Nelle scorse settimane, è stata inaugurata presso l’Ospedale Cotugno di Napoli la prima Sala Multiculto realizzata all’interno di una struttura sanitaria della Regione Campania.
Negli ultimi anni in diversi ospedali italiani sono stati realizzati ambienti analoghi, ove i pazienti di altra fede o confessione, diversa da quella cattolica, possono trovare raccoglimento e accoglienza spirituale. Le prime sono state realizzate tra il 2013 e il 2014 a Ferrara e a Prato. Sono prevalentemente organizzati come spazi vuoti, arredati solo con alcune sedie lungo le pareti, talvolta con dei tappeti e una bussola a disposizione dei cittadini di fede musulmana. Dal punto di vista architettonico, quella del Cotugno è connotata da 11 grandi pannelli monocromatici, che richiamano indirettamente al raccoglimento, alla riflessione e alla pace.
La Sala Multiculto e del Silenzio è stata inaugurata da Maurizio di Mauro, Direttore Generale degli Ospedali dei Colli, alla presenza dei rappresentanti di numerose comunità religiose. Tra essi, il Vescovo vicario, responsabile per l’Ecumenismo della Curia Arcivescovile di Napoli, il Segretario Generale della Confederazione Islamica Italiana, un rappresentante dell’UCOII, Unione delle Comunità Islamiche Italiane, rappresentanti della Chiesa Taoista Italiana, della Soka Gakkai e di altre comunità buddiste, della Comunità Baha’i, della Chiesa Evangelica, della Chiesa Valdese-Metodista. In seguito, anche la Comunità ebraica napoletana ha condiviso le finalità del progetto. Inoltre, è intervenuta la Vice Presidente dell’Ordine degli Psicologi campano. I partecipanti hanno ringraziato per l’iniziativa, vista come risposta adeguata ai cambiamenti in atto nella nostra società, apprezzando la riconosciuta importanza della presa in carico della dimensione spirituale durante il ricovero ospedaliero. La Direzione strategica aziendale negli scorsi mesi aveva approvato la proposta del responsabile dell’U.O.S.D. di Psicologia Clinica dando mandato agli Uffici Tecnici di progettare e realizzare un ambiente dedicato alla preghiera e alla meditazione per tutti.
La consapevolezza che la salute debba comprendere necessariamente non solo il benessere psicologico e relazionale dell’individuo ma anche la dimensione spirituale della salute è ormai condivisa. Gli operatori sanitari sanno bene quanto nell’esperienza di malattia emergano più forti i bisogni spirituali. Chi osserva senza pregiudizi riconoscerà che mai come in tale momento emergono con più vigore le domande di senso esistenziale e, per molti, il bisogno di pregare. Ovviamente, l’importanza dei bisogni spirituali deve valere per tutti e, presa atto della dimensione sempre più multietnica e multiculturale della nostra società e della città di Napoli in particolare, la creazione di spazi condivisi utilizzabili per pregare e meditare appare una risposta adeguata ai bisogni di accoglienza.
Reputo che la creazione di Sale Multiculto possa essere inteso in modo ampio come progetto di psicologia ospedaliera, se si vuole affidare a tale disciplina in modo specifico il compito di favorire la presa in carico globale del paziente, curando non solo la malattia, ma la persona. Ovviamente, sono consapevole che i bisogni spirituali hanno una dimensione propria, del tutto autonoma da quella psicologica. A questo proposito, va osservato come, sebbene in passato siano stati spesso erroneamente contrapposti i bisogni e le prassi psicologiche con quelle adottate dai ministri di culto, negli ultimi anni, siano sorte, proprio a partire dagli ospedali, proficue alleanze e collaborazioni tra sacerdoti e psicologi. In tal modo, gli operatori sanitari riconoscono il ruolo attivo che svolgono i bisogni soggettivi, inclusi quelli spirituali, talvolta bistrattati per ragioni di miopia culturale, nel percorso terapeutico del paziente affetto da patologia organica. Credo che un ospedale moderno non sia tale solo se dotato di apparecchiature tecnologiche sempre più sofisticate, ovviamente indispensabili, ma deve possedere anche la capacità di presa in carico di tutti i bisogni soggettivi dei pazienti e dei familiari.
Infine, non è un caso se questa esperienza si realizza presso l’Ospedale Cotugno. Esso, a vocazione infettivologica, ha da sempre curato non solo pazienti di diverse continenti, ma anche di diverse condizioni sociali ed esistenziali, con doppia o tripla diagnosi, costituendo negli anni un modello di accoglienza e di attenzione all’umanizzazione delle cure. Pertanto, la creazione della Sala Multiculto mi pare in assoluta continuità con la storia pluridecennale di questo Ospedale. Oggi l’attenzione alla pandemia di covid può apparentemente rendere marginali tali iniziative, ma in realtà occorre più che mai ribadire la necessità di una cura globale delle persone da noi assistite, proprio come segno distintivo della nostra cultura e civiltà.
In conclusione, assicurare a tutti, a prescindere dalla fede religiosa, uno spazio per la preghiera, la meditazione o il raccoglimento è un segnale di civiltà importante, che arricchisce la nostra capacità di garantire accoglienza. Ovviamente, la creazione di Sale Multiculto non va a scapito dei cattolici e l’appartenenza della religione cattolica nella nostra quotidianità è un dato di fatto (non a caso nella nostra esperienza napoletana la Curia ha condiviso il progetto). Inoltre, molti pazienti stranieri sono cattolici, così come sono diversi gli italiani con altri orientamenti spirituali. Esse sono espressione di una medicina “olistica”, attenta ai vissuti emotivi dei pazienti e all’integrazione dei saperi interdisciplinari da opporre a una iperspecializzazione medica, spesso tecnologicamente all’avanguardia ma fredda e spersonalizzante.
Chi è interessato a tale tematica può far riferimento al Gruppo nazionale di Lavoro per La stanza del Silenzio e dei Culti.