dell’evoluzione dei criteri diagnostici in questo ambito. Particolare attenzione viene data alla modalità operativa che si adotta in ambito cognitivo e comportamentale, quello adottato dagli autori, per giungere ad una diagnosi e formulare un percorso terapeutico. Poi, a partire dal terzo capitolo, gli autori si soffermano a presentare le basi del modello cognitivo e comportamentale, descrivendo il colloquio motivazionale (e la ben nota teoria del cambiamento  di Prochaska e DiClemente che lo sottende), con le principali tecniche di conduzione di tale colloquio: domande aperte, ripetizione, riassunto, riformulazione. Si prosegue con la descrizione degli obiettivi comportamentali e le tecniche adottate per ottenere le modifiche del comportamento. Si parte dall’esperimento di Pavlov per giungere alle tecniche di esposizione, al problem solving sino alla terapia razionale emotiva di Ellis e al modello di Beck. Si tratta di un capitolo centrale, in cui tutte le principali teorie, ormai classiche, sono esposte in modo chiaro e sintetico. Tuttavia, esse vengono presentate nei loro aspetti generali e solo una piccola parte del capitolo è dedicata al campo specifico delle dipendenze. Anche gli esempi clinici fanno più riferimento all’esplicitazione dei modelli generali piuttosto che a casi che riguardano il mondo delle dipendenze. Questo un po’ sorprende visto che entrambi gli autori lavorano da anni nei servizi pubblici e quindi sicuramente posseggono una grossa esperienza ed avranno adottato il loro modello operativo con molti utenti.

Infine, il quarto ed ultimo capitolo è dedicato all’evoluzione recente dei modelli diversi tra loro, ma che in qualche modo condividono la matrice cognitiva e comportamentale, ovvero quelle che sono definite psicoterapie di terza generazione. Di tali approcci innovativi sono valutati sia i limiti che le opportunità che offrono e sono illustrate come possibilità di integrazione dei modelli “storici” descritti nel precedente capitolo. In particolare, sono presentati il lavoro sulla metacognizione, l’apporto della mildfulness, l’utilità del concetto di accettazione nel percorso  di raggiungimento e mantenimento dell’astinenza dalle sostanze, il contributo della Schema Therapy, l’importanza della validazione, come proposta da Linehan. Purtroppo, anche in questo capitolo conclusivo è dedicato più spazio all’esposizione generale di questi approcci e solo parzialmente viene chiarito come applicarli al campo delle dipendenze.

Infine, sono presentate in appendice le linee guida statunitensi e britanniche sulla gestione e cura dei pazienti con disturbo di uso da sostanze.

 La lettura del libro risulta comunque utile e interessante anche se, a mio avviso, vi sono delle criticità. La prima riguarda la sostanziale assenza di differenziazione tra le varie sostanze, mentre invece vi sono profonde differenze tra chi assume prevalentemente eroina, cocaina o tutto il versante delle nuove droghe chimiche, la cui emergenza pone problemi clinici di grande rilievo. Anche la distinzione tra alcolismo e tossicodipendenza è fatta in modo generico e manca una descrizione dei fattori di personalità che spingono verso una dipendenza piuttosto che un’altra. Inoltre, non vi è alcun riferimento, nemmeno indiretto, alle terapie familiari mentre, proprio nell’ambito della tossicodipendenza giovanile, mi sembrano di grande rilievo i modelli che considerano il sintomo come un messaggio relazionale inviato agli altri e innanzitutto alla propria famiglia. Infine, anche se nel titolo compare la parola “integrato”, non è affatto chiarito come secondo gli estensori si integrino le terapie farmacologiche e le psicoterapie, che nel libro sembrano più ambiti separati e autonomi piuttosto che parti di uno stesso progetto terapeutico personalizzato.

Gli autori, entrambi psicoterapeuti, sono Felice Nava, medico, Direttore della U.O. Tutela della salute delle persone con limitazioni della libertà dell’Azienda ULSS 6 Euganea di Padova, direttore del Comitato Scientifico Nazionale di FederSerd, e Francesco Sanavio, psicologo operante nella stessa Unità Operativa veneta.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Nava, F.A. & Sanavio, F. (2022). Il trattamento integrato per le dipendenza patologiche. Roma: Carocci Editore.
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