In questo numero sono sintetizzati i risultati, ovvero le raccomandazioni approvate dal Panel di Giuria, relative ai 4 macro-obiettivi della Consensus, già esplicitati nell’episodio Nr 2 di questa rubrica.
LA CURA PER ANSIA E DEPRESSIONE IN ITALIA – CONSENSUS CONFERENCE – (Nr. 7) Quali sono i risultati della Consensus Conference?
Obiettivo 1
Il primo obiettivo ha riguardato la formazione accademica, relativamente ai corsi di laurea di Medicina e Psicologia, e le Scuole di Specializzazione.
Per quanto concerne i percorsi di laurea, viene evidenziata la necessità di corsi di alfabetizzazione sui disturbi mentali comuni (DMC), sia nei programmi di laurea triennale in Psicologia, sia della laurea in Medicina, sia nei corsi post-lauream, specialmente per i Medici di Medicina Generale.
Nello specifico, per la laurea in Psicologia a indirizzo clinico, è stato raccomandato l’approfondimento delle conoscenze dei quadri sindromici e dei livelli di gravità dei DMC, oltre che dei trattamenti evidence-based previsti dalle linee guida internazionali. In aggiunta, viene consigliato un focus sulle nozioni di base dell’epidemiologia clinica nel campo della salute mentale.
Rispetto alle Scuole di Specializzazione, viene sollevata la necessità di porre dei criteri maggiormente stringenti nella fase di abilitazione dei professionisti in psicoterapia, soprattutto in vista di coloro che confluiranno nel personale psicoterapeutico presente nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Perciò, è stato raccomandato di incrementare le Scuole di Specializzazione pubbliche e monitorare l’elevato numero di quelle private. Inoltre, secondo gli esperti è importante che tale formazione sia integrata a conoscenze cliniche e che la varietà delle forme di intervento psicoterapeutico venga valutata in rapporto all’efficacia. Tali standard dovrebbero essere omogenei in tutte le Regioni del nostro Paese.
In modo analogo, nelle scuole di medicina risulta fondamentale integrare conoscenze psicologiche, così da rendere più facili i necessari rapporti tra le due figure professionali che cooperano nell’ambito della salute mentale, ovvero medici e psicoterapeuti.
Obiettivo 2
Il secondo obiettivo pone il focus sull’aggiornamento professionale, la formazione continua e l’editoria scientifica.
Il fine ultimo della promozione della ricerca scientifica è promuovere e migliorare l’assistenza della salute mentale, garantendo così un maggiore benessere psicologico.
Per poter attuare strategie mirate di prevenzione e sviluppare approcci terapeutici di elevata efficacia è necessario potenziare la ricerca riguardo l’eziologia di ansia e depressione, l’epidemiologia, gli interventi clinici e la loro efficacia, attraverso sistemi di monitoraggio degli esiti appositamente costruiti. A questo proposito, sarebbe auspicabile implementare studi sull’efficacia sulla combinazione di trattamenti multimodali, quindi di tipo farmacologico, psicoterapeutico e psicosociale. Tali studi dovrebbero essere condotti in differenti contesti del territorio nazionale, per poi essere complessivamente confrontati.
In aggiunta, è raccomandato che tali studi vengano affiancati da misurazioni del rapporto costi/benefici, che si rivelano essenziali per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
Pertanto, sono necessari adeguati stanziamenti di risorse economiche pubbliche per sperimentazioni di media-lunga durata, in modo che le ricerche possano essere effettuate indipendentemente dagli interessi dei finanziatori.
Proprio per rimanere aggiornati sulle ultime evidenze empiriche, per il professionista che opera nell’ambito della salute mentale risulta imprescindibile una formazione “continua” attraverso corsi e master di alta formazione che propongano tali aggiornamenti scientifici.
Obiettivo 3
Il terzo obiettivo ha richiesto agli Esperti e alla Giuria di occuparsi del tema della pratica professionale, dei servizi socio-sanitari, e dei relativi aspetti organizzativi ed economici.
Il problema principale che si vuole affrontare con questo obiettivo è il mancato o inadeguato trattamento dei DMC, alimentato dalla loro mancata individuazione in fase di esordio. Il trattamento inadeguato è dovuto all’impiego di terapie psicologiche di efficacia non scientificamente attestata.
Per un miglioramento della situazione attuale, viene raccomandato di considerare tutti i Servizi sanitari territoriali (per es., consultori familiari, medici di medicina generale e pediatri) e i Servizi di medicina penitenziaria come luoghi per la valutazione dei DMC o per il riconoscimento del rischio di svilupparli, al pari dei Servizi specialistici.
Tali luoghi dovrebbero fungere da nodi di rete con con i Servizi specialistici di salute mentale, abilitati all’erogazione di programmi di trattamento organizzati per livelli di gravità dei sintomi osservati nella fase di valutazione, quindi secondo un approccio detto “stepped care”. Tale approccio prevede modelli di intervento psicoterapeutico a bassa intensità, come interventi psicoeducativi o gruppi di auto-mutuo-aiuto, oppure a maggiore intensità, con l’impiego della psicoterapia, e infine di massima intensità, con l’integrazione del trattamento psicologico e la farmacoterapia.
Strutturare modelli di intervento graduali basati sulla gravità della sintomatologia manifestata dal paziente, consente di evitare un eccesso di medicalizzazione nelle forme più leggere dei DMC, con una conseguente diminuzione dei costi.
Inoltre, la presenza degli psicoterapeuti non va prospettata solo in sede ospedaliera, ma soprattutto sul territorio (per es., nelle “case di comunità”), lavorando in équipe ed effettuando interventi domiciliari e telepsicologia.
Obiettivo 4
Grazie al quarto obiettivo, sono state proposte strategie per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, collaborando con la porzione di popolazione interessata e detentrice del potere decisionale.
Il problema dell’accesso al trattamento delle persone con DMC è riconducibile non solo alla scarsa offerta di risposta da parte dei servizi, ma anche alla scarsa domanda da parte dei pazienti stessi. Ciò potrebbe essere dovuto a una scarsa conoscenza e consapevolezza di tali disturbi e allo stigma a essi associato.
Le raccomandazioni della Consensus Conference propongono la diffusione di una più corretta informazione tra la popolazione, i media e gli operatori sanitari, sensibilizzando il pubblico sugli interventi psicoterapeutici per le forme d’ansia e depressione, coinvolgendo istituzioni, e soprattutto sfruttando le potenzialità dei mass-media e dei social network. Pertanto, si propone un investimento nella comunicazione diversificata in base ai gruppi target, come gli operatori sanitari, la popolazione generale e il mondo della scuola.
In aggiunta, viene consigliato l’impiego di modalità innovative e più sostenibili, come la tele-psicologia, al fine di agevolare l’accesso alle cure.
Cosa manca?
La Consensus si è occupata dei disturbi ansiosi e depressivi considerando l’età adulta. Mancano dunque specifiche raccomandazioni per l’intervento in età pediatrica e adolescenziale, così come per la terza e quarta età.
Infatti, la Giuria ha sottolineato l’importanza e l’urgenza del potenziamento delle ricerche scientifiche in merito, la fine di strutturare programmi di screening e d’intervento funzionali per tali fasce d’età.
L’auspicio finale
Le raccomandazioni di questa Consensus Conference giungono in un momento storico particolare e diverso dal solito, caratterizzato della pandemia di SARS-CoV-2, che ha avuto –e plausibilmente avrà ancora– anche ripercussioni sull’equilibrio psichico ed emotivo delle persone. Gli effetti sono stati sin da subito visibili, per esempio nello stress degli operatori sanitari, nelle preoccupazioni dei giovani per il loro futuro, nel timore della perdita dei familiari dei pazienti affetti dal virus, e nella minaccia ai mezzi di sussistenza dei lavoratori.
È ragionevole pensare che a causa degli effetti della pandemia la domanda di interventi e trattamenti psicologici e psicosociali aumenti ancora, sebbene con questa emergenza si è già osservata un’inadeguatezza dei servizi di salute mentale. Dunque, l’auspicio dichiarato alla conclusione del documento della Consensus Conference è che questa favorisca una attenzione particolare e urgente nella messa in opera di una risposta basata sulla co-progettazione, che veda coinvolte le istituzioni, dalla sanità all’istruzione, dalla ricerca al welfare. Al centro di questo necessario sforzo di co-operazione si colloca la persona con disturbi mentali, a partire dalla quale bisogna definire percorsi integrati nell’ottica di favorire la miglior qualità di vita possibile.
“La Giuria ritiene infine che i problemi di ansia e depressione travalicano le competenze e le possibilità di ministeri e istituzioni della salute e che sia opportuno presentare i risultati di detta Consensus Conference ai vertici di Senato, Parlamento e Governo.” (ISS, 2022; p. iii).